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I cocktail diventano di fuoco con il gin figlio dell'Etna: tre ragazzi inventano "Volcano"
Ci sono voluti due anni di studio e 67 tentativi per dare vita al primo gin siciliano: lo raccontano Alessandro Malfitana, Diego Pollicina e Stefano Lo Giudice
In un pomeriggio di marzo durante una passeggiata per le sciare etnee nasce l’idea di racchiudere in una bottiglia tutti profumi e le fragranze respirate in una giornata di primavera, è così che Alessandro Malfitana, Diego Pollicina e Stefano Lo Giudice, tre giovani imprenditori catanesi, creano il primo gin siciliano, un Etna Dry Gin.
Un prodotto che esprime un forte legame col territorio e che non nasconde la voglia di raccontarlo in giro. Lo fa a partire dalla bottiglia, un omaggio anch’essa al territorio etneo.
Il vetro possente col quale è fatta la bottiglia ricorda l’indimenticabile periodo della "Prohibition Era", epoca in cui comincia la sapiente ricerca del bere bene. Il tappo, disegnato a mano da un artigiano locale, è realizzato con sabbia vulcanica cosicchè un pezzo di Etna possa viaggiare con ogni singola bottiglia di Volcano gin ovunque essa vada. E poi l’etichetta con i suoi giochi di basso rilievo vuole quasi ricordare i disegni capricciosi e casuali di una colata lavica.
Un prodotto a chilometro zero, ottenuto con la stessa cura che sta dietro la produzione di un grande vino, dove tutti i componenti compresi i cereali usati nella distillazione hanno origine in territorio siciliano, distillato a Santa Venerina, in provincia di Catania.
L’infusione a freddo delle singole botaniche, che vengono utilizzate fresche e non essiccate, rispettando i diversi tempi di macerazione, permette di ottenere il meglio da ognuna di esse.
Aromatico e speziato Volcano si racconta in cinque botaniche: il Ginepro, botanica di riferimento del gin, cresce spontaneo a macchie tra le colate laviche a varie altitudini e grazie ai minerali del terreno si differenzia notevolmente dalle specie cresciute in altre zone d’Italia.
La Ginestra, botanica protagonista con il profumo inebriante ed il carattere floreale in un contrasto di dolce e amaro, il Finocchietto selvatico con le note erbacee e balsamiche.
E ancora l’Arancia amara che dà acidità e freschezza e infine la Nocciola che conferisce corposità e rotondità calmando le note floreali, erbacee ed amare delle altre botaniche.
Ci sono voluti due anni di studio e sessantasette tentativi prima di trovare il giusto equilibrio tra le botaniche, come raccontano i tre imprenditori.
Con l’obiettivo di creare un prodotto che prima di tutto fosse capace di raccontare l’Etna nella sua complessità. Che fosse in grado di "esprimersi da sé", bevuto anche da solo per apprezzarne ad esempio le proprietà digestive a fine pasto; ma anche un prodotto che potesse essere usato facilmente in miscelazione, nella creazione di cocktail ex novo o sostituito nelle ricette di grandi classici, come il Negroni o un banalissimo Gin Tonic.
È così il giovane e promettente distillato siciliano si affaccia al vasto mondo della mixology e si prepara a varcare i confini dell’isola per calcare i banconi dei bar italiani ed europei e chissà che magari non si spinga fin oltreoceano.
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