ITINERARI E LUOGHI
Duemila ettari di verde e "pietre incantate": è la Riserva meno conosciuta della Sicilia
Al suo interno un importante geosito Unesco che, insieme al Parco minerario di Floristella, è inserito nel circuito Rocca di Cerere. Visitabile tutto l'anno a piedi o in mountain bike
È una delle più grandi aree attrezzate siciliane, oltre ad un vivaio forestale, ospita animali in cattività e un grande parco giochi per bambini. I tavolini e i punti cottura nei fine settimana sono molto frequentati da chi vuole trascorrere una giornata all’aria aperta.
Il Parco Ronza è uno dei punti di accesso di una Riserva Naturale Orientata tra le meno conosciute dell’Isola, quella di Monte Rossomanno-Grottascura-Bellia, duemila ettari di verde, in parte rimboschimenti a eucalipti e pini, in parte foreste naturali di querce, ricadenti all’interno di tre comuni, Enna, Aidone e Piazza Armerina e non lontani da Valguarnera Caropepe.
A circa un chilometro dall’area picnic si trova uno dei punti di attrazione della Riserva, sono le Pietre Incantate o Pupi Ballerini.
Hanno da sempre liberato l’immaginazione e la fantasia popolare, c’è chi ci ha visto delle persone pietrificate mentre erano nell’atto di danzare chi dei mostri immobilizzati per sempre. La realtà è molto più semplice, si tratta di rocce di arenaria, con prevalenza di minerali di quarzo, formatesi sotto il livello del mare e, una volta emerse, modellate dall’erosione, in particolare dei venti.
Conoscere la reale origine delle Pietre Incantate non toglie fascino al luogo che rientra comunque all’interno di un importante geosito Unesco conosciuto con il nome di Rocca di Cerere e che comprende anche il Parco minerario di Floristella, che dista pochi chilometri e merita sicuramente una visita. Dal Parco Ronza, a piedi o in mountain bike, si può esplorare buona parte della Riserva grazie ai numerosi sentieri che si diramano al suo interno.
Un altro punto di accesso è in località Madonna del Bosco, raggiungibile da Valguarnera Caropepe tramite la strada provinciale SP35b. Questo versante dell’area protetta è quello paesaggisticamente più affascinante. Lasciata l’auto, con una breve salita e un dislivello di circa 150 metri, si raggiungono le alture di Monte Rossomanno e Serra Casazze, da cui si gode un panorama a 360° sull’intero centro Sicilia fino alle Madonie e all’Etna.
Il vulcano si coglie in tutta la sua imponenza perché da questo versante non ci sono rilievi importanti che si frappongono alla sua vista. Le colline circostanti, siamo sulle propaggini meridionali dei monti Erei, sono prevalentemente pascoli e campi di grano, ma questa è terra di solfare e dentro le viscere si nascondono miniere ormai dismesse che custodiscono una memoria dolorosa.
Tra Monte Rossomanno e Serra Casazze, alture di poco più di 800 metri, si possono cogliere importanti testimonianze del medioevo siciliano, in un sito dove la presenza dell’uomo è documentata dal periodo bizantino in poi. Sono ben visibili i grandi blocchi di pietra, resti delle fortificazioni medievali, di un centro abitato, il borgo di Rossomanno, che era feudo della famiglia toscana degli Uberti, di militanza ghibellina, citata anche nella Divina Commedia.
Venne rasa al suolo nel 1394 da Re Martino IV d’Aragona per mettere fine alle mire espansionistiche di alcune potenti famiglie feudatarie. Del sistema di fortificazioni rimangono visibili i ruderi di una torre a base quadrata detta la Torre degli Uberti. Non lontano si trova il Conventazzo, un romitorio benedettino ormai in stato di abbandono.
Ancora una volta la Sicilia riesce a sorprenderci svelando, tra siti universalmente conosciuti, anche le sue bellezze più nascoste. Al centro di un triangolo tra la medievale Enna, Aidone con la sua Venere e il sito di Morgantina, e Piazza Armerina, città dei mosaici, si possono inanellare una serie di gemme come quelle appena raccontate.
Ci si può sentire trascinati in un rituale sabbatico dalle Pietre Incantate, si può camminare per chilometri nei boschi del vallone Rossomanno oppure ammirare mezza Sicilia muovendosi tra i resti di antiche città medievali o ancora lasciarsi inghiottire dalle voci che risalgono dalle buie gallerie delle solfare abbandonate. Sono buoni argomenti per inserire anche la Riserva di Monte Rossomanno nell’elenco dei luoghi da visitare.
Questa Sicilia dei siti cosiddetti “minori” non ci deve più sorprendere, ha ancora molto da raccontare e ogni siciliano dovrebbe sentire il dovere di conoscerla e scoprirla.
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