ITINERARI E LUOGHI
Dalla rocca sovrasta una (mitica) città: il prezioso santuario al centro della Sicilia
Situato all’interno di un vasto spazio sacro, in epoca greca il monumento era dedicato alla dea Demetra, personificazione della fertilità e dell’attività agraria
La Rocca di Cerere a Enna
Situato all’interno di un vasto spazio sacro, in epoca greca il monumento era dedicato alla dea Demetra, personificazione della fertilità e dell’attività agraria.
Diodoro Siculo (I secolo a.C.) e Claudiano ( V secolo d.C.) decantano Enna come il luogo mitico ove si svolse la nota vicenda di Proserpina, rapita da dio degli Inferi Plutone.
Non per nulla, su alcune monete siceliote della città figurava la dea Demetra su una quadriga; intenta a cercare la propria figlia, nella mano destra reggeva una fiaccola e nella sinistra impugnava le redini.
A giudizio degli studiosi, il culto di Demetra si è radicato in Sicilia a partire dal periodo della colonizzazione greca sull’isola. La maggior parte sostiene che uno dei primi ad introdurlo fu Antifemo di Rodi (VII secolo a.C.), fondatore di Gela.
Diversi scrittori latini hanno rilasciato svariate testimonianze sul tempio eretto in suo onore. Cicerone stesso, nell’opera "In Verrem IV,49,50", riportava che vi è in Sicilia uno straordinario culto in privato e in pubblico per la Cerere ennese.
Gli ennesi credono che Cerere abiti presso di loro, tanto da sembrare non cittadini di quella città, ma tutti sacerdoti, tutti abitanti e ministri di Cerere.
Pur esistendo, infatti, a Roma un tempio dedicato a Cerere alcuni sacerdoti del popolo romano partivano in pellegrinaggio per il santuario di Cerere a Enna.
Oltre a ciò, il medesimo autore raccontava che "Verre, non potendo impossessarsi della statua di Cerere, situata davanti al tempio a lei dedicato perché troppo grande, rubò la statua di Vittoria che la dea teneva sulla mano destra".
Infatti, coerentemente con quanto riferito, proseguiva narrando che ante aedem Cereris in aperto ac propatulo loco erano presenti due statue raffiguranti Trittolemo e Cerere. Quest’ultima, infatti, recava una statua della Vittoria sulla mano destra.
Tutt'ora, sulla rocca si scorgono tracce di un’ara posta al centro e due poderosi intagli nella roccia. Con molta
probabilità, essi fungevano da base di supporto per entrambe le sculture sopracitate.
Il complesso monumentale è, altresì, dotato di due gradinate rispettivamente orientate a nord-ovest e sud-ovest. L’area sacra, per di più, era costituita da molteplici percorsi interconnessi che ospitavano edicole votive e numerose sorgenti d’acqua.
Anche gli ambienti sottostanti lo sperone roccioso erano contrassegnati dalle medesime decorazioni. Gli esperti suppongono che tali spazi, preposti allo svolgimento di sacri rituali, erano assiduamente frequentati da parte dei pellegrini.
In parole semplici, si trattava di un vero e proprio itinerario catartico e spirituale. Su una parete calcarea dell’attuale "Contrada Santa Ninfa" è ancora possibile ammirare le edicole scavate nella superficie rocciosa.
L’immane vastità dell’area sacra è documentata da un epigrafe risalente al IV o III secolo a.C. che, a sua volta, reca una dedica a Demetra.
Ad oggi, il prezioso santuario rappresenta uno dei beni storico-patrimoniali più significativi del territorio siciliano. Basti pensare che, dal 2018, risulta essere iscritto al Registro delle Eredità Immateriali su iniziativa della Delegazione FAI di Enna.
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