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Dalla siccità ai nubifragi, parla Legambiente: cosa ci aspetta nei prossimi mesi in Sicilia

Non è la sola pulizia di caditoie e tombini che risolve il problema. La strategia messa in campo finora "si è rivelata inadatta". Le proposte degli ambientalisti

  • 22 ottobre 2024

La Sicilia è stata messa (di nuovo) in ginocchio dal maltempo. I violenti nubifragi, che si sono abbattuti nell’Isola, lo scorso fine settimana, hanno creato non pochi disagi ai cittadini. Diversi gli interventi da parte della protezione civile regionale e dei vigili del fuoco in varie zone allagate.

Smottamenti, mancanza di elettricità: un quadro che, purtroppo, conosciamo bene e al quale assistiamo spesso. Una situazione che si ripete anche a causa dall’ormai noto cambiamento climatico e che non ha dato soluzione nemmeno all’emergenza idrica che la Sicilia vive, ormai da mesi.

Per Legambiente Sicilia in soccorso ad eventi calamitosi di questa portata potrebbe arrivare la "Natura" con la diffusione di energie rinnovabili: «La recente ondata di maltempo che si è abbattuta in Sicilia nei giorni scorsi, sta mostrando tutta la debolezza dei nostri territori. Ma, ormai, purtroppo, ci stiamo abituando a tutto questo. E non dovremmo farlo – spiega Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia -.
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Se fossero state realizzate, negli anni, soluzioni ad hoc per contrastare le violenti ondate di maltempo, con annessi nubifragi e smottamenti in varie aree dell’Isola, non saremmo arrivati a questo punto.

È vero che sono stati messi in atto alcuni interventi che, tuttavia, si sono rivelati inefficaci. Basti pensare alle alluvioni che interessano, sempre, gli stessi luoghi. Allagamenti praticamente ovunque, a Catania, esondazione dell'Imera a Licata, del Dittaino a valle di Enna. La stessa Enna alta isolata a causa di una grossa frana che ha bloccato la via Pergusa in pieno centro cittadino, per fortuna senza vittime nonostante l'ora ed il luogo del distacco. Allagamenti anche nell'area iblea».

Per Legambiente Sicilia, quel che occorre, adesso, è pensare a politiche di adattamento, necessarie per ridurre la vulnerabilità dei suoli agricoli e urbani, basate su soluzioni che vedono come protagonista la Natura: «Cito, per esempio, le vasche di laminazione, che nascono proprio per risolvere il problema del rischio idrogeologico e delle esondazioni e che hanno il compito fondamentale di accogliere al loro interno le ondate di piena derivanti da rogge, fiumi o canali. O, ancora, lasciare che argini e corsi d’acqua abbiano il loro naturale deflusso e permeabilizzare i suoli nelle aree urbane.

Non è, di conseguenza, la sola pulizia di caditoie e tombini la soluzione, che è quella che, sinora, è stata messa in campo ma si è rivelata inadatta. Vanno ricreate le aree di esondazione lungo il corso dei fiumi e vanno affrontate le sorti di tutte quelle aree che, investite nell'ultimo sessantennio da urbanizzazione e consumo di suolo, oggi appaiono in gravissimo rischio per la loro posizione lungo le principali aste fluviali.

L'Autorità di Bacino dovrebbe essere uno strumento formidabile in questa epocale resistenza al cambiamento climatico ed invece appare ancora ancorata a visioni tecniche e politiche vecchie e controproducenti capaci solo di consentire lo sperpero di somme enormi della rettificazione fluviale».

Tutto questo, però, non basta, se non viene associata anche una politica di mitigazione. «Le cause della crisi climatica sono chiare a tutti – prosegue Castronovo – e si tratta delle fonti fossili, la produzione di CO2. Se non ribaltiamo la cosa, nel minor tempo possibile, avremmo soluzioni tampone che non saranno efficaci a questi eventi che saranno ancora più calamitosi in futuro».

L’alternativa, per Legambiente Sicilia, è la diffusione di energie rinnovabili e la chiusura degli impianti inquinanti, come quelli termoelettrici o a carbone.

Il tutto seguito da una riconversione ecologica degli impianti di produzione fossile: «Evitare, poi, di estrarre metano dai mari o petrolio dai suoli - conclude Castronovo - e agire, invece, per promuovere gli impianti fotovoltaici, agrovoltaici, eolici ed eolici off shore, ma anche la biodigestione aerobica. Questi, sì, che sono utili e necessari per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici».
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