ITINERARI E LUOGHI
Da qui puoi ammirare un panorama senza eguali: sei in Sicilia sul monte Ferrà
È possibile abbracciare con lo sguardo il vasto orizzonte, vedere gli altri monti ricoperti di vegetazione più scura in cima, dai colori chiari sui fianchi delle valli

Il Monte Ferrà in Sicilia
Ai primi di aprile con il gruppo Camminare i Peloritani ci siamo diretti a Ziriò poco più giù di Dinnammare (Il monte più alto sopra Messina ) ed abbiamo iniziato la nostra escursione con un cammino in discesa, dove abbiamo incontrato i ruderi di fortificazioni risalenti alla II guerra mondiale con un’ottima visuale sul mare.
Avrebbero dovuto impedire nel giugno del '43 l’avanzata degli Alleati, ma oramai andati in rovina e invasi dalla vegetazione hanno perso il loro aspetto militaresco ma tutto il luogo sembra piuttosto un’area attrezzata per i pic-nic poiché ci sono anche dei sedili in cemento e un bel prato.
Abbandonata l’ampia sterrata che si è snodata per un tratto delimitata da platani secolari con il poderoso tronco a chiazze ramificato solo in alto, abbiamo proseguito il nostro cammino per stretti sentieri in mezzo a siepi di erica, pungitopo ed altri arbusti ed abbiamo iniziato l'ascesa abbastanza agevole verso monte Ferrà.
Siamo rimasti favorevolmente stupiti della sua panoramicità, infatti pur non essendo particolarmente alto (700 m. circa), poiché non ci sono altri monti davanti, è possibile abbracciare con lo sguardo tutto il vasto orizzonte, vedere gli altri monti ricoperti di rigogliosa vegetazione più scura in cima, dai colori più chiari sui fianchi vallivi.
Il verde prevalente, in tante zone era interrotto da efflorescenze gialle, bianche che conferivano colore e vivacità al paesaggio. Ma inalavamo anche il profumo della terra dopo la recente pioggia e l’odore balsamico delle resine dei pini.
Dopo l'ascesa, ci è toccata la discesa, un declivio piuttosto ripido con un manto erboso più chiaro ma in cui non si poteva indugiare molto a guardare lontano e vedere dei rivoli argentei solcare il fondovalle perché bisognava anche fare attenzione dove e come mettere i piedi. Col tempo si acquisisce la giusta tecnica.
Comunque questo esercizio di equilibrismo ha avuto la sua giusta ricompensa quando siamo giunti al fondovalle davvero splendido, rischiarato dal sole e con la sua erbetta tenera punteggiata di fiorellini bianchi di aglio selvatico che per il suo odore aspro e pungente non si immaginerebbe presentarsi in veste così delicata.
C'erano anche delle piante di felce che facevano ala ad un ruscelletto che si era fatto strada nel solco vallivo, dopo essere sceso da una levigata e verde parete rocciosa con una spumeggiante cascata.
Proseguendo il cammino siamo risaliti verso un'altra cresta montuosa, un'ascesa in una zona ombrosa, fra alberi e piante dai colori abbastanza cupi, fra cui alcuni raggruppamenti di pungitopo.
Giunti in vetta, la relativa fatica dell'ascesa è stata ampiamente ripagata dal magnifico paesaggio che si è offerto alla nostra vista, cime dei monti e fianchi vallivi ricoperti di boschi dai colori dal verde più tenue a quello più scuro, ma c'era anche un intero pendio che era un'unica distesa gialla perché ricoperto da innumerevoli ginestre : "fulgenti di fiori accolti".
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