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È abbandonata e ha una storia millenaria: la tonnara sulla (splendida) costa della Sicilia

In questa zona c’è anche l'oratorio di Santa Panagia, una piccola chiesa rupestre con affreschi ormai illeggibili, che è stata dedicata al culto della Madonna

Federica Puglisi
Giornalista
  • 3 gennaio 2024

La Tonnara di Santa Panagia

Antichi canti che servivano a scandire il ritmo dei lavoratori, quasi a voler indicare un movimento unico nelle loro azioni così complesse. Immaginate di vivere ai tempi in cui erano operative in tante zone delle coste siciliane le tonnare.

In questi luoghi subito dopo la raccolta dei tonni avvenivano dei veri e propri rituali che servivano a scandire il tempo della mattanza. E quale modo migliore per invogliare i lavoratori, i tonnaroti, ad eseguire quelle azioni se non con il canto.

Allora tutti intonavano le cosiddette Cialome, un canto che deriva da antichissimi canti popolari arabi: serviva a scandire il ritmo dei tonnaroti, affinché si muovessero in modo sincronico.

Una persona dava il via alla canzone e come avviene in un salmo gli altri rispondevano "Aja móla, aja móla". Le Cialome si intonavano, appunto, prima, durante e dopo la mattanza del tonno, tra sacro e profano, come un canto rituale e propiziatorio.

Oggi di essi resta solo il ricordo, ma se si ha la possibilità di andare a visitare le antiche tonnare siciliane, si potrebbe incontrare qualche anziano pescatore che ancora ricorda quelle note.
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Inoltre dato che la pesca del tonno era un rituale antico, ma alla base dell’economia del Mediterraneo per molti decenni, ci sono ancora questi vecchi stabilimenti, le tonnare appunto.

Luoghi abbandonati, di cui spesso vengono promosse campagne di tutela per salvaguardarle dal destino inevitabile e per mantenerne ancora viva la memoria. Tra di esse c’è l’antica tonnara di Santa Panagia a Siracusa.

Situata nella parte alta della città, è stata in funzione fino agli anni Settanta del secolo scorso. Si racconta che era stata realizzata intorno al 1100, ma solo dopo il Seicento e nel Settecento lo stabilimento venne ricostruito. I ruderi attualmente esistenti sarebbero testimonianza dell’antico impianto.

E si racconta che alla fine del 1700, Domenique Vivant Denon, studioso, scrittore e critico francese, si trovava a Siracusa per studiare le Mura Dionigiane.

E in un suo libo annotò proprio della tonnara: «Più avanzavamo lungo il porto Trogilo più le tracce delle mura diventavano evidenti; e dopo aver oltrepassato la Tonnara, chiamata "Santa Buonacia", che è un luogo in cui il mare, rientrando nella città, forma una piccola insenatura stretta e profonda, abbiamo trovato le famose mura erette da Dionigi».

Pare che la tonnara, dunque, fosse in funzione fino agli anni Cinquanta per poi cadere in disuso a fine anni Settanta. Essendo alla base dell’economia locale, come altre tonnare siciliane erano tanti i lavoratori impegnati: tra i 30 e i 40 i pescatori, poi c’era anche un cappellano che si occupava della chiesa adiacente dedicata a Santa Lucia.

E in zona c’è anche l'oratorio di Santa Panagia, una piccola chiesa rupestre con affreschi ormai illeggibili, dedicata al culto della Madonna. Da tempo si attende come per altre tonnare siciliane la conclusione di un lungo intervento di recupero e manutenzione, che potrebbe garantire la fruizione di questo splendido luogo.

I ruderi sono comunque visibili e meritano una visita per scoprire un tratto di costa rocciosa tra i più affascinanti della città di Siracusa.
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