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Il dilemma sul siciliano, c'è chi pensa sia un dialetto: ce lo spiegano (in cinque punti)

Una questione che alimenta il dibattito dentro e fuori dall'Isola. Riceviamo e pubblichiamo il contributo sul tema di un poeta, scrittore e cultore dell'argomento

Balarm
La redazione
  • 10 luglio 2024

La bandiera siciliana

Il siciliano è una lingua o un dialetto? Questo è il dilemma. Riceviamo e pubblichiamo il contributo sul tema di Giuseppe Pappalardo poeta, scrittore e cultore dell'argomento. Su Balarm avevamo già trattato qui la questione. Ora ospitiamo un altro punto di vista.

Nei primi mesi del 2024 si è spesso discusso della vexata quaestio (questione discussa ndr) della lingua siciliana attraverso articoli online, post sui social e convegni all'estero. Il che ha destato entusiasmo ma anche perplessità.

Espongo alcune considerazioni per una riflessione più pacata e realistica.

Chiedersi se il siciliano è lingua o dialetto è pleonastico. Il siciliano è "lingua" come lingue sono tutti i dialetti. Esso serve infatti per esprimersi e comunicare. E possiede una grammatica e un lessico propri.

Tuttavia il siciliano è un "dialetto" rispetto alla "lingua" nazionale. E lo è almeno per un motivo: è usato solo in determinate zone e non in tutto il territorio italiano.
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Il "siciliano" è parlato in modo diverso di zona in zona. Basta farsi, un giro nel Ragusano o salire sulle Madonie per capire che i dialetti di queste zone sono "molto diversi" - ad esempio - dal palermitano.

Non serve paragonare gli "italiani regionali" alle diverse "varietà" di dialetto siciliano. Si deve invece capire che la lingua italiana è nata dal prevalere del dialetto toscano sugli altri dialetti della Penisola. E si deve considerare che l'italiano, oggi, è insegnato a Scuola, usato nei documenti ufficiali e "sorvegliato" da grammatiche che valgono in tutto il Paese; il che non accade per il dialetto siciliano!

Il siciliano è una "lingua letteraria" ma, leggendo tanti autori in dialetto, ci accorgiamo che, anche nella forma scritta, esistono numerose differenze. Il che conferma che il siciliano è un "dialetto". Ciò, per i siciliani, deve essere motivo di vanto e di orgoglio, non di imbarazzo o soggezione!

In Sicilia non si è mai formata una "lingua comune". Basta pensare agli innumerevoli concetti che, nelle diverse zone, si esprimono con parole diverse (es. imu, iému, annamu oppure iu, eu, jò oppure bròcculi, cavuliceḍḍi e tante altre).

E non sono "sinonimi": sono termini specifici con cui, nelle singole varietà dialettali, si indica uno stesso oggetto o uno stesso concetto. Il che significa che non c'è un dialetto parlato da tutti i siciliani. Inoltre, se mettiamo a confronto le poesie di Meli, Martoglio, Santo Calì e Vann'Antò, si accorgiamo che non c'è neppure un "dialetto scritto comune".

Dov'é dunque la lingua siciliana? La si deve creare a tavolino, stabilendo un lessico comune, una morfosintassi comune e una ortografia comune? Ma chi stabilisce?

In conclusione: sbaglia chi parla di "lingua siciliana" per affermare un ideale identitario. Il dialetto siciliano è una forma di comunicazione non estranea alla cultura dell'Isola. Pertanto non vanno penalizzate le varianti diastratiche, diatopiche e diafasiche. Chi si ostina a non considerarle, anche se ama la Sicilia, non rende un buon servizio al dialetto siciliano.
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