PERSONAGGI
Fu il poeta delle "poesie vastase": Micio Tempio e la sua vita ai margini della società
È considerato il maggiore poeta riformatore siciliano: fu conosciuto e apprezzato dai contemporanei e presto dimenticato. Per tutto il XIX secolo fu censurato e bollato come poeta pornografico
Ritratto di Micio Tempio
Stiamo parlando di Domenico Tempio, nato a Catania il 22 agosto 1750, e considerato, insieme a Giovanni Meli, il maggiore poeta siciliano del suo tempo. Per tutti era Micio Tempio e non rimangono molte notizie biografiche su di lui, poiché è la sua poesia ad essere rimasta immortale.
Era figlio di un mercante di legna e, ben presto, venne avviato alla carriera ecclesiastica prima e alla giurisprudenza poi.
Ma resosi conto che non erano le strade verso la realizzazione personale si dedicò agli studi umanistici, cominciando a studiare gli autori classici e suoi contemporanei.
Subito iniziò anche la produzione di sue liriche e fu accolto nell'Accademia dei Palladio e nel salotto letterario del mecenate Ignazio Paternò principe di Biscari e, come da prassi per l’epoca, anche all’interno della Massoneria.
Tornando a ciò che lo rese famoso, le poesie erotiche appunto, queste stesse furono quelle che lo fecero vivere ai margini della società.
È considerato il maggiore poeta riformatore siciliano: fu conosciuto e apprezzato dai contemporanei e presto dimenticato; per tutto il XIX secolo fu censurato e bollato come poeta pornografico. Solamente dopo la seconda guerra mondiale venne rivalutata la sua produzione.
Tempio è ora considerato un poeta libero, fuori dal contesto dell’epoca per ciò, un’animo sensibile che puntava a smascherare le falsità e gli inganni della società. Antesignano di un certo tipo di poesia, ancor prima della corrente del Verismo.
Le sue opere spaziano dall'esaltazione dell'uomo alla critica alla Chiesa, dalla contemplazione della natura alla critica dell’ignoranza. Sulla sua vita, però, rimangono alcune curiosità tramandate di bocca in bocca che aggiungono fascino a questa figura oggi, per fortuna, rivalutata.
Si dice che amasse molto le donne, grandi ispiratrici dei suoi componimenti; frequentò anche assiduamente bordelli e prostitute ma soffrì anche per amore.
Ebbe lutti e dolori, nonostante le sue doti, e visse quasi sempre nella povertà, aiutato da amici e sostenitori e dal sussidio di cui parlavamo prima. Trascorreva molte ore ai tavoli dell’osteria di Don Ramunnu, a bere vino e allietare gli avventori coi suoi versi, un po’ come gli artisti bohémien.
Non vi sono immagini che riproducono Domenico Tempio ma, a quanto riportato, doveva essere piuttosto bruttino, basso e magro. Si dice, però, che fosse “superdotato” e che, per mantenersi, si facesse pagare dalle donne della “Catania bene”. Prima di morire, riportano ancora fonti del tempo, si recò da una prostituta, esprimendo la volontà di “voler morire dove era nato”.
Oggi, ormai da decenni, le sue opere sono state rivalutate e comprese, è il caso di dire, tanto che nei prossimi mesi, proprio a Catania, verranno proposti appuntamenti culturali che ne approfondiscono lo studio e valorizzano la sua produzione.
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