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Era lo "sfizio" rinfrescante delle monache siciliane: come preparare (in casa) l'anisetta

Ottimo digestivo soprattutto nelle giornate calde. Vi presentiamo la ricetta di un antico liquore all'anice tramandata da una suora del monastero di Santa Caterina

Balarm
La redazione
  • 19 luglio 2024

L'anisetta

L’anice è molto utilizzato nella cucina siciliana, dai biscotti di varie tipologie (anasini, biscotti di San Martino, ecc.), alle muffulette di San Martino, al famoso e rinfrescante zammù servito con acqua ghiacciata.

Con l'anice si realizza anche un famoso liquore, che una volta si preparava anche in casa: l’anisetta. Il suo sapore è simile a quello del finocchio con un retrogusto di menta.

Un’antica pubblicità del 1888 recitava: questo liquore, "oltre a essere di gusto gradevolissimo è ancora un tonico eccellente, corroborante il sistema nervoso dello stomaco, che preso prima o dopo il pasto, tanto assoluto quanto diluito nell’acqua o nel caffè, riesce di un pronto aiuto alla digestione".

Un tempo, in Sicilia, rosoli e anisetta fatti in casa accompagnavano dolci e biscottini, per festeggiare tra parenti matrimoni e battesimi.

Apprendiamo dagli archivi monastici che anche le religiose di Palermo si concedevano ogni tanto un bicchierino, nei giorni di festa: le monache del Santissimo Salvatore ad esempio terminavano i loro pranzi solenni con rosoli e malvasia.
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Una delle ultime domenicane del monastero di Santa Caterina ci ha tramandato l’antica ricetta dell’anisetta. Trascriviamo parola per parola qui di seguito la ricetta di Suor Gesua.

Ingredienti

50 grammi di anice stellato
1 lt alcool a 95 gradi
1 kg zucchero semolato
0,75 lt di acqua.

Procedimento
«Mettere l’anice in un bottiglione di vetro ben pulito, unire l’alcool e lasciare macerare per un mese. Agitare il bottiglione una volta al giorno.

Trascorso il tempo filtrare con una rete finissima. Nel frattempo preparare lo sciroppo con lo zucchero in acqua appena tiepida. Quando lo zucchero si sarà sciolto completamente, togliere dal fuoco e lasciare raffreddare.

Filtrar un’altra volta. Imbottigliare, tappare ermeticamente e consumare dopo circa un mese».

*Ricetta tratta dal libro "In Santa Caterina", con testi di Maria Oliveri e foto di Paolo Araldi.
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