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Danno il nome a vie e quartieri di Palermo: gli antichi mestieri, dai lattarini ai pirriaturi

Riuniti in corporazioni, spesso abitavano o lavoravano vicini. Oggi molti di questi mestieri non esistono più ma continuiamo a leggerli nella toponomastica della città

Balarm
La redazione
  • 1 maggio 2024

I pirriaturi

Alcuni si sono trasformati, evoluti, altri invece sono scomparsi del tutto.

Gli antichi mestieri sono rimasti lì, scritti nelle strade di Palermo a testimoniare di un tempo passato, quando questi lavoratori si univano in corporazioni con i propri statuti e privilegi.

Abitavano nella stessa strada o nello stesso quartiere, si sostenevano a vicenda in caso di bisogno, a volte erano imparentati tra di loro o semplicemente si consideravano amici.

Molti coltivavano le stesse devozioni, si affidavano a un santo Patrono nel cui nome si riunivano per pregare in oratorii o piccole chiese fatte costruire con i loro profitti.

Talvolta questi sodalizi erano talmente forti che l'amministrazione cittadina affidava ad alcune corporazioni la vigilanza della città. Anche le rivolte del popolo spesso venivano capeggiate o organizzate da sodalizi di lavoratori.

Le corporazioni delle maestranze vennero abolite ufficialmente il 3 ottobre 1821 da Re Ferdinando di Borbone perché ritenute inutili, se non addirittura dannose per la stessa economia del Regno.
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E così, gli artigiani con i loro mestieri continuarono la loro opera. Di alcuni di loro ne è rimasto il ricordo nei toponimi delle strade di Palermo.

Ne ricordiamo i più famosi e i più curiosi.

Argentieri
Si tratta di una maestranza strettamente collegata a quella degli orafi, istituita nel 1477. I maestri argentieri erano esperti nella realizzazione di opere d'arte per le chiese, stoviglie pregiate, per le classi nobiliari o piccole sculture commissionate dal popolo da usare come ex-voto.

Bambinai
Il nome potrebbe ingannare: non erano i babysitter di una volta. La maestranza dei bambinai, conosciuti come bambiniddara, riuniva gli artigiani che modellavano le statuette del bambino Gesù e di altre immagini sacre, in cera.

Cafisari
Il cafisu siciliano era un recipiente metallico adoperato per misurare l'olio e anche una unità di misura. Dall'uso di questo recipiente, furono chiamati cafisari i commercianti che vendevano olio d'oliva all'ingrosso.

Calderai
I quararara, nome siciliano dei calderai, erano gli artigiani che fabbricavano pentole, tegami e altre stoviglie in metallo utilizzate per gli alimenti (quelli in rame venivano rivestiti da una lamina di stagno protettiva dai cosiddetti stagnatari). La maestranza dei calderai è ancora attiva nell'omonima via.

Caldomai
Quella dei caldomai è la corporazione dei venditori di quarume, cioè le interiora di vitello particolarmente apprezzati nello street food palermitano.

Calzonai
I calzonai erano sarti specializzati nella confezione e riparazione di pantaloni. La stessa via per un periodo ebbe il nome di via dei cammisari (evidentemente cambiarono specializzazione).

Candelai
I candelai erano i maestri della cera. Nelle loro botteghe fabbricavano le candele per uso domestico e votivo prima dell'avvento delle fabbriche di cera.

Carrettieri
I carrettieri non erano i conducenti dei carretti, ma quelli che li costruivano. Molti di loro erano dei veri artisti, abili nella pittura di decorazioni e finiture.

Cartari
Il nome deriva dai fabbricanti di carte da gioco, un'attività piuttosto florida un tempo. I cartari avevano le loro botteghe nella zona del Capo, ma dalla seconda metà del 700 si spostarono nel cosiddetto piano dei Cartari, vicino piazza Borsa. Oggi la via e l'arco dei Cartari ne conservano la memoria.

Chiavettieri
Il mestiere del chiavettiere si occupava di forgiare chiavi, serrature, chiavistelli e tutto ciò che era necessario per sbarrare le porte.

Coltellieri
I coltellieri erano i fabbri specializzati nella realizzazione di coltelli, forbici e armi bianche. Alla stessa categoria appartenevano gli spadari che forgiavano spade, mentre i foderi venivano cuciti nella "Contrada Vaginorum", tutti nel quartiere della Porta dei Patitelli.

Cordaro
Non esisteva una via dedicata ai fabbricatori di corde di canapa. Esiste però un cortile dedicato a questo artigiano, evidentemente doveva essere uno particolarmente capace.

Corrieri
I corrieri erano praticamente gli attuali postini e la correria era il loro ufficio. La sede era nel Palazzo dei Marchese che da generazioni si erano occupati della corrispondenza del Regno.

Credenzieri
Questo è un falso amico: i credenzieri non costruivano credenze, ma erano dei particolari servitori delle famiglie nobili che dovevano assaggiare i cibi per assicurarsi che non fossero avvelenati.

