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Fanno paura ma sono a rischio: un progetto mira a salvare gli squali grigi a Lampedusa

Ogni anno, tra luglio e ottobre, diversi esemplari di squalo grigio si radunano intorno alla piccola e remota Isola di Lampione, nell’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie

Balarm
La redazione
  • 20 settembre 2020

Uno squalo grigio nelle acque di Lampione

Salvaguardia della specie e turismpo responsabile sono le parole d'ordine di un progetto dell'università di Palermo che descrive per la prima volta l'aggregazione di squali grigi nell’Isola di Lampione, nelle acque di Lampedusa, e che mira ad un turismo responsabile per la protezione di questa specie minacciata.

Ogni anno, tra luglio e ottobre, diversi esemplari di squalo grigio si radunano intorno alla piccola e remota Isola di Lampione, nell’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie.

Questo fenomeno, molto raro in Mediterraneo, è stato studiato per la prima volta da un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra e del Mare (DiSTeM) dell'Università di Palermo, che per due anni hanno filmato gli squali nel loro ambiente naturale, documentandone il comportamento e le interazioni con subacquei e diportisti.

Lo squalo grigio, nome scientifico "Carcharhinus plumbeus", è una specie innocua per l’uomo ma gravemente minacciata da attività di pesca e dalla distruzione degli habitat. Per questo motivo è classificata come specie "in pericolo di estinzione" nel Mar Mediterraneo dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura.
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«Se intensamente disturbati da subacquei e imbarcazioni, gli squali si mostrano più nervosi ed intimoriti sino ad abbandonare i fondali dell'isola, probabilmente dirigendosi in acque più profonde o verso zone in cui sono più vulnerabili alla pesca», afferma Marco Milazzo, responsabile del progetto.

«Per evitare che questo avvenga il nostro progetto propone l'applicazione di un codice di condotta, rivolto a diportisti e subacquei, per promuovere comportamenti responsabili che riducano al minimo le interazioni negative tra gli squali e l’uomo», aggiunge Carlo Cattano, altro membro del progetto.

«Utilizzando sistemi di campionamento video, questionari per subacquei, pescatori e turisti, ed incontri pubblici di informazione e sensibilizzazione, vorremmo promuovere un approccio in cui ricercatori, gestori dell’Area Marina Protetta, operatori diving, e turisti collaborano per proteggere questo squalo in pericolo di estinzione», conclude infine Gabriele Turco del DiSTeM.

Il progetto del DiSTeM, supportato dall’AMP delle Isole Pelagie, è stato finanziato dalla French Facility for Global Environment e dalla Fondazione Principe Alberto II di Monaco nell'ambito di un bando MedPAN small grants.
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