ARTE E ARCHITETTURA
"Moana toujours", il frutto proibito d'Italia: la mostra su Moana Pozzi a Bagheria
I suoi film sono ancora tra i più venduti e sui muri compaiono ancora scritte e graffiti in sua memoria: Moana Pozzi, a suo modo icona nazionale, in mostra a Bagheria
La pornostar Moana Pozzi
A ventiquattro anni dalla sua scomparsa ecco che richiama ancora l'attenzione andando in mostra: "Moana toujours" è l'esposizione di manifesti e locandine cinematografiche della Pozzi a Bagheria, nei locali del Centro d’arte e cultura Piero Montana (dal 9 al 30 giugno, tutti i giorni dalle 18 alle 20 a ingresso gratuito).
Montana aveva allestito una mostra su Moana torna a riproporre un omaggio al mito intramontabile della porno diva che Achille Bonito Oliva volle nuda accanto a lui (e lui nudo accanto a lei vestita) per una specie di performance filmata, andata parzialmente in onda su Rai Tre e che Sylvano Bussotti espose alla Biennale di Venezia come "musica del corpo".
Si va così da “Fantastica Moana” e “Moana la bella di giorno”, entrambi del 1987, regia di Riccardo Schicchi a “Le calde labbra bagnate di Moana” e “Cicciolina e Moana ai Mondiali” del 1990, e ancora a “Tutte le provocazioni di Moana” ed a “Una Signora perbene” del 1991 a “Cavalla per stalloni doc” del 1992 e per concludere al manifesto dell’ultimo film della pornodiva dal titolo per l’appunto “L’ultima volta di Moana”.
Nata in una famiglia genovese cattolicissima, Moana Pozzi studia dalle suore Pie fino ai diciotto anni quando è in cerca di libertà e trasgressione e partecipa prima a concorsi di bellezza e poi posa nuda per pittori e fotografi.
I genitori rimangono traumatizzati quando scoprono che la figlia gira pellicole erotiche ma intanto il suo nome comincia a farsi notare negli ambienti dell'hard e in quelli istituzionali: sempre più numerose le apparizioni televisive fino al 1981 quando lavora in Rai per la trasmissione per ragazzi "Tip Tap 2", nel 1987 conduce insieme a Fabio Fazio "Jeans 2" e Antonio Ricci la ingaggia per "Matrjoska", in onda su Italia 1.
Collabora ai film "Borotalco" di Carlo Verdone e "Ginger e Fred" (1985) di Federico Fellini e poi entra nella nota scuderia di Riccardo Schicchi e gira numerosi film che producono incassi da capogiro. Il genere di mercato ormai è quasi totalmente orientato all'home video, e così Moana entra nelle case di milioni di italiani.
Tra polemiche, grida di censura trasmissioni sospese Moana diventa un personaggio nazionalpopolare, oggetto di dibattiti ed editoriali, nonché di analisi da parte di intellettuali e scrittori, polemisti ed editorialisti.
Il 1991 è l'anno di un altro scandalo: esce il memoriale, carrellata di pensieri, descrizioni di relazioni con uomini famosi (con tanto di pagelle) "Filosofia di Moana", un libro della pornostar in forma di dizionario, a tutt'oggi è introvabile.
Fonda perfino un partito e si presenta alle elezioni politiche con il Partito dell'amore, sorta di "braccio politico" dell'agenzia Diva Futura di Schicchi ma l'operazione fallisce pur continuando ad alzare il suo tasso di celebrità.
Nel 1993 lo stilista Karl Lagerfeld la fa sfilare in passerella a Milano. Gli stilisti si infuriano, ma lui replica: "Le donne si muovono come Moana, mica come una top model".
Muore il 15 settembre 1994 in una clinica di Lione per un tumore al fegato, i funerali vengono svolti in forma privata e nessuno riesce a fotografare il corpo. Parte anche la battaglia legale tra i genitori e il marito per l'eredità miliardaria fino al ritrovamento di un testamento olografo senza firma, quindi non valido. L'appartamento dell'Olgiata viene svaligiato da ignoti e rimane da allora disabitato.
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