CURIOSITÀ
E se il limone verdello fosse nato per un errore? Storia di un esperimento bagherese
Quello tra Bagheria e i limoni è un binomio vecchio secoli. Oggi vogliamo sfatare un mito e raccontarvi la vera storia di questo amato e verdissimo limone
Il verdello di Sicilia
Oggi, e pure ieri, perchè diciamoci chiaramente che Baaria non vive più sugli agrumi da qualche decennio ormai, la percentuale di terreni coltivati si è ridotta drasticamente a causa della crisi di tutto il settore. Se in Spagna o in nord Africa le arance se le tirano addosso e qui, anche solo trovare un collaboratore disposto a dar una mano per i campi è cosa complicata, aggiungiamo le spese per la preparazione del terreno e l’acqua, è presto spiegato perchè il fenomeno si sia via via affievolito fino ad esaurirsi.
E buone lo sono state a lungo sia per l’economia che per l’alimentazione isolana. Non introdussero solo limoni e arance infatti, coltivarono la canna da zucchero, il papiro e un buon numero di piante tessili come il cotone, il lino e la canapa. Oggi della Conca d’oro rimangono per lo più tracce sparse per i campi: gebbie, saie e torri per l’acqua; simbolo dei tempi che furono.
La varietà di limoni che è stata da sempre più diffusa è il “femminello”, non chiedetemi perchè si chiami così perchè proprio non me lo spiego, anche detto limone invernale, dal momento che viene raccolto da novembre ad aprile.
Unicità tra le unicità baariote è però il limone Verdello. Adesso voglio sfatare un mito.
No, il verdello non è una varietà di limone come molti credono, bensì un “esperimento” dei baarioti che giocavano al piccolo chimico. Vi spiego subito il perchè. Per ottenere i verdelli, l’albero del limone veniva pressocchè abbandonato, senza più ricevere un goccio d’acqua, per mesi, fino al quasi totale richiudersi delle foglie. Tra la fine di luglio e l’inizio di agosto poi, praticamente sul filo del rasoio e quando l’albero era "porta cu porta cu ‘spitali", avveniva la cosiddetta “arruspigghiata”, il risveglio insomma.
Cosa sarà mai vi starete chiedendo! All’albero veniva data una copiosa quantità d’acqua, praticamente lo “ammargiavano”, dando un improvviso impulso a questa tardiva fioritura. La definirei un’operazione alquanto rischiosa che avrà ucciso più di qualche alberello di limone ma che, quando andava bene, portava frutti di forma un po’ più allungata dei classici, dalla buccia verde e con una particolare polpa gialla, molto più dolciastra rispetto alla prima fioritura. Per questa ragione il verdello si presta ad essere declinato anche in cucina per veri piatti gourmet. Potremmo semplicemente dire che il verdello nasce dalla forzatura degli alberi, e mi piacerebbe anche scoprire come sia nata questa sperimentazione.
Se da un fortuito caso, quindi da un errore recuperato con un notevole quantitativo di fattore C, o se invece sia stato proprio un iter pianificato. Oggi, nonostante le cose siano cambiate, si sta tentando di recuperare almeno un pezzetto della storia della Conca d’Oro. Se il Covid non avesse messo il becco, le cose probabilmente andrebbero anche meglio di così... già a partire dal 2017 infatti, diverse associazioni bagheresi, supportate dall’Amministrazione comunale, hanno colto le potenzialità del limone Verdello.
È così, dalla presa di coscienza da parte non solo delle istituzioni, ma pian piano anche della comunità locale, che è iniziato un percorso di valorizzazione e di individuazione di strategie per un suo sviluppo sostenibile. L’obiettivo primario è quello di creare un unico sistema di promozione che si muova parallelamente tra agricoltura e territorio. Un vero e proprio circuito che coinvolga baarioti di tutte le età, attraverso il quale “arruspigghiare”, per riprendere un po’ le vecchie tecniche di coltivazione, l’economia locale.
La Conca d’oro non c’è più, ma abbiamo ancora la tradizione enogastronomica, l’architettura della Città delle Ville e degli scorci naturali da far invidia che, “da soli”, basterebbero al nostro risvegl
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