STORIA E TRADIZIONI
I Whitaker, amici-nemici dei Florio: cosa resta in Sicilia della (raffinata) stirpe inglese
Borghesi e molto ricchi il capostipite fu l’inglese Benjamin Ingham, amico di Vincenzo Florio. Nelle loro bellissime ville ospitarono i regnanti di tutta l'Europa
Una delle sale interne di Villa Malfitano Whitaker a Palermo
Nel 1806 anche Benjamin Ingham, un vero genio del commercio, si trasferì dallo Yorkshire (dove era nato nel 1784) a Palermo e aprì un negozio di tessuti inglesi, nel quartiere della Loggia: qui conobbe Vincenzo Florio, intrecciando con lui diversi rapporti commerciali. In Sicilia Ben Ingham scoprì le potenzialità del vino marsala di cui si occupava Woodhouse e ritenendo di aver posato le mani su una miniera d’oro, acquistò un baglio per dedicarsi alla produzione di vini.
L’attività di esportazione di Marsala in America, in Brasile e in Australia si rivelò in effetti molto redditizia e Benjamin, che presto avrebbe investito in diversi settori (zolfo, sommaco, agrumi, olio d’oliva, manna, pomice, ecc.) riuscì a creare una propria flotta di velieri, diventando uno degli uomini più ricchi dell’isola. Si avvalse prima della collaborazione del nipote William Whitaker (che morì nel 1818 a soli 22 anni per la tisi) e poi del nipote Joseph Whitaker, fratello del defunto ragazzo.
Lavorava sodo ed era capace di condurre con abilità l’azienda familiare. Lo zio Ben grazie a una relazione more uxorio con Alessandra Spadafora Colonna, duchessa di Santa Rosalia (più anziana di 6 anni) era stato accettato da pari a pari tra gli aristocratici siciliani ed era stato nominato barone.
Nel 1851 ufficialmente Ingham si ritirava dalla direzione degli affari commerciali, affidandoli al nipote Joseph; in realtà continuava a prestare denaro alle maggiori famiglie dell’isola e conduceva lo stesso tenore di vita del vicerè.
Joseph, dal canto suo, nel 1837 aveva sposato Elisa Sophia Sanderson, di 14 anni più giovane. Sophia era una remissiva, dolce e riccioluta giovane donna; suo padre William era un ex capitano della marina e nel 1817 si era trasferito a Messina, dove commerciava oli essenziali di limoni e bergamotti. Joseph e Sophia andarono a vivere nelle case Ingham di Via Bara e di via Lampedusa.
Joseph era un tipo molto pignolo; di solito restava fino a tardi in ufficio, e nel momento stesso in cui metteva piede in casa pretendeva che la cena fosse servita in tavola: inoltre amava mangiare in silenzio.
Il primo dei dodici figli della coppia, Benjamin, era venuto alla luce nel 1838, l’ultimo Albert nel 1860; nel mezzo: Alexandrina (1840), William (1841), Sophia (1842), Joseph (1843), Caroline (1845), Joshua (1849), Joseph (1950), John Arthur (1852), Robert (1856), Alexander (1857).
Joseph nel 1850 aveva acquistato nella Piana dei Colli la villa costruita dai marchesi Mazzarino, ribattezzandola “Sophia” in onore della moglie e vi aveva trasferito la numerosa famiglia: nel giardino erano stati impiantati palme e rosai, cipressi ulivi e fichi d’india, qualche arancio e limone. Il 4 Marzo 1861 all’età di 76 anni moriva improvvisamente - e senza figli - il ricchissimo zio Ingham.
Gran parte dei suoi beni andarono per testamento ai Whitaker, ma provvide largamente anche ai bisogni della duchessa Spadafora e dei suoi squattrinati 4 figli.
Oltre vent’anni dopo, nel 1884, si spegneva anche il nipote Joseph, all’età di 82 anni, lasciando molte opere benefiche legate al suo nome. I figli Robert, Joshua e Pip ne ereditarono gran parte del patrimonio, grosse somme di denaro e proprietà in Sicilia tra cui lo stabilimento Ingham di Marsala: potevano considerarsi veramente ricchi.
Joshua, detto Joss, nel 1879 lavorava a Marsala, fumava tanto e spendeva molto per i sigari, si godeva la vita: aveva una imbarcazione a vela e organizzava brevi crociere.
