CINEMA E TV
Furono assassinati dalla mafia: Antonino e Stefano Saetta rivivono con un docufilm
Era il 25 settembre 1988 quando, sulla Statale 640 tra Agrigento e Caltanissetta, il giudice Antonino Saetta e suo figlio Stefano venivano uccisi dalla mafia
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Porta la firma del giornalista siciliano Davide Lorenzano il film documentario "L’Abbraccio – Storia di Antonino e Stefano Saetta", presentato, fuori concorso, al Giffoni Film Festival, il più importante festival cinematografico internazionale per bambini e ragazzi.
Era il 25 settembre 1988 quando, sulla Statale 640 tra Agrigento e Caltanissetta, il giudice Antonino Saetta, Presidente della Corte d’Assise d’Appello a Palermo, e suo figlio Stefano, rimanevano vittime di un agguato mafioso.
La memoria, in questa nostra isola meravigliosa e maledetta per certi versi, è lo strumento indispensabile per non dimenticare chi ha sacrificato la propria vita, e quella anche di familiari innocenti, per il bene di questa terra; e quando la memoria si unisce alla cultura e alle sue diverse forme espressive il risultato è sempre efficace.
«Raccontare la vicenda al centro de 'L’Abbraccio' dal Giffoni Film Festival, significa riconsegnare un tesoro - ha commentato Lorenzano durante la presentazione lo scorso weekend - ovvero l’opera soprattutto umana oltre che professionale di Antonino Saetta, per troppo tempo rimasto sommerso, e nei confronti delle quali la nostra società ha contratto un debito grande».
Alla storia da non dimenticare - 40 colpi di rivoltella trafissero i corpi delle vittime - si aggiunge la professionalità di Lorenzano, giornalista che ha scritto e diretto il film, ma anche di Daniele Ciprì alla Fotografia, poetica ed evocativa come sempre, e l'interpretazione di Gaetano Aronica, che fanno del docufilm realizzato con immagini d'epoca, testimonianze e immagini animate, un'ottimo prodotto fruibili da tutti ma soprattutto dai giovani.
Nel docufilm ci sono le testimonianze dell'altra figlia del giudice Saetta e dell'allora giovanissimo Nino Di Matteo che ancora oggi, capelli grigi e decenni di esperienza, si batte affinchè questa vicenda, per troppo tempo trascurata, venga divulgata.
E poi c'è il ricordo del tassello più struggente, che dà il titolo al docufilm: il ricordo straziante della morte innocente del piccolo Stefano a cui rimase il minimo conforto di morire nell'abbraccio del padre.
Era il 25 settembre 1988 quando, sulla Statale 640 tra Agrigento e Caltanissetta, il giudice Antonino Saetta, Presidente della Corte d’Assise d’Appello a Palermo, e suo figlio Stefano, rimanevano vittime di un agguato mafioso.
La memoria, in questa nostra isola meravigliosa e maledetta per certi versi, è lo strumento indispensabile per non dimenticare chi ha sacrificato la propria vita, e quella anche di familiari innocenti, per il bene di questa terra; e quando la memoria si unisce alla cultura e alle sue diverse forme espressive il risultato è sempre efficace.
«Raccontare la vicenda al centro de 'L’Abbraccio' dal Giffoni Film Festival, significa riconsegnare un tesoro - ha commentato Lorenzano durante la presentazione lo scorso weekend - ovvero l’opera soprattutto umana oltre che professionale di Antonino Saetta, per troppo tempo rimasto sommerso, e nei confronti delle quali la nostra società ha contratto un debito grande».
Alla storia da non dimenticare - 40 colpi di rivoltella trafissero i corpi delle vittime - si aggiunge la professionalità di Lorenzano, giornalista che ha scritto e diretto il film, ma anche di Daniele Ciprì alla Fotografia, poetica ed evocativa come sempre, e l'interpretazione di Gaetano Aronica, che fanno del docufilm realizzato con immagini d'epoca, testimonianze e immagini animate, un'ottimo prodotto fruibili da tutti ma soprattutto dai giovani.
Nel docufilm ci sono le testimonianze dell'altra figlia del giudice Saetta e dell'allora giovanissimo Nino Di Matteo che ancora oggi, capelli grigi e decenni di esperienza, si batte affinchè questa vicenda, per troppo tempo trascurata, venga divulgata.
E poi c'è il ricordo del tassello più struggente, che dà il titolo al docufilm: il ricordo straziante della morte innocente del piccolo Stefano a cui rimase il minimo conforto di morire nell'abbraccio del padre.
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