CULTURA

HomeNewsCultura

Era "alla fine" di via Libertà e aveva un altro nome: l'antico Giardino di delizie a Palermo

Ci siamo stati tutti fin dall'infanzia ma la sua storia, come il nome "originale", non la conosciamo davvero. È legata alla nascita di questa splendida strada in città

Antonino Prestigiacomo
Appassionato di storia, arte e folklore di Palermo
  • 17 aprile 2024

Il Giardino Inglese di Palermo

«Strada di Porta di Maqueda - Fu aperto questa stradone suburbano per opera di Antonio La Grua, marchese di Regalmici, pretore, dal dì 5 novembre del 1778, e tira dalla porta di Maqueda a terminar fino alle fabbriche del firriato di Villafranca». Così scriveva il Marchese di Villabianca nei suoi diari in merito alla continuazione della "Strada Nova", ovvero la via Maqueda che oltrepassata la porta continuava la sua corsa verso la piana dei Colli.

Tale strada oggi ci è nota nel primo troncone come via Ruggero Settimo e nel secondo come via della Libertà. Nelle note al testo del Villabianca Gioacchino Di Marzo scrive inoltre che «Firriatu volgarmente addimandasi in siciliano un podere cinto all'intorno di mura, com'era quello testè mentovato de' principi di Villafranca, di casa Alliata, ora tenuto da vari possessori, e diviso pel mezzo dall'amenissimo corso della via della Libertà, iniziatavi nel 1848, ed indi compiuta con un ampio giardino all'inglese, che in fondo vi si distende a pubblica delizia».
Adv
La via della Libertà prende il suo nome dopo i moti antiborbonici del 1848: «Infatti, dopo la rivoluzione, il 16 marzo del 1848, a distanza di tre mesi dall'insediamento del governo provvisorio rivoluzionario, presieduto da Ruggero Settimo, il IV Comitato dell'Interno-Istruzione Pubblica e Commercio, deliberò la costruzione di una grande strada suburbana» mettendo in comunicazione la campagna meridionale della città con quella settentrionale.

Rispetto alla costruzione della via Maqueda che si insediava su un antichissimo tessuto urbano, la via della Libertà agiva su terreni di campagna, con la presenza di rade costruzioni, ma perché venisse realizzata il Senato palermitano «procedette con l'espropriazione dei terreni del "firriato di Villafranca", ormai appartenenti ad Ernesto Wilding» principe di Radaly e di Butera, inoltre il Senato dovette trovare un compromesso con i Deputati del Conservatorio delle Croci, in quanto la strada tagliava in mezzo l'edificio religioso.

Di questo, ai lati della strada, oggi possiamo osservare nel lato orientale la facciata dell'Istituto delle Croci in stile"neo-arabo" o medievale con caratteristiche bifore archiacute e nel lato occidentale l'Hotel Excelsior.

Trovato l'accordo, i lavori proseguirono. La strada si divideva in tre carreggiate, ai lati della carreggiata principale furono piantati due filari di platani e nelle carreggiate minori trecento ibiscus, oltre all'istallazione di vari sedili di pietra come era in uso lungo le passeggiate costruite nel Settecento. La via della Libertà rappresentava anche la modernità e la mondanità.

La nuova strada sostituirà l'antica passeggiata alla marina e sarà ritrovo dell'alta aristocrazia specie dopo l'impianto di un meraviglioso "giardino di delizie" come quinta a conclusione della via. Come sappiamo ai moti del '48 successe la restaurazione borbonica e la via della Libertà fu momentaneamente chiamata "Strada della Real Favorita" poiché conduceva sino al parco reale realizzato alla fine del XVIII secolo da Ferdinando IV di borbone.

Il progetto della via prevedeva il suo termine pressoché ove è oggi il Giardino Inglese (dedicato a Piersanti Mattarella) ma fu affidato ad un giovanissimo Giovan Battista Basile (padre del più noto Ernesto) il quale concepì il prolungamento della via che avrebbe tagliato in due parti il giardino e proseguito senza soluzione di continuità sino alla piana dei Colli. Per questa occasione il Senato palermitano acquistò altri terreni a nord del reclusorio delle Croci e sarà lì che verrà realizzato il "moderno" giardino, ricavato su un terreno impervio a causa della presenza di un'antica cava di tufo.

