STORIE
Fu il cameriere d'onore del Papa: il prete (siciliano) che "svelò" la Valle dell'ingegno
Vi raccontiamo la storia di un personaggio storico singolare, legato ad un luogo altrettanto speciale per l’operosità degli abitanti e anche per i migliori artigiani
Monsignor Calogero Franchina mentre fotografa una coppia
Un prete che, nato proprio a Tortorici nel 1876, presidia il territorio dei Nebrodi con il suo obiettivo e restituisce ai compaesani la maestria nel cogliere sguardi e stili di vita, appresa a Parigi. La ville Lumière, infatti, diventa per l’anima innovativa e curiosa di Franchina la porta di evasione verso un mondo progressista, che accoglie chiunque voglia sperimentare. Qui, dedito agli studi teologici il prete siciliano muoverà i suoi primi passi nella fotografia.
La sua tecnica assorbe il fermento e la vitalità della Belle Epoque e, dopo aver preso parte alla Prima Guerra mondiale e a un vasto peregrinare, deciderà di mostrarli nei suoi scatti in Sicilia. La sua abitazione diventa un atelier fotografico e ad accompagnarlo in questo percorso di scoperta dell’animo umano ed essenza della natura, saranno due macchine fotografiche del XIX secolo (esposte oggi al Museo Centro Storia Patria Franchina Tortorici).
I filoni di indagine di Franchina, a oggi, possono essere racchiusi nei ritratti singoli o di famiglia e nella fotografia di reportage con sprazzi di vita sociale, e l’indagine paesaggistica.
I volti appaiono sorridenti, seriosi o con blande smorfie ma tutti impeccabili nei dettagli e nell’abbigliamento, specie le donne. Franchina affascinato, le ritrae con collane anni ‘30, ombrellini e ventagli in pieno stile charleston, per poi seguire la naturale evoluzione dei tempi, sostituendo a quegli accessori un giornale.
La vita sociale esplode nelle lastre, specie le tradizioni di paese incarnate dalla banda musicale e dalle fasi della festa religiosa di San Sebastiano, fino ad arrivare al periodo fascista con le adunate, gli esercizi ginnici e la collocazione dell’albero dedicato ad Arnaldo Mussolini.
Grande spazio dà pure alle figure professionali come i tornitori; per non parlare dell'avvento del progresso con l'inaugurazione di una centrale elettrica e la costruzione di strade e ponti. A questi si aggiungono angoli del paesaggio dei Nebrodi compresi di vallate e sorgenti.
Tutti immortalati con una macchina a lastra da campeggio che portava con sé e poi sviluppati in camera oscura. Foto con memoria storica che appartengono a un pellegrinaggio estetico che dagli anni ‘30 fino alla sua morte nel 1946, Franchina compie con la nipote, Marietta Letizia. Anche lei fotografa, in particolare di ritratti e tessere, alcune delle quali colorate direttamente a mano con dei pastelli.
Un percorso fotografico singolare, dunque, così come la fama di questo prete - visto quasi come un alchimista nella camera oscura tra acidi e solventi - tale da raggiungere Papa Pio XII, che lo annovera tra i suoi Camerieri d’Onore.
Una vita di visioni e incarichi che alla dipartita segna la fine di un’epoca e di uno sguardo puntato sull’evoluzione genetica, culturale e sociale di un intero paese. Nulla però è andato perduto. Merito della nipote Marietta, che riesce a dar vita a un archivio sterminato di 39.000 lastre fotografiche, 2000 pellicole e foto acquerellate, con sede in un locale adibito a camera oscura e altrettanto luogo oscuro.
Questo, infatti, non era accessibile a occhi estranei; la nipote si era disfatta pure delle chiavi per non consentire l’accesso. Ma alla sua morte, la scoperta avviene grazie a un altro nipote di Franchina e all’avvocato Calogero Randazzo che si attiva per fare acquisire il fondo fotografico al Comune di Tortorici.
Oggi esso è parte del Museo etnografico Franchina - Letizia, tutelato dalla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Messina, e fra i più ricchi del Sud Italia.
Monsignor Calogero Franchina lascia così alla Sicilia un patrimonio storico vastissimo e questa terra che rivive i suoi albori in micro e macro dettagli lo celebra con una mostra dal 14 giugno al 6 luglio dal titolo: “Un prete fotografo fra ‘800 e ‘900 da Parigi a Tortorici”.
Un viaggio presso lo Spazio Loc di Capo d'Orlando, in 50 fotografie circa, a cura dell'Avvocato Calogero Randazzo e dell'Architetto Massimo Ieppolo che ha l’obiettivo di mostrare la ricchezza del suo lascito visivo,.
«Far conoscere il fondo - dice Massimo Ieppolo architetto e presidente del Museo Centro storia Patria Franchina Tortorici - e trovare finanziamenti per scannerizzare il materiale, catalogarlo e poter far spulciare dentro; così da far brillare gli occhi per la scoperta».
*(Fonte: “Percorsi di un prete fotografo nella Tortorici di fine ‘800” di Calogero Randazzo e Francesca Paterniti).
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