STORIA E TRADIZIONI
Dall'alto questo borgo in Sicilia sembra un giglio: le (tante) storie sulle origini del nome
La sua storia è lontana e questo lo confermano i reperti archeologici che lo fanno risalire addirittura al 3.000 a.C., nel periodo paleolitico e neolitico
Petralia sulle Madonie (Foto di Sara Abello)
A dire il vero, siccome sono un po’ come san Tommaso, dopo la chiacchierata con Pietro Polito, sindaco di Sottana (Alt! Niente dispute qui tra Sottana e Soprana), una capatina per verificare con i miei occhi l’ho fatta... . L’origine del borgo è lontana, ma tanto lontana, e questo lo confermano i reperti archeologici che lo fanno risalire addirittura al 3.000 a.C., nel periodo paleolitico e neolitico.
Da qui alla colonizzazione greca del 750 a.C. circa, sempre che si siano spinti fin sulle Madonie, il passo non è rapido. Di sicuro da qui sono passati, vittoriosi, i romani, e proprio a quest’epoca risalgono le testimonianze di Cicerone che parla di Petra. Peccato che secondo la Normale di Pisa si tratterebbe di Pietraperzia in provincia di Enna, e non di Petralia.
Dopo la caduta dell’Impero Romano, in tutta l’area si sono susseguite invasioni di Vandali, Eruli e Ostrogoti. Questo per farvela breve, e così fino alla liberazione dell’isola dai Barbari da parte dei Bizantini più o meno nel 551.
Nell’820, con la dominazione araba, Petralia era Batarliah o Batraliah, da batra, “pietra” e liah, “alta”, questa sembrerebbe l’origine del toponimo più attendibile e familiare, le Madonie però non smettono di stupirci...
Con la conquista dei Normanni nel 1062 il borgo fu infatti ribattezzato Petra Heliae, “pietra di Elia”, in onore del profeta Elia, ritenuto il fondatore dell’ordine dei Carmelitani Scalzi. Intanto, nel 1258, si cominciarono ad avere i primi riferimenti alle due Petralia, Soprana e Sottana.
Chissà cosa sarà stato prima... . Da questo momento un susseguirsi di regno, viceregno, Borboni e unità d’Italia fino ad arrivare ai nostri giorni con la più fantasiosa delle leggende sul toponimo di Petralia.
Secondo don Francesco Tropea, per gli amici Ciccio, personaggio molto importante per la storia di Sottana dell’epoca fascista e poi sino agli anni ‘50, cui si deve anche la nascita della Pro loco cittadina, l’origine sarebbe stata da ricondurre a Petrae lilium, giglio di roccia.
Questa è l’ipotesi più recente e molti di voi si chiederanno che ruolo possa avere un fiore in tutto ciò. Ecco, sembrerebbe appunto che dal Santuario della Madonna dell’Alto, protettrice di Petralia Sottana dal 1818, a seguito di un forte terremoto che lasciò quasi del tutto illeso il popolo del paese, la visuale che si staglia dinanzi agli occhi dell’osservatore che ammira da lì il borgo, mostri proprio un giglio, tutto di pietra.
Il santuario sorge a ben 1.819 metri sul livello del mare e custodisce l’effigie della Vergine Maria scolpita da Domenico Gagini nel 1471 ma, considerata la neve dei giorni in cui ho provato a sbirciare, non mi sono potuta spingere fin lassù.
Voci autorevoli, con il sindaco in cima alla lista, confermano che di gigli non ve ne è neanche l’ombra e lui, questa certezza l’ha sin da quando, ancora bambino, fu portato sin lassù e ha provato a cercare quel giglio di cui tutti gli parlavano, ma nulla. Io stessa, non potendo raggiungere quelle vette ho cercato visuali alternative e posso confermare che di gigli non se ne avvistano.
Se provate a chiedere ai petralesi però, forti del potere del santuario, di don Ciccio Tropea e della credenza popolare ormai così radicata, vi confermeranno che le case del borgo, viste dall’alto, delineano proprio l’immagine sinuosa del giglio, e a questo punto, perchè provare a fargli cambiare idea?!
Pensate addirittura che l’antico stemma petralese, che prevedeva l’immagine di tre cardi per la famiglia blasonata dei Cardona, vide la loro sostituzione, in epoca fascista, con tre gigli.
Oggi lo stemma civico è il giglio di roccia, una pianta di giglio d’oro, su sfondo rosso. Lo stemma è sormontato dalla corona di città e sotto vi è un cartiglio con il motto “Lilium Petrae”, concesso con decreto del presidente della Repubblica Italiana del 27 luglio 1993.
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