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Il "caffè degli svizzeri" più alla moda di Catania: amato (anche) da Verga e Capuana
La storia dei fratelli Tscharner, svizzeri d’origine e catanesi d’adozione, che diedero vita a un caffè letterario nella centralissima via Etnea, ritrovo di noti intellettuali
Grande Birraria Svizzera (Foto da Facebook)
Catania è nota per essere una delle città più movimentate del Sud Italia grazie ai suoi innumerevoli locali sempre molto affollati e dislocati all’interno di una suggestiva cornice barocca.
La principale zona del divertimento serale è sicuramente il centro storico della città. Il cosiddetto quadrato d’oro è quello compreso tra Piazza Duomo, Piazza Università e Piazza Teatro Massimo, la zona in cui la vita notturna è sempre attivissima, il fulcro della vita mondana.
Ci siamo chiesti se anche in passato la città poteva offrire qualcosa di simile ai cittadini e ai visitatori, facendo delle ricerche, abbiamo scoperto che agli inizi del Novecento esisteva una sorta di “dolce vita” catanese, che aveva un particolare punto di ritrovo: La Birraria Svizzera dei fratelli Tscharner.
Era il 1890 quando prese vita la Grande Birraria Svizzera, divenendo il più suggestivo caffè letterario della città.
I fratelli Giovanni e Giorgio Tscharner, svizzeri d’origine e catanesi d’adozione inaugurarono la Grande Birraria Svizzera e decisero di dare vita a un caffè letterario, ristorante e birreria che animasse il centro storico del capoluogo etneo.
Nel locale, era annesso anche un deposito di birra proveniente da Monaco. Il locale sorgeva alle spalle di Via Etnea, presso Palazzotto Biscari alla Collegiata.
L’ingresso si trovava su Piazza Santa Nicolella e, se immaginassimo di tornare indietro nel tempo, proprio lì, potremmo vedere un andirivieni di personaggi.
La Grande Birraria Svizzera infatti, era un luogo d’incontro e di scrittura e, in quel periodo, diventò il simbolo della dolce vita catanese.
Un luogo in cui poter conversare amabilmente in compagnia, oppure, dove poter trascorrere anche da soli un po' di tempo, immergendosi nella lettura.
Qui, non era difficile incontrare scrittori come Nino Martoglio, Vitaliano Brancati, Federico De Roberto, Giovanni Verga, Luigi Capuana, Ercole Patti e Francesco Guglielmino, che avevano scelto la Birraria come luogo d’incontro privilegiato per trascorrere i loro momenti di relax e condivisione.
In questo locale si davano appuntamento anche giornalisti, funzionari e commercianti della città. Dunque, era un vero e proprio salotto, il posto ideale dove incontrare amici e scambiare opinioni. Per rendere più chiara l’idea, riportiamo una citazione tratta dalla Guida del Viaggiatore, stampata nel 1899 in edizione rinnovata da Galatola.
«Della vita catanese, assai più che i caffè, sono importantissimi fattori i Circoli, ove sia di giorno che di sera si riuniscono i soci che ne fanno parte: la Birraria Svizzera, rimpetto la posta è un locale di convegno che dà un’idea della vita di caffè delle città del continente. È molto frequentata, essa per Catania è il Caffè Aragno di Roma e il “Diana” di Milano».
Inoltre, sappiamo che quando in città si affermò il movimento futurista, divenendo fenomeno di costume, fra i caffè preferiti dei futuristi c’erano la “Birraria Svizzera” dei fratelli Tscharner ed il Bar Brasile, di Antonio Imbrosciano. Nell’arco di circa vent’anni la Grande Birraria Svizzera divenne così conosciuta e amata, che fu necessario trovare un’altra sede più spaziosa.
La seconda sede fu inaugurata il 29 maggio del 1915, al civico 141 di Via Etnea, nei pressi dell’attuale Rinascente. Il contesto era quello di Palazzo Tezzano che ancora oggi è possibile ammirare sul versante sinistro di Piazza Stesicoro.
Il nuovo locale attirava maggiormente i visitatori anche e soprattutto per il suo stile raffinato. A curarne il progetto e l’arredo fu l’architetto Paolo Lanzerotti che volle imprimervi il suo gusto eclettico attraverso una perfetta sintesi tra lo stile classico e barocco.
In definitiva, la Grande Birraria non aveva nulla da invidiare al "Diana" di Milano, a quel tempo ritenuto il più elegante Caffè d’Italia. Ma nel tempo la situazione si modificò, infatti, all’inizio degli anni ’30 la gestione del locale passò a Pippo Lorenti che in poco tempo ne acquisì anche la proprietà.
Nacque così il Gran Caffè Lorenti rimasto celebre nella memoria dei catanesi per due motivi ben precisi. Anzitutto si trattava del primo cafè chantant ad essere in attività a Catania, cioè con un’orchestra che suonasse all’interno di un pubblico esercizio, cosa che non si era mai vista in città e ciò lo rese un locale molto alla moda.
In secondo luogo, nel 1935 Lorenti lanciò i coni gelato (semplice 20 centesimi l’uno, con panna 50 centesimi), altra novità che fu molto gradita ai catanesi. Inoltre la sua fama era cresciuta a tal punto che, prima che scoppiasse la Guerra, fu onorato dalla visita dell’ex sovrano del Regno Unito, re Edoardo VIII.
Di entrambi questi locali alla moda, oggi non ne resta più traccia. Infatti, la Guerra e la nascita di nuovi esercizi commerciali hanno modificato il territorio della città.
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