«La cultura del giardino paesistico ed informale, come esempio di giardino naturale ed in antitesi all'aspetto, formale e costruito, del giardino rinascimentale, era nata in Inghilterra agli inizi del XVIII secolo e si era diffusa in tutta l'Europa per opera di artisti, paesaggisti e letterati».

La costruzione del Giardino inglese fu per la città di Palermo un'introduzione all'avanguardia paesistica del tempo, in esso infatti G. B. Basile non pensò di inserire viali secondo una precisa composizione geometrica, come avveniva nel XVIII secolo in Italia, ma in apparente scioltezza disegnò percorsi senza senso seguendo i quali si approdava a magnifici laghetti o tempietti collocati su porzioni di terreno ora pianeggianti ora avvallati o collinari, adornati da edifici secondo il gusto dell'arte siciliana antica arabo-normanna o siculo-normanna.

Il giardino fu tagliato in due parti dalla strada della Libertà: ad occidente fu realizzato il parterre (oggi dedicato ai giudici Falcone e Morvillo) con un piccolo boschetto, ad oriente un vero giardino di delizie ideato alla stregua dei "genoard" arabi o i "viridarium" normanni.

«Viali liberi e percorsi sinuosi snodavano tra le sette collinette (numero magico della cultura orientale) ed anfratti, in parte esistenti ed in parte appositamente creati ruotando attorno al grande lago centrale di fronte al Castello Saraceno, il padiglione in stile neonormanno ottenuto dalla trasformazione di una casa esistente.

Il parterre (giardino del lato occidentale) fu ideato con un andamento regolare e simmetrico: si adattava all'irregolarità del terreno con aiuole che descrivevano un semicerchio attorno alla fontana, secondo un disegno ripreso dalla romana Villa Borghese. [...] Per il Giardino Inglese furono acquistati più di 27.000 esemplari tra alberi, bulbi, tuberi, erbacee e arbusti. [...] I lavori furono completati nel 1852».

Quarant'anni anni dopo, in occasione dell'Expo del 1891-92, il giardino Inglese cambiò il suo aspetto originario: nel parterre fu sostituita la fontana centrale con un l'attuale statua equestre di Garibaldi realizzata dal Ragusa e della quale parlai in un articolo passato, nel 1895 furono aggiunti dei chioschi e nel 1926 fu impiantato un padiglione relativo all'asilo "P. Wedeking", anche questo argomento di un passato articolo.

Sul finire del secolo XIX il giardino fu adornato di varie statue e monumenti di grandi artisti siciliani, mentre negli anni precedenti e successivi alla seconda guerra mondiale fu sostituita la cancellata ottocentesca in stile del Basile con quella attuale.

Oggi il giardino è sicuramente meta di tanti palermitani che portano lì i propri figli o nipoti a respirare un po' di aria pulita, io personalmente lo ricordo per alcuni motivi sostanziali: da bambino correvo dietro un pallone al suo interno o in bicicletta e fruivo delle giostrine, da adolescente mi ci rifugiavo insieme ai miei compagni quando decidevamo di non entrare a scuola, da grande ho partecipato a qualche manifestazione politica.

Il futuro del giardino? È un mistero per tutti, ma nel frattempo godetevelo.

(Per approfondimenti confronta Via Libertà ieri e oggi di Adriana Chirco e Mario Diliberto; La Parrocchia di Santa Maria di Monserrato e l'Istituto delle Croci nella villa del Duca di Bivona di Matilde Costantino)
Se ti è piaciuto questo articolo, continua a seguirci...
Iscriviti alla newsletter
Cliccando su "Iscriviti" confermo di aver preso visione dell'informativa sul trattamento dei dati.

GLI ARTICOLI PIÙ LETTI