CURIOSITÀ
Finestre aperte e mutande rosse: origini e credenze del giorno più atteso dell'anno
Ci sono leggende che vengono da lontano che si intrecciano nel giorno del Capodanno. Un evento che non è solo una festa di lustrini e luci ma che racconta molto di quello che siamo
Partiamo dalle origini che si perdono tra leggenda e mito e qualche aneddoto misterioso, provengono da una antichità che arriva fino ad oggi da luoghi sparsi per il mondo, in una miscellanea di date, divinità, religioni e stagioni. Il primo gennaio non è sempre stato il primo giorno dell’anno, le sue radici risalgono attorno al 46 a.C. e non coincidono con l’attuale cronografia temporale: prima del calendario promulgato da Giulio Cesare e inventato dall’astronomo egiziano Sosigene di Alessandria, il primo marzo apriva l’anno nuovo, a differenza di oggi dove nel calendario della maggior parte dei paesi occidentali il primo giorno dell'anno risale al calendario gregoriano, impostato appunto da Papa Gregorio XIII nel 1582.
In altri casi era addirittura il venticinque dicembre a far coincidere due feste, il Natale e il capodanno si celebravano insieme considerato che la data di nascita di Gesù era un nuovo inizio per la religione cristiana, sebbene un alto venticinque era quello a marzo che faceva risalire il primo giorno dell’anno per l’Inghilterra e l’Irlanda, mentre in alcune regioni del sud Italia l’apertura dell’anno avveniva il primo di settembre Il primo gennaio dell'nno 1691, manco a farlo apposta, fu sancito da Papa Innocenzo XII che riunì le diverse date sotto una per tutte e da allora la data del primo giorno dell'anno venne fissata per il 1 gennaio nel calendario gregoriano e questo chiuse definitivamente la questione.
Passando alle tradizioni ne abbiamo per tutti i gusti: dal colore dell’abbigliamento al cibo porta fortuna, dalle usanze alle superstizioni che, a torto o a ragione, saranno pur discutibili ma non costa nulla farne qualcuna. L’uso del rosso sembra risalga niente di meno che all’Imperatore romano Ottaviano che nel 31 A.C. che veniva utilizzato per entrambi i sessi come augurio di prosperità e fertilità, oltre che simbolo di passione amorosa, buon augurio di salute e fortuna.
Un’altra versione sostiene che sia La Cina il luogo di origine dell’usanza poiché in tutte le più importanti celebrazioni festive è il rosso il tono dominante per il suo potere beneaugurale e protettore dalla sfortuna, usato nelle decorazioni e negli addobbi.
I Baci fortunati sotto il vischio, risalgono ad una leggenda celtica arrivata come tante usanze dai popoli del nord: uno spirito o un troll, non chiaro chi dei due, nella notte dell’ultimo dell’anno entrava furtivo nelle case e baciava tutte le donne compresa quella di un potente mago che lo imprigionò tra proprio tra i rami del vischio che appese davanti alla porta di casa, invitando tutti a baciarsi davanti ai suoi occhi imprigionati.
La finestra porta fortuna se aperta appena prima della mezzanotte servirebbe per fare uscire gli spiriti maligni dalla casa, purificarla e far entrare le energie positive… freddo incluso, salvo poi chiuderla appena dopo lo scoccare dei rintocchi.
Candele, botti e fuochi porta fortuna, ovviamente, hanno la stessa matrice un po’ dappertutto, il fuoco brucia e purifica ma anche riscalda ed è fonte di energia e di potere, quindi, in genere è un buon auspicio in ogni parte del mondo.
L'usanza dei botti, oggi giochi d’artificio, racconta che questi venissero sparati per scacciare gli spiriti maligni e scongiurare la sfortuna. Per le candele c’è una tradizione che attribuisce a colori diversi significati differenti: la verde per la ricchezza, la bianca per la purezza, la rossa per l’amore, lasciandole bruciare tutta la notte fino a consumarsi definitivamente.
Cibo per diventare ricchi dalle lenticchie a forma di moneta, almeno questa sarebbe la simbologia, agli acini di uva mangiati uno dietro l’altro, dodici per l’esattezza altrimenti non funziona, fino al peperoncino – rosso ovviamente – contro malocchio e per augurare fertilità, ai mandarini dell’usanza cinese e al melograno nel Mediterraneo si può davvero dire che ne abbiamo per tutti i gusti.
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