STORIE
Dall'Argentina sceglie Palermo: chi è l'attrice che (da Ballarò) dà voce ai "desaparecidos"
Vi raccontiamo la storia (e l'impegno) di Monica Scapparone, attrice e attivista argentina che ha scelto di vivere in Sicilia: "Terra magica e non addomesticabile"
Monica Scapparone
Raccontare per non dimenticare è la motivazione di questa Piece: «24 marzo 1976, Argentina», scritta diretta e interpretata da Scapparone. Monica è nata a Buenos Aires, «i familiari di papà sono italiani, originari della Liguria ed Emilia Romagna, quelli di mamma sono spagnoli».
Una carriera lunga 30 anni, iniziata a "Los Teatros de San Telmo" a Buenos Aires. Tantissime le sue interpretazioni in teatro, film, fiction, una tra le più conosciute "Montecristo", un adattamento moderno del capolavoro di Dumas, dove irrompe la tragedia dei Desaparecidos con il rapimento dei bambini durante la carcerazione.
La storia allucinante, della Dittatura Argentina durata dal 1976 al 1981, la conosciamo tutti: 30.000 persone sparite, rapite dalle loro case di notte, con la famigerata Ford Falcon Verde, deportati nei centri di detenzione, torturati, per poi essere poi sedati e gettati da un aereo, per far sparire ogni traccia di questo che è stato riconosciuto come "Crimine contro l’Umanità".
Fu un’atrocità che coinvolse anche semplici ragazzi, studenti, come quelli "delle Matite Spezzate" a La Plata, rei di aver manifestato per ottenere la riduzione del biglietto dell’autobus e uno sconto sul prezzo dei libri.
Tra questi desaparecidos, molte erano donne, alcune incinte che partorirono in quell’inferno, a loro furono rapiti i bambini per essere consegnati a famiglie di militari e sostenitori del regime. Furono 500 i bimbi rubati, ora adulti, di cui solo 133 sono riusciti a ricostruire la loro storia, grazie all’infaticabile protesta delle Nonne (Abuelas de Plaza de Majo) e mamme dei loro genitori.
Monica Scapparone è una delle attiviste e lavora instancabilmente affinché la memoria, non consenta più simili orrori. Si adopera affinché quei bimbi possano sapere chi sono: «Molti di quegli Hijos, (figli) sono in Europa e in Italia, e solo parlandone si riesce a ricostruire le loro storie, nel mio Paese ci sono voluti 45 anni per sapere cosa stava succedendo».
Da sempre sensibile e dalla parte degli “oppressi e ultimi”, dal 2018 al 2019 a Palermo è stata aiuto regista, fotografo di scena e producer del docufilm L’Orchestra dei Migranti. Il riscatto di giovanissimi immigrati venuti dal mare in condizioni disumane, che hanno studiato musica e si sono esibiti nella Cattedrale di Palermo.
Una collaborazione con il Conservatorio Scarlatti che ha dato valore alle parole integrazione e accoglienza: «Questa esperienza mi ha lasciato un ricordo intenso, ho conosciuto ragazzi straordinari con una grande educazione e sensibilità. Mi è capitato di rincontrarli e sono stata felice di vedere che stanno bene. Uno di questi l’ho visto per strada, si era appena comprato una collanina con la Trinacria. Questo mi ha emozionato tantissimo, aveva ormai la Sicilia nel cuore».
La Terra, aggiunge, “non ha frontiere”, ma orizzonti: «La Sicilia ha una grande umanità che non diminuisce se avvengono fatti terribili come quelli del branco». Afferma che non è un discorso legato a una realtà cittadina ma a una condizione giovanile diffusa.
«C’è bisogno di educazione e cultura, io a 20 anni andavo al cinema al teatro, m’incontravo con gli amici al bar, dove parlavamo. Il problema non è la movida, ma come la vivi. Il Machismo continua a essere il grande problema, accompagnato dalla mancanza di comunicazione. I genitori chiedono ai figli se sono felici? Le loro risposte potrebbero far capire quale significato danno a questa parola. Inoltre esiste un’educazione emozionale che insegna a sentire quello che sente l’altro».
La vicenda argentina, luogo privilegiato di tanti italiani, invita a riflettere: quanti sono i desaparecidos di origine italiana?«Si stima circa 663, quanti bimbi sottratti e quanti i carnefici? Senza tralasciare che alcuni di questi criminali hanno trovato rifugio in Italia: uno di questi era stato avvistato nei pressi di Messina».
Il monologo è recitato in spagnolo, scelta coraggiosa, che parte da un dato: le emozioni arrivano, lo testimoniano le lacrime del pubblico. Mi porta l’esempio di una ragazza del Kenya: «Mi ha detto di non aver capito molto, ma che ma aveva sentito tutto, il corpo e le emozioni parlano una lingua comprensibile a tutti».
Monica Scapparone abita a Ballarò, dal suo balcone vede un mondo multietnico tra colori e profumi, dove gli idiomi di altre lingue si mescolano al siciliano creando ricchezza. Chiedo cosa ha trovato in città: «Palermo, è una città magica, bellissima non addomesticata e non addomesticabile, qui mi sono successe cose straordinarie, qui ho scelto di vivere».
Ho un’ultima domanda, cosa le manca dell’Argentina, e il perché di quell’orrore: «Mi mancano la mia famiglia, gli amici, la passione e la lotta quotidiana. Non bisogna nascondersi dietro la maschera dell’ordine e della giustizia, accettando un pensiero unico che spesso nasce dall’odio. La domanda giusta da fare, è perché succede ancora?». Nunca Mas, mai più.
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