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Gira per il mondo ma a Palermo realizza il suo sogno: le (mille) fragranze di "Lucidda"

Un'artigiana che ha viaggiato per formarsi e inseguire i suoi obiettivi: torna nella sua città che arricchisce con un contributo, è il caso di dirlo, più unico che raro

Fabio Vento
Web developer e giornalista
  • 4 giugno 2024

Clelia Prestigiacomo

Si definisce "una ricercatrice e un’appassionata del mondo dell’olfatto", e di questo mondo ha intrapreso via via tutte le strade: creatrice di fragranze, artista olfattiva, artigiana, aromaterapeuta.

Clelia Prestigiacomo, 32 anni, soprannominata "Lucidda", ha viaggiato tanto per formarsi e inseguire i propri sogni, tra Francia, Inghilterra, Germania e Spagna: oggi è di nuovo nella sua Palermo e la arricchisce di un contributo – è il caso di dirlo – più unico che raro.

Un percorso fortemente personale, certamente però radicato nella storia familiare: «Sono una "figlia d'arte" - esordisce - il mio trisnonno era creatore di fragranze e aveva una piccola fabbrica ad Altofonte: le sue boccette di zagara, in sella a minuscoli carretti siciliani, arrivavano fino in America.

Fu proprio lui a fondare la profumeria artistica Arena Barranco, in cui sono cresciuta e ho lavorato fin da piccola».
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«Il mio rapporto con l’olfatto – ricorda – è stato da sempre molto intimo, ma inizialmente era poco più che un fatto istintivo. Da ragazzina mi divertivo a giocare con odori e profumi, talvolta facevo veri e propri "esperimenti sociali" e sondavo la reazione della gente a vari stimoli olfattivi. Fu quando partecipai a un corso di "marketing olfattivo", offerto da uno dei fornitori della nostra profumeria, che mi accorsi di possedere un vero e proprio talento.

Riuscivo infatti con facilità a riconoscere i profumi, a distinguere la fragranza creata da un profumiere da quella di un altro».

«Feci allora domanda per quella che è la più importante scuola di profumeria, la francese Grasse Institute of Perfumery. Obiettivo della scuola è formare quello che in gergo è detto "naso", ovvero il professionista che formula nuove fragranze. Le prove d’ammissione furono molto difficili - soltanto dodici studenti venivano selezionati su oltre mille domande ogni anno – ma riuscii a superarle».

Si giunge, dopo tante altre esperienze all’estero, al presente.

Oggi Clelia è di nuovo a Palermo e con il mondo dell’olfatto vive un rapporto olistico, che abbraccia ogni aspetto della sua vita e che la vede cimentarsi in tanti ruoli: formatrice, aromaterapeuta, artigiana iscritta alla locale ALAB - Associazione Liberi Artigiani Artisti Balarm. Ma anche e soprattutto artista e imprenditrice.

Da artista olfattiva ha partecipato a numerosi spettacoli teatrali e musicali accompagnando le performance con la diffusione di profumi selezionati e talvolta creati per l’occasione: «Il tentativo – commenta – è quello di determinare una vera e propria “sinestesia”: stimoli diversi – visivi, musicali, olfattivi – che concorrono a formare un’unica sensazione. È forse l’aspetto più creativo, istintivo, perfino visionario, del mio lavoro.»

Parallelamente Clelia porta avanti un piccolo brand di “artigianato olfattivo etico” che la vede comporre fragranze originali. Una linea di prodotti, in particolare, è basata su oli essenziali naturali: «Questo sia per sostenibilità ambientale – spiega – in un contesto in cui domina la sintesi chimica, sia perché penso sia importante recuperare i profumi e gli odori veri della natura intorno a noi. Quelli che la grande industria profumiera, con le sue “formulazioni ad hoc”, ci ha portato a dimenticare o ci ha addirittura impedito di conoscere».

«Il profumo, ma ancor prima di esso l’odore, – racconta – è un aspetto fondamentale della nostra vita personale e sociale. Non è tangibile, si manifesta nell’invisibile, eppure attiva connessioni e trasformazioni profonde. Non posso non citare un mio progetto, "Dance a smell", che continuo a proporre insieme alla mia amica tedesca Fabienne Hübener, biologa e ricercatrice.

Un gruppo di persone vengono bendate e sulla bandana di ciascuna viene vaporizzato un odore di origine naturale; a quel punto l’invito è quello di danzare sulla base di tale odore. I risultati sono stati sorprendenti: dai primi dati raccolti ci sembra di poter affermare che specifiche materie prime inducano a un determinato tipo di movimento. L’odore del limone, per esempio, sembra invitare a saltare».

«La percezione degli odori – conclude – è oggettiva, ovvero culturalmente costruita, quanto al contempo soggettiva: basti pensare al rapporto che due amanti hanno con l’odore dei rispettivi corpi. Quello legato all’olfatto è un vero e proprio istinto primordiale, che attiva una comunicazione profonda fra gli uomini non meno di quanto avviene fra gli animali.

Per questo – aggiunge – io non credo che il profumo debba "coprire" l’odore naturale di una persona: dovrebbe semmai accoglierlo, abbracciarlo. Nel mio stesso lavoro di aromaterapeuta l’idea fondante è che gli odori, tutti, siano alleati e compagni di vita dell’uomo».

Progetti per il futuro? «Mi piacerebbe un giorno trasferirmi in campagna, per allontanarmi dal frastuono sonoro delle città, per connettermi con la ciclicità della natura e delle stagioni, per ritrovare gli odori più autentici e crudi. In una parola, ritrovare la mia vera casa, la Natura».

Le chiedo, per concludere, di raccogliere in poche parole cosa sia per lei il profumo. Anzi, più precisamente l’odore. «Spontaneità» risponde, e aggiunge: «Verità, invisibile, intangibile, ma che ti tocca dentro».
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