STORIE
Da Palermo gira il mondo per i "suoi" film: chi è la 33enne che vive la magia del cinema
La passione della giovane per un mondo affascinante è diventata un lavoro. Si immerge così sempre in storie incredibili e si sposta per inseguire il suo sogno
Giorgia Lodato
Dopo avere conseguito la laurea triennale in Scienze della Comunicazione per le Culture e Arti presso l’Università degli Studi di Palermo era rimasta affascinata in particolare dal corso sulla Storia del Cinema.
«A lezione ero sempre l’unica ad alzare la mano quando il professore chiedeva "chi conosce questo film?" e in effetti Il legame con questo insegnate è stato cruciale nella scelta della tesi sul Cinema Postmoderno.
Successivamente fu sempre lui a consigliarmi di proseguire gli studi presso l’Università di Torino con il corso Magistrale del DAMS, da dove è iniziata la mia storia d’amore con il mondo del cinema».
Ma chi c’è dietro a tutto questo, chi getta le basi e organizza quel sottobosco che permette ad un film di diventare una pietra miliare del cinema o un piccolo capolavoro per pochi intenditori? Ecco ci sono persone proprio come lei, come Giorgia che sta dietro ad un telefono o ad un pc, o dentro riunioni fiume, per pianificare quello che serve ad una troupe per mettere in piedi tutto il circo che reciterà.
Andiamo per tappe, come sei arrivata a scegliere la tua professione? «Ho sempre desiderato lavorare nel cinema: non sapevo bene come e con che ruolo, ma avendo lavorando per tanti anni per diversi Festival Cinematografici di Torino sempre nell’ambito della produzione, sapevo che la mia indole "organizzativa" andava sfruttata.
Ho avuto il sostegno di tanti amici che lavoravano nel settore che mi hanno indirizzato verso la strada lunga e tortuosa del mio percorso appena nato».
Una vita impegnativa che toglie quello stereotipo di "allure" dove tutto sembra uscire da un colpo di bacchetta magica. «Ho iniziato partecipando ai cortometraggi dei miei amici, e piano piano sono passata a produzioni sempre più grandi. La mia prima esperienza è stato un progetto italo-americano con una troupe che contava 300 persone: sembrava impossibile e invece è stata bellissimo. Da lì ho capito che fare la coordinatrice di produzione sarebbe stato il mio lavoro».
Ed ecco