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Dai ceri alle torce con gli stracci di tela: l'arte delle luminarie "accende" le notti in Sicilia

Dobbiamo fare un salto nel tempo molto indietro per recuperare le radici di questa arte oggi rimasta custodita da poche famiglie in Sicilia. Come nascono le luminarie

Giovanna Gebbia
Esperta di turismo relazionale
  • 6 novembre 2023

Luminarie in via Maqueda (foto di Gli amici di Giuseppe Pitrè)

Accendono le notti e brillano al buio illuminando le feste e le festività con centinaia di luci multicolori e multiformi che attraggono lo sguardo e rapiscono gli occhi e il cuore con l'atmosfera di allegria ma anche "opere d'arte" la cui manifattura in Sicilia trova radici lontane.

Stiamo parlando delle luminarie, o per meglio dire, dell’arte delle luminarie, dato che oggi assistiamo a veri trionfi di scenografie che via via nel tempo si sono fatte sempre più ardimentose alte e multiformi ricche di effetti floreali o simboli.

Dobbiamo fare un salto nel tempo molto indietro per recuperare le radici di questa arte oggi rimasta custodita da poche famiglie che sono arrivate al di la del solo allestimento, realizzando veri e propri spettacoli richiesti in vari eventi.

Le luminarie o luminaria al singolare, come deriva il nome stesso dal latino lumen, significa proprio "oggetto che diffonde luce".

Se le prime luminarie erano erette esclusivamente in occasione di festività, oggi assistiamo a questi trionfi di luce multicolor in eventi di ogni tipo: dai matrimoni alle sfilate di moda, alle scenografie per film e celebrazioni laiche.
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In origine erano lumi accesi con ceri o lampade a olio eretti per devozione ai santi durante le festività dedicate a questi ultimi, altari esposti che con la luce davano risalto alla sacralità del momento per dare vita alle celebrazioni religiose e spirituali.

Vennero anche utilizzate torce con stracci di tela catramata, successivamente vennero sostituti con piccoli bicchieri in vetro pieni di olio di bassissima qualità “chiamate lampante”, che venivano accesi uno ad uno.

In Sicilia con l’arrivo della dominazione spagnola assistiamo all’incremento del fervore religioso che si manifestava nelle espressioni del culto mettendole in risalto in ogni modo possibile, e per contro ad uno sfarzo a discapito della morigeratezza della fede, che si andò palesando in uno sfarzo sempre più evidente, cosa al quale non si sottrassero le luminarie.

Sembra che fu grazie a Pietro III d’Aragona - colui che contribuì efficacemente alla cacciata degli Angioini dal suolo risolano – che ordinò alle maestranze artigiane dell'epoca di innalzare le prime strutture in legno che rispondono al nome di parature sulle cui palizzate venivano distribuiti in maniera rudimentale dei lumini ad olio con involucri multicolori, che andavano ad ornare ingressi di portali, piazze e sagrati, in generale nei luoghi dove si teneva la celebrazione principale.

La storia delle luminarie continua ad evolversi fino al XVII secolo dove si espande su tutta l’isola e per i festeggiamenti dell'epoca non poteva mancare l’allestimento atteso tanto dei nobili quanto dal popolo che si era assuefatto a questa usanza, nella quale trovava quel senso di allegria che accendeva la festa e conferiva una ulteriore solennità agli eventi sacri.

Nella tradizione religiosa la luce ha sempre avuto un senso evocativo: lumi, candele, torce e fuochi hanno sempre rappresentato il divino o la rinascita, come la spiritualità e il senso della devozione, nelle chiese e nei templi come nei luoghi dedicati al culto.

In questo senso proprio le luminarie prendono vita da questo tipo di illuminazioni e hanno avuto sempre lo stesso ruolo, nate per esaltare e amplificare il valore simbolico della luce, in particolare nei paesi di tradizione cattolica.

Le decorazioni iniziarono a prendere altre forme montate sulle cornici che in origine illuminavano solo il contorno delle parature con strutture floreali, simboli, lettere e decorazioni che davano ulteriore luminosità e allegoria all’impianto.

Dai primi del Novecento fu l’acetilene ad alimentare le fonti luminose ma con l’avvento delle lampadine i lumi e le candele vennero sostituiti dando un ulteriore slancio all’arte dei fabbricanti artigiani i quali fecero un varo e proprio salto di qualità oltre che di creatività arrivato fino ad oggi, un incredibile patrimonio artistico tradizionale che dall’epoca barocca è arrivato ancora ad accendere le città e in particolare quelle siciliane e del Sud Italia, dove le feste patronali sono diventate vere attrazioni turistiche con le figurazioni tipiche che hanno la forma di gruppi floreali, archi e rosoni, frontoni, corone e fascioni.

Alle feste cittadine fanno eco quelle dei rioni che si animano di queste luci celebrando i santi del quartiere ai quali viene dedicato un intero festeggiamento di processioni e spettacoli, che si svolgono sotto le scenografie di queste impalcature.

Una nota su come si costruiscono: le strutture portanti vengono prima disegnate e poi intagliate su pannelli marini come quelli usati per la costruzione degli scafi delle barche perché più resistenti alle condizioni metereologiche.

Dopo la sagomatura si sistema si fissa l’impianto elettrico con le luci più volte ripetute seguendo il disegno e i colori, poi, quando la struttura è pronta, si procede al trasporto e al montaggio con tiranti aggrappati a balconi o pali elettrici.

A Novara di Sicilia c’è addirittura un festival dedicato.

Il Festival della Luminaria tradizionale italiana, di rilevanza regionale che prevede una gara di installazione con luminarie nelle vie del paese a cura di più aziende artigiane siciliane, che illuminano luoghi iconici e importanti del paese con straordinarie impalcature e in coincidenza con la festa patronale.
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