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Guarda l'universo (da 2 mila anni) e si trova vicino a Palermo: cos'è la "sfera armillare"

Si tratta di un "unicum" nel suo genere. Lo puoi ammirare in un'antica città alle porte del capoluogo siciliano, all'interno di una ricca dimora nobiliare

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 13 ottobre 2024

Sfera armillare nel Parco archeologico di Solunto (foto di "Io amo la Sicilia" tratta dal sito web dell'Istituto di Archeoastronomia Siciliana)

La sfera armillare è un mosaico di oltre duemila anni che attira l'interesse degli archeologi oltre a quello di molti appassionati di astronomia.

È custodito presso il parco Archeologico di Himera, Solunto e Iato, nel Sito di Solunto nel Comune di Santa Flavia, a pochi passi da Palermo.

L'opera fa parte di un pavimento appartenente a una ricca dimora che gli studiosi chiamano la “casa di Leda”. Un imponente edificio nobiliare disposto su tre livelli, in cui quello che si apre sulla via dell'agorà è composto da una serie di botteghe.

La parte centrale del fabbricato è caratterizzata da un cortile porticato composto da quattro colonne per lato su cui gravitano gli altri ambienti tra questi anche la stanza di rappresentanza, il tablinium, dove sono stati rinvenuti pitture parietali di stile pompeiano con le figure di Leda con il cigno, i Dioscuri databili in età augustea.

Al centro della stanza, ad ovest del vestibolo, era conservato questo primordiale strumento astronomico che, doveva serviva per descrivere il movimento dei corpi celesti esclusivamente per funzioni dimostrative.
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La rappresentazione è quella della terra secondo una visione geogentrica, con il globo terrestre, immobile, posto al centro di un sistema armillare (anelli) che indicano l'equatore celeste, i tropici, i cerchi polari artici e l'eclittica, cioè la traiettoria del sole intorno alla terra.

Il mosaico è impreziosito da lamine di piombo necessarie per separare i vari settori della rappresentazione, ed è databile – come gli altri della casa – intorno alla metà del II secolo a.C., ed è stato forse importato da Alessandria.

La sfera armillare si staglia su un fondo di tessere lapidee di colore grigio-blu: al centro è il globo terrestre, colorato in rosso scuro, circondato dalle armille, rese con tessere che variano dall'ocra al giallo chiaro al bianco, in modo da simulare i bagliori del metallo con cui erano realizzati nello strumento.

All'esterno vi è un ulteriore cerchio caratterizzato da un motivo ad intrecci vegetali, interrotto ad intervalli regolari probabilmente dai segni zodiacali.

Nell'angolo superiore sinistro è visibile la rappresentazione superstite di un vento, effigiato con un volto giovanile di profilo nell'atto di soffiare. La realizzazione di tessere molto minute (opus vermiculatum) e l'uso di sottilissime lamine di piombo disposte a taglio per tracciare i contorni dei vari elementi e per delimitare i quattro lati del pannello, determinato una composizione ricercata e raffinata.

L'antica città di Solunto con Panormus e a Motya rappresentano centri fondati dai Fenici in Sicilia fra il l'VIII e il VII secolo a.C., nello stesso periodo in cui cominciava la colonizzazione greca.

L'insediamento arcaico, localizzato sul promontorio di Sòlanto, venne distrutto da Dionisio I di Siracusa agli inizi del IV secolo a.C., mentre quello relativamente più recente, di epoca ellenistico-romano, fu costruito alla metà dello stesso secolo sulla sommità del Monte Catalfano, dove oggi se ne ammirano le rovine.

L'area archeologia soluntina è dunque un'ampia zona archeologica, che si sviluppa intorno all'abitato di Santa Flavia. La città ellenistica si dispone scenograficamente in terrazze digradanti secondo un impianto regolare che viene definito di tipo “ippodameo” dal nome dell'architetto greco Ippodamo da Mileto.

L'area pubblica, posta all'estremità nord della città, comprende l'agorà, delimitata sul lato occidentale da un portico a corpi laterali aggettanti, il grande teatro, il piccolo bouleterion, edificio destinato alle riunioni del consiglio cittadino.

«L'uomo sin dalla sua apparizione sulla terra ha sempre contemplato il cielo - afferma il direttore del parco archeologico di Himera, Solunto e Iato, l’architetto Domenico Targia - la sfera armillare di Solunto è certamente un esempio di archeologia che continua ad incuriosire numerosi studiosi.

Uno strumento d’osservazione del sistema solare e del cosmo secondo una concezione geogetrica nel rispetto delle teorie astronomiche, di quel tempo, connesse all'alessandrino Ipparco di Nicea e richiamate nel II secolo d.C. da Tolomeo nella sua opera denominata Geografia. Il mosaico con sfera armillare è sicuramente una delle più antiche raffigurazioni dello strumento astronomico giunte dal mondo antico».

Secondo gli studiosi il mosaico fu eseguito sul posto, probabilmente da un artista itinerante di formazione alessandrina e costituisce un "unicum" anche perché risulta essere una delle più antiche immagini di questo genere.
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