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Gli hanno fatto pure il funerale: che è successo al Ficus del Foro Italico a Palermo?

Il Comune lo ha abbattuto e sui social si sono scatenate feroci polemiche, tra torti e ragioni, musiche e canti, dietro il fatto del Ficus c'è un'altra questione: la comunicazione

  • 12 marzo 2018

Il funerale del Ficus del Foro Italico a Palermo (foto: Marco Lojacono)

"Una profonda fessurazione ne minava la stabilità". Con questa frase il Comune di Palermo ha giustificato l'abbattimento del Ficus al Foro Italico.

C'è qualcuno che può contestare questa scelta? Sicuramente non noi, cittadini che sconosciamo i meandri più tecnici della botanica. Ma qualcosa la contestiamo ugualmente, a ragion veduta, in qualità di monitoranti della città in cui viviamo: la sensibilità.

La sensibilità di chi dovrebbe parlare alla città, informarla, consultarla. Perché nell'era dei social il momento in cui avviene un fatto coincide con quello in cui il fatto è già sulla bocca di tutti, ed è impensabile effettuare delle operazioni delicate come l'abbattimento di un albero così importante senza "preparare" la collettività alla cattiva notizia.

Il recente passato continua a non insegnare niente, come quando in piazza Castelnuovo vennero abbattuti gli alberi per far posto al cantiere dell’Anello Ferroviario.
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Provvedimento programmato da tempo e poco comunicato che causò un vespaio di critiche oramai sopite. Facciamo una precisazione: il Comune non è tenuto a motivare le sue scelte oltre il suo ruolo di governatore della città, soprattutto se queste sono suffragate da studi e ragionamenti.

Ma ha il dovere di mantenere aperta la sua comunicazione con i cittadini e consultarli quando serve.

Nel caso del ficus, si è proceduto all’abbattimento dell’esemplare mettendo la città davanti al fatto compiuto, diventato virale in pochi minuti sui siti locali e sulle bacheche dei vari social.

Era inevitabile la contestazione generale per qualcosa che accadeva come un fulmine a ciel sereno. Il Comune in pochi minuti è stato crocifisso sul web per qualcosa che probabilmente era giusto e dovuto fare. Un paradosso.

Nei momenti in cui la notizia si è propagata e in assenza di comunicati ufficiali, il popolo del web ha evocato il professore Giuseppe Barbera, esperto in materia ed ex assessore al verde, per chiedere una spiegazione plausibile a quello che appariva come uno scempio immotivato.

Mentre montava l'indignazione, il prof. Barbera reperiva e diffondeva le informazioni del caso, che venivano riprese in pochi istanti anche dagli organi di comunicazione.

Soltanto dopo, quando il polverone era già alto sul cielo palermitano, veniva emanato un comunicato ufficiale da Palazzo delle Aquile che chiariva le motivazioni del provvedimento.

Due velocità diverse, due mondi non comunicanti. I più maligni additano al comune la volontà di aver tenuto l'episodio volutamente al riparo dagli occhi dei cittadini, per scongiurare eventuali proteste e sit-in che avrebbero impedito l'operativitá del provvedimento.

Altri invece ritengono l'azione comunicativa colpevolmente tardiva e poco rispettosa verso la collettività. Ad ogni modo, entrambe le opzioni non accreditano meriti e virtù al Comune agli occhi dei cittadini.

Anche in azioni impopolari come queste si dovrebbe far leva sulla buona fede del provvedimento, avendo il coraggio di confrontarsi con la motivata ira dei cittadini e spiegando loro le motivazioni che ne stanno alla base.

Il presunto tentativo di eludere questo percorso di condivisione, che non significa chiedere il permesso ai palermitani, genera inevitabilmente malcontento. La speranza è che questo episodio, per una volta, possa servire davvero in futuro.

Nel frattempo, si sta cercando di indorare la pillola proponendo nuove piantumazioni compensative, mentre i più creativi avanzano la proposta di una scultura in legno da realizzare su quello che rimane del ficus.

Un modo per conservare la memoria di un arbusto che era bello da vedere e forniva ombra ai tanti fruitori del Foro Italico.
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