A Marsala conobbe una ragazza dalla pelle olivastra, Euphrosine Manuel - detta Effie -, che sposò nel 1881. Tanto Effie era vivace ed energica quanto Joss risultava noioso e pedante. Euphrosine era appassionata di sport (equitazione e tennis) e collezionava oggetti d’arte: coralli di Trapani, vasi greci, oggetti in tartaruga, mobili intarsiati in madre perla…
La coppia, che abitava a Palermo nel palazzo Lampedusa, si fece costruire in Via Cavour una grande villa in stile gotico-veneziano, con costosi marmi provenienti da tutta Italia; nel giardino vennero piantate palme e banani. Joss ed Effie ebbero un unico figlio, Hubert, che sarebbe morto combattendo durante la prima guerra mondiale.
Il trentenne Robert - detto Bob - nel 1886, dopo un breve corteggiamento aveva sposato Maude Bennett, sorella di un’ex fiamma del fratello Pip. Bob e Maude abitavano a Villa Sophia, che avevano ampliato e abbellito. Il giardino era incantevole, scriveva Fulco della Cerda, con lo stagno, le piante tropicali e il maneggio per cavalli. Bob e Maude ebbero due figlie: Aileen e Beatrice (detta Boots, perché la governante la chiamava Bebuzza), il primo tenero amore di Fulco.
Joseph Isaac, sempre chiamato per vezzo da amici e familiari Pip, è la figura più affascinante in questa pittoresca famiglia siculo-inglese. Pip frequentò le scuole elementari a Malta e dall’estate del 1863 proseguì a studiare nello Yorkshire, diventando un appassionato di storia naturale (da adulto sarebbe diventato un collezionista di uccelli rari).
Terminati gli studi tornò in Sicilia, soggiornando per lo più a Marsala, dove prestava la sua opera presso lo stabilimento vinicolo creato dal prozio Benjamin. In questo periodo visitò spesso l’isola di Mothya (all’epoca San Pantaleo) e iniziò una collezione di reperti archeologici, concependo l’idea di compiere scavi sistematici.
Pip era un giovane uomo timido, biondo, belloccio, appassionato di sport. Nel 1883 sposò Tina Scalia, educata all’inglese, ma figlia di genitori italiani: del siciliano Alfonso, un militare che per molti anni aveva vissuto in esilio in Gran Bretagna e della toscana Giulia Anichini. Tina era molto alta, aveva il viso lungo, non era ritenuta una bellezza, ma era affascinante e colta; aveva studiato canto lirico e sognava una carriera operistica alla Scala.
Era morbosamente legata alla madre (la condusse con sé in viaggio di nozze) e quando questa morì nel 1896 fu per lei un colpo terribile. Tina e Pip dormivano all’inglese, in camere da letto separate (ma comunicanti). Ebbero due figlie: Norina e Delia, nei confronti delle quali la madre era estremamente protettiva e ansiosa.
Tina e Pip nei primi anni dopo le nozze vissero nel baglio di Marsala (che Tina detestava non meno della cognata Effie). Dopo la morte del suocero, si stabilirono a Palermo in Via Bara all’Olivella. Pip concepì poi come i fratelli l’idea di costruirsi, nella contrada Malfitano all’Olivuzza, una grande e sontuosa dimora, con un’enorme sala da ballo e salotti in stile Luigi XV e Luigi XVI, 9 camere da letto e un giardino con piante tropicali ed esemplari rari.
Le tre ricche signore Whitaker amavano la vita di società ed erano perennemente in competizione, pronte a disputarsi il primato della società anglo palermitana. Maude era la più bella, anche se era la meno intelligente e le sue feste a Villa Sofia erano le più divertenti: era capace di organizzare una cena per molti invitati anche senza preavviso. Effie era la più eccentrica; di gusti orientaleggianti, amava lustrini, piume di struzzo, vistosi orecchini e tiare.
Se ne andava in giro con un pappagallino sulla spalla, tenendo appesa al polso un cucchiaino per raccoglierne i bisognini. Il pappagallo dormiva appollaiato sul letto della sua padrona ed era addestrato a scoppiare in una sonora risata, quando i prezzi degli oggetti in vendita dagli antiquari.
Amando il tennis Effie aveva acquistato una vasta proprietà a Sperlinga e vi aveva fatto realizzare tre campi da tennis. Durante le partite permetteva al pappagallo di svolazzare tra gli alberi, finchè un triste giorno, ad abbatterlo - scrisse Tina nel suo diario - fu Vincenzo Florio.
Tina vestiva in maniera elegante ma un po’ antiquata; era la più ambiziosa delle tre cognate e la sua villa ne rifletteva il carattere: era stata pensata come un palazzo di rappresentanza, dove i Pips – così venivano familiarmente chiamati - ricevevano in sontuose feste l’aristocrazia europea e persino i sovrani.
A volte Tina si esibiva in concerto, per i suoi ospiti, suscitando molta ammirazione. I Whitaker - e in particolare i Pips - facevano parte della società che contava insieme ai Lanza di Trabia, ai Florio, ai Trigona di Sant’Elia e ai Mazzarino, ai Lanza di Scalea. In casa loro ricevevano l’aristocrazia e i sovrani di tutta Europa.
Maude ed Effie Whitaker andavano molto d’accordo tra di loro, ma non potevano soffrire Tina, del resto la cosa era reciproca. Tina aveva rapporti altalenanti anche con Franca Florio. “Franca è bella ma come tutti i Villarosa è poco intelligente” scriveva Tina nel suo diario, lamentandosi anche della mancanza di puntualità della signora Florio.
"Tina canta bene, ma è gelida…" appuntava a sua volta Franca nei suoi taccuini “Ogni volta che siamo dai Whitaker mi sento ingessata. C’è un’aria tutta inglese che mette soggezione, non so spiegarlo, ma tutti sono più contenuti, più misurati, più attenti nel ridere e nel parlare.” Oppure, ancora: "Amabile battibecco con l’adorata Tina Whitaker, oggi a casa sua a Malfitano.
Volevo essere gentile, complimentarmi per i due leoni della scalinata scolpiti da Rutelli, quando lei si è sentita in dovere di precisare: non abbiamo copiato affatto il simbolo della vostra casa commerciale…”.
Del resto non mancavano, seppur più rari, anche i momenti di reciproca compassione, dopo tanti anni di frequentazione e reciproca sopportazione. "13 maggio 1896, oggi è morta la madre di Tina Whitaker". Annotava Franca "Sono andata a trovarla subito a Malfitano e l’ho trovata distrutta. Affranta dal dolore non ha neppure risposto al mio saluto. Dopo circa un’ora, accortasi di me, ha recuperato con un fil di voce e due parole: Grazie cara”.
Diversi anni dopo scriveva Tina: “17 Marzo 1906: Ho notato che Bice Lampedusa (duchessa di palma, madre dell’autore del Gattopardo) portava il braccialetto regalatole da Ignazio Florio. Povera Franca!…”.
Il mondo dorato dei Whitaker cominciò a scomparire lentamente, senza conoscere i grandi scossoni del disgregarsi dell’impero dei Florio, già dopo la prima guerra mondiale.
A partire dal 1919 la produzione e la vendita dei marsala Ingham - Whitaker subì una notevole flessione, sia per l’entrata in vigore negli USA del proibizionismo, sia per la concorrenza sul mercato dei vini spagnoli e del Marsala Florio (prodotto più economico e meno pregiato).
Nel 1926 dopo la morte di Bob (per infarto) e di Joss, le vedove Maude ed Effie chiesero la divisione dei beni mobili, immobili e del denaro della società dei tre fratelli Whitaker. Nel 1928 la maggior parte delle azioni della società vennero acquistate dal gruppo finanziario torinese che controllava la Cinzano. Pip morì nel 1936.
Norina (vedova del generale Di Giorgio) spirò nel 1954 e Tina morì di polmonite nel 1957 all’età di 98 anni. Delia si spense il 21 Luglio 1971 a 86 anni, lasciando 68 milioni di lire a opere benefiche.
Cosa resta oggi di questa vivace e produttiva piccola colonia inglese in Sicilia? Durante la seconda guerra mondiale tutte le proprietà britanniche vennero confiscate: si salvarono Villa Malfitano intestata a Norina e l’isola di Mozia di proprietà di Tina (entrambe cittadine italiane); per Villa Sofia e per il palazzo di Effie in Via Cavour non ci fu niente da fare, subirono la confisca. Villa Sofia nel 1953 fu venduta alla Croce Rossa italiana che la trasformò in ospedale.
Il palazzo di via Cavour dal 1946 al 1972 fu sede del Circolo artistico; oggi è sede della prefettura di Palermo. La chiesa anglicana “Holy Cross” voluta fortemente da Joseph Whitaker, inaugurata nel 1875, è affidata dal 1962 alla diocesi di Gibilterra. Villa Malfitano e Mozia sono entrati dal 1975 a far parte della fondazione Joseph Whitaker.
La villa è stata conservata nei limiti del possibile nello stato originario ed è visitabile; l’isola di Mozia ospita un piccolo museo e proseguono gli scavi archeologici, condotti dall’università La Sapienza di Roma.
“In tal modo i siciliani potranno essere una volta ancora grati ai Whitaker, soprattutto per merito della genialità di Benjamin Ingham” (R. Trevelyan, Principi sotto il vulcano).
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