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Ha insegnato a Palermo la bellezza del mondo antico: addio al prof Mario Casertano

Ci ha lasciati Mario Casertano, professore di Palermo originario di Contessa Entellina che ha fatto appassionare gli studenti al mondo antico

Balarm
La redazione
  • 18 marzo 2025

Il prof di Palermo Mario Casertano si è spento a 74 anni

Ci ha lasciati Mario Casertano, professore di Unipa di 74 anni originario di Contessa Entellina e appassionato dello studio del mondo antico. È stato vicepreside del liceo classico Vittorio Emanuele II e dopo più di 30 anni di insegnamento di latino e greco, è stato anche preside al liceo scientifico Albert Einstein di Palermo.

I funerali si si svolgeranno mercoledì 19 marzo alle 10.30 alla chiesa Santo Spirito nel cimitero di Sant'Orsola a Palermo.

Grande studioso greca e latina, amava il teatro e nel corso della sua vita ha scritto testi teatrali che avrebbe voluto si mettessero in scena.

Per molti era un'importante firma dei manuali di letteratura greca che ha conferito preziosi spunti sul mondo classico, per altri un collega e carissimo amico.

Fonte d'ispirazione per tantissimi studenti a cui ha illuminato le menti e li ha fatti appassionare alle sue materie: «Quello che possiamo e dobbiamo fare è mantenerne vivo il ricordo dentro di noi e nella nostra scuola, prendendolo come esempio di studioso e di uomo», scrivono i suoi ex alunni.
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C'è chi lo ricorda per le sue interrogazioni a volte temute, ma che poi diventavano occasione di scambio e perché no, anche di brio e divertimento: «Il rumore delle sue chiavi annunciano l'ingresso in aula, poi era fragoroso silenzio, paura per il suo giudizio, poi erano risa a crepapelle per il suo piccante sarcasmo, ma anche frustrazione per il mal capitato e infine ammirazione e venerazione per i suoi racconti e per per le sue magistrali spiegazioni!».

«Collega e collaboratore prezioso, ma soprattutto amico fraterno dai tempi dell’Università - scrive Gianfranco Nuzzo, professore di "Filologia Classica" all'Università degli Studi di Palermo-. Stava attendendo a ciò di cui, insieme allo studio del mondo antico, era più appassionato: la cura di un piccolo podere di famiglia a Contessa Entellina, suo paese di origine, di cui una volta mi aveva fatto assaggiare con orgoglio le squisite fave.

Il turbamento e il dolore non mi consentono di scrivere altro, se non le parole con cui Catullo si congedava dal fratello morto in terra lontana: "In perpetuum, frater, ave atque vale"».

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