Crocifissari
A quel tempo era molto comune tenere in casa crocifissi scolpiti in osso, e questi artigiani erano specializzati nel realizzarli.

Frangiai
Chi esercitava questa professione non si limitava a filare frange di cotone o di seta per orlare scialli, mantelle o tendaggi, ma forniva tutti i prodotti della merceria. Infatti, questa strada nel quartiere della Loggia un tempo si chiamava via dei filandieri e poi dei bottonai.

Lampionelli
Da non confondere con i lampionai che avevano il compito di accendere e spegnere i lampioni nelle vie principali, i lampionelli erano fabbri specializzati nelle costruzioni di piccole lanterne (chiamate lampionelli) che si usavano per chi doveva uscire di notte e più tardi nelle abitazioni private.

Lattarini
Oggi nella zona dei lattarini si concentrano negozi che vendono abbigliamento casual, divise militari e altri abiti inusuali, ma non è a loro che si riferisce il toponimo. L'opinione più accreditata è che in questa strada vi si organizzava un mercato di droghieri dal nome arabo, Suk-el-Attarin, nome che si ritrova in diversi mercati di città musulmane.

Maccheronai
I maccheronai erano gli artigiani che preparavano la pasta confezionata essiccandola all'aria, appesa nelle canne o sistemata nelle maidde (cassettoni in legno). Esistevano anche degli specialisti che erano in grado di preparare formati speciali come i vermicellari.

Maestri d'acqua
Oggi li chiameremmo fontanieri o idraulici, ma nel passato non esistevano impianti idrici privati. Questa corporazione era inizialmente aggregata a quella dei muratori. Quando si sviluppò il sistema delle torri d'acqua, la maestranza acquisì un ruolo specifico e accrebbe il suo prestigio.

Materassai
Come lo stesso nome indica, erano i fabbricanti di materassi. Inizialmente i materassi si ottenevano riempendo dei sacchi di paglia, baccelli di legumi e altro materiale morbido. Per i più ricchi, si passò poi alle piume e alla lana e anche l'involucro divenne più curato attraverso l'uso di tessuti pregiati e decorati.

Musici
Ai musici è dedicata la breve scalinata che da piazza Pretoria raggiunge il Cassaro (oggi il toponimo è stato assorbito dalla stessa piazza Pretoria). I musici erano strumentisti stipendiati dal Senato palermitano che li utilizzava per accompagnare i senatori ed i nobili durante le sfilate solenni in giro per la città, in occasione di feste civili o religiose. Da quella scala calavano cioè scendevano nel corso principale.

Nassaioli
La nassa è la cesta di vimini usata per pescare, ed i nassaioli erano coloro che le costruivano ma anche che le usavano, dunque questa corporazione era aggregata a quella dei pescatori.

Pirriaturi
I pirriaturi erano i cosiddetti tagliapietre, quegli operai che estraevano le pietre dalle cave (pirrere in siciliano). Un lavoro durissimo che non aveva una rinomanza particolare, anche se qualcuno di questi operai era piuttosto abile nello scolpire ed intagliare le pietre che ancora oggi troviamo nelle preziose decorazioni di Chiese e Palazzi nobiliari.

Sanguinazzai
Benché oggi non siano più comuni, una volta era tipico mangiare i sanguinacci, cioè le salsicce ripiene di sangue di maiale. I sanguinazzai erano solitamente i chianchieri (macellai, dal nome del tagliere realizzato con un ceppo d'albero chiamata in siciliano chianca) specializzati nella preparazione di questa specialità.

Schioppettieri
Erano gli artigiani che vendevano armi da fuoco. Un tempo la strada si chiamava via dei balestrieri e poi degli archibusieri, con l'evolversi dell'artiglieria prenderà il nome di schioppettieri.

Scopari
Le scope di una volta erano realizzate con la saggina (ddisa in siciliano), un'erba particolarmente resistente che veniva seccata e poi legata e stretta in fasci a un bastone. Esistevano scope più grezze, formate da rametti d'albero legati insieme e adoperati prevalentemente per la pulizia delle pubbliche vie.

Sedie volanti
Il nome accende le fantasie di sedie che volano per magia o per qualche sciarra in famiglia. In realtà si trattava di mezzi di trasporto che, numerosi artigiani specializzati, realizzavano, ovvero le portantine.

Seggettieri
I seggettieri portavano le portantine, caricandole a spalla con le robuste assi di legno. Potevano essere alle dipendenze dei nobili, ma c'erano quelli che lavoravano in proprio trasportando i clienti per brevi tragitti in città, ovviamente a pagamento.

Zimmillari
Quello degli zimmillari è uno dei mestieri che nel tempo è andato perduto. Erano artigiani specializzati nella realizzazione di grandi ceste dette zimmili, fondamentali nell'antico sistema di trasporto delle merci, a dorso di mulo o sui carretti.

Zingari
La contrada degli zingari nel quartiere dell'Albergheria indicò per molti secoli una zona malfamata dove si erano insediate colonie di zingari. Nel tempo queste comunità ormai integrate si specializzarono nei lavori in ferro e specialmente nella fattura di chiodi e catene.
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