MONDO SOLIDALE
Dalle cure in Africa ai senzatetto di Palermo: la missione di Avopas tra le strade della città
Un'associazione di volontariato per i senzatetto racconta il suo operato a Palermo: ecco come nasce, la sua storia e l'impegno anche in due villaggi in Africa

L'associazione di Avopas a Palermo
Da circa sei anni opera anche tra le strade della città per tendere una mano ai clochard, dando loro un pasto pronto e trasmettendo il calore familiare che purtroppo gli è stato sottratto.
Questa realtà ha iniziato il suo percorso gestendo due villaggi della Repubblica Democratica del Congo.
«Prima del nostro intervento, per coprire le esigenze sanitarie disponevano soltanto di quattro stanzette - ci racconta Giampaolo Reina, presidente dell'Avopas e medico in pensione - rispettivamente divise in: visite, pediatria, chirurgia e sala parto.
In tutti questi anni in cui ci siamo recati lì, abbiamo agito sul territorio cercando di sopperire alle mancanze che inevitabilmente presentava. Grazie alle donazioni, adesso in questi due villaggi ci sono 11 strutture in cemento chiuse e protette dalle infezioni.
Tra queste abbiamo il pronto soccorso, medicina, chirurgia, pedriatria, medicine uomo e donna, ginecologia, ostetricia e reparto dedicato alle malattie infettive tra cui anche il colera.
Grazie all'attività sul territorio e a tre progetti della Regione Siciliana che abbiamo vinto anni fa- precisa il presidente- abbiamo reso l'agricoltura e l'allevamento due lavori più sviluppati con i dovuti strumenti, mangimi, trattori e persino un pick-up per facilitare i movimenti».
Da sempre sulle orme degli altri per non abbandonarli al proprio destino, da circa sei anni qualcosa in Avopas è cambiato e si sono proiettati verso i senzatetto di Palermo: «Io facevo volontariato con altre associazioni come la Comunità di Sant'Egidio o gli Angeli della Notte e - continua Giampaolo Reina- tutti si lamentavano che nessuno si impegnasse a girare per la città il sabato e a consegnare i pasti ai clochard.
Effettivamente io stesso mi sono chiesto "Ma il sabato non si mangia?" e dopo aver presentato questa proposta insieme al mio gruppo di Avopas, abbiamo iniziato questo percorso.
Prima eravamo in 6, adesso siamo circa 30 ed è una cosa bellissima, noi sentiamo di avere un dovere morale nei confronti di queste persone.
La domenica precedente all’uscita per le strade della città, si invia un messaggio nel nostro gruppo Whatsapp per capire chi prepara i pasti. In tutto sono 60 primi e 60 secondi, ma siamo una squadra e non c'è solo questo.
Non avendo ancora il nostro banco alimentare, ci riuniamo in sede il sabato nel primo pomeriggio e insieme, in un'oretta e mezza, prepariamo questi sacchetti con un primo, un secondo, un panino, una bottiglietta d’acqua, frutta e dolci come brioscine con la nutella».
Ma nei pacchi-spesa per le famiglie ci sono anche buste di latte, salsa, tonno, biscotti, tanta verdura e posate.
«Tra le 17.00 e le 17.30 si inizia il giro. Evitiamo la sera perché di sabato è meglio uscire prima per non rimanere bloccati nel traffico e ci si divide con le macchine dei volontari in due gruppi: giro città e giro mare.
Noi andiamo non soltanto per un pasto, ma per ascoltarli, per dare loro medicine e vestiti e condividiamo con loro quello che succede in città e nella loro vita.
Gli chiediamo se hanno parenti in ospedale. Nel nostro piccolo stiamo facendo qualcosa che ha la sua importanza perché loro ci danno moltissimo, tanti sorrisi e tanta carica portando gioia e felicità.
Queste persone hanno un nome e una storia. C'è chi li vede come se fossero i "materassi" su cui dormono, ma per noi non è così. Si chiamano “Mario”, Roberto" e soprattutto loro ci aspettano. Se noi non passiamo, non mangeranno.
C'è chi ci chiede libri perché desiderosi di sapere la storia dei Florio a Palermo, di "viaggiare" con libri di avventura, di appassionarsi con i polizieschi o ricettari di cucina. Ci chiedono persino fumetti».
Anche durante la pandemia l'associazione si è mossa per contrastare il Covid: «Siamo due medici in associazione e quindi grazie a una richiesta speciale, abbiamo somministrato i vaccini a chi non disponeva di carta d'identità e tessera sanitaria. Bastava il loro nome e cognome».
Questa realtà palermitana è in continuo movimento e per questo motivo è sempre attenta a chi si sposta e a chi, invece, arriva: «È un aspetto che accomuna tutti noi, anche quando non stiamo facendo volontariato è come se lo facessimo - continua Giampaolo Reina -.
Quando camminiamo per strada o siamo in macchina il nostro sguardo non è verso i negozi o le stelle, ma guardiamo i marciapiedi.
Dopo anni conosciamo i posti dove potenzialmente possono rifugiarsi, ma consideriamo anche che molti di loro sono nomadi e non è così semplice.
Appena ne abbiamo la certezza, lo comunichiamo nel nostro gruppo Whatsapp. Di molti abbiamo il numero di telefono e infatti già dalla mattina li avvisiamo dicendo: "Oggi pomeriggio passiamo", anche se è una promessa che già facciamo il sabato durante il giro precedente.
Ovviamente può capitare di non trovarli perché si sono spostati o, nei casi più dolorosi, perché non ci sono più. Recentemente se n'è andato Tanarase. Sempre elegantissimo in giacca, cravatta e camicia bianca è scomparso a causa di una polmonite malcurata.
Era la nostra "mascotte", lo adoravamo. Voleva sempre abiti di questo tipo e noi lo ricordiamo col sorriso perché ci ha dato tanto.
C'è chi è stato ucciso, chi viene tormentato da bande durante la notte. Molti sono stati abbandonati dalle famiglie o sono genitori caduti in miseria. Trovi chiunque sui marciapiedi con storie assurde a cui nessuno crederebbe mai, eppure sono reali.
Il problema è che ci siamo scordati che anche noi siamo migranti e viviamo di viaggi con le valigie fatte di cartoni e sogni che a volte vengono infranti. Io sono nato a Lecco, pur essendo siciliano di origini e mio papà è andato lì per cercare fortuna. Perché lui sì e altri no?».
Anche se sembra strano a crederci, c'è chi diventa clochard per scelta: «Può anche accadere questa possibilità. Non tutti vogliono andare nei dormitori e vogliono avere la libertà di stare per strada.
Ci sono anche senzatetto che non vogliono essere aiutati perché non si fidano abbastanza, ma fa parte del mondo - conclude il presidente dell'Avopas -. Quello che noi possiamo fare è confermare il nostro impegno e dovere morale nel tendergli una mano sempre e comunque».
Per chiunque volesse aderire al giro di volontariato proposto dall'associazione Avopas, può scrivere al numero 347 7782652.
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