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I segreti del rilievo più alto della Sicilia occidentale: tra laghetti e foibe piene di ossa

Difficile l’etimologia del nome, forse indicava un luogo oscuro. Qui c'è la Sciacca Bifarera e Sciacca di Mezzogiorno, perché il sole a quell’ora entra nella fenditura

Susanna La Valle
Storica, insegnante e ghostwriter
  • 9 marzo 2023

Rocca Busambra (foto di Mario Orlando)

Rocca Busambra raggiunge 1.615 metri con strapiombi di 350, tra pareti lisce verticali o alte e frastagliate, grotte (più di 50), foibe, crepacci, laghetti, pozze e sorgenti nascosti tra lecci. Sulla sua sommità tira sempre vento e d’inverno la temperatura scende a zero gradi. Luoghi spesso inaccessibili da percorrere con una guida, sconsigliato vivamente a turisti occasionali e improvvisati.

Con la discesa della neve erano state create delle conche “le zotte“ da cui si ricavavano blocchi di ghiaccio per conservare il cibo. Luogo selvaggio e difficile; hanno scritto che “appare come un’aguzza lama con rocce calcare, arenarie e argillose" nei cui strati dormono un sonno eterno organismi dell’età giurassica. Maestosa Busambra dominava la “Magna Divisa Corilionis”, un distretto strategico nella Sicilia del Medioevo, sulla cima lo sguardo spazia a 360°, e appartiene a 3 Comuni diversi: Godrano Corleone e Monreale.
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Difficile l’etimologia del nome, forse indicava un luogo ombroso e oscuro. I suoi due lati ne fanno un “diaframma naturale” la fresca area boschiva a nord, dal lato di Ficuzza, dove si erge la magnifica Reggia di Ferdinando I, a sud gli assolati e dorati pianori. Ha 2 spacchi, fenditure, “le Sciacche”: Sciacca Bifarera e Sciacca di Mezzogiorno, chiamata così perché il sole a quell’ora s’incunea nella fenditura, per i contadini, un orologio naturale, indicava l’ora del pranzo.

Abitata sin dalla preistoria come la grotta Cutropia che ha diversi livelli, sono state trovate resti e tracce. È ricca di miti, leggende e storie anche tragiche. Dai solitari eremiti che vissero una vita ascetica in quei luoghi, a tesori abbandonati con fiabeschi Marenghi d’oro lasciati da briganti, a un terribile e mostruoso animale che dal Gorgo del Drago tra erbe e tartarughe, emergeva ogni sette anni per “inghiottire” esseri umani.

Luogo ideale per i latitanti, sono stati trovati canne di fucile e resti di materiale utilizzato per sopravvivere. Qui fu gettato il corpo del sindacalista Placido Rizzotto nel 1948, ucciso dalla mafia. I suoi resti, recuperati e riconosciuti 50 anni dopo.

Racconta Santino Salerno che la conosce "palmo a palmo", «Rocca Busambra ha i suoi segreti che vanno custoditi e preservati» , lui che è sceso in ogni dirupo, scoprendo tra l’altro una grotta che porta il suo nome, Grotta Salerno. Aggiunge che una tra le foibe più famose "è tempestata d’ossa", difficile capire se di uomini o animali, caduti o gettati, per rendere difficile il riconoscimento e coprire tutto.

C’è invece chi sostiene che Busambra deve essere svelata, mostrare la sua unicità, racconta Mario Orlando, guida certificata da 14 anni. Per lui mistero, bellezza, storia, non devono essere riservati a pochi, scomparsi i quali ogni conoscenza andrebbe irrimediabilmente perduta.

Per questo conduce i visitatori in posti poco battuti dal turismo di massa, facendo scoprire un osservatorio straordinario di biodiversità. Dice che non esiste un vero tracciato, i venti, pascolo, ovini e bovini spostano il territorio, modificandolo. Racconta che nel 900 il suolo era sfruttato per l’allevamento.

Nella Sicilia di 100 anni fa il bosco della Ficuzza aveva un’estensione pari al 10% di quello attuale, la montagna era spoglia; la natura con il tempo ha ripreso i suoi spazi. Ogni scoperta la condivide con gli escursionisti, confida che la gioia che proveranno nel vedere questi luoghi li renderà a loro volta tutori e custodi.

Gli chiedo cosa prova quando Busambra è chiamata il cimitero della mafia, mi risponde che per lui sono altri i cimiteri di “Cosa Nostra”; l’ascesa a dorso di mulo, l’unica possibile per portare un cadavere, non era sicuramente agevole. Vi erano posti più idonei, ipogei più vicini e meno visibili: “Busambra non è un luogo sinistro”. Racconta che i primi escursionisti furono “gli sparaciari e quelli che cercavano i babbaluci” con gli occhi sempre in basso scoprirono questi posti.

Ricorda che gli anziani gli raccontarono di una grotta di 7 camere, che ancora non è stata ritrovata. Entravano quasi carponi, portando dei sassolini da buttare lentamente, il rumore sulla terra segnalava un dislivello. Busambra è una scoperta continua, Mario inseguendo un daino attraverso dei rovi, trovò un corridoio.

Cinque giorni di lavoro per arrivare a una radura: sotto i piedi sabbia e resti di ceramiche, nei suoi occhi stupore e bellezza. Mi racconta di come la Rocca ha bisogno di guide esperte, non bisogna fidarsi di “App” o mappe; ricorda l’avventura di due turisti francesi che vedendo la Rocca dal basso, decisero di salire.

Si persero, fu lui con la forestale a ritrovarli di notte, infreddoliti e sotto la pioggia “piangevano e pregavano in francese”. Durante la discesa non lasciarono mai la mano dei soccorritori. Racconta del lavoro dei Nevaioli, che rifornivano la cucina della Reggia di Ficuzza di blocchi di ghiaccio, per conservare la cacciagione del Re. Tanti racconti, come quello di un ragazzo incontrato da Santino Salerno.

Lavorava in una grotta sulla Rocca come operaio di un pastore. Santino gli comprò un biglietto per Piombino dove avrebbe trovato un lavoro. Ricorda ancora il suo sorriso e quel biglietto stretto tra le dita, ben in vista, per tutto tragitto, fino alla stazione.

Un riscatto rispetto a una vita di privazione e sofferenze. Storie di Busambra dove vita e bellezza, pericolo e mistero, storia e leggende s’intrecciano. È unico il respiro di questo gigante al mattino, quando una leggera nebbiolina sparge profumi e afrori su un paesaggio giurassico.

In alcuni posti, un’eco incredibile riporta la voce per 5 volte, qui il silenzio non è assenza di suono ma tregua dal rumore. Vento, uccelli, fruscii, lo zampillare delle acque, scroscianti o leggere, sono un meraviglioso concerto che conquista e dove si ha una consapevolezza, seppur illusoria, che tutto questo è qui solo per Te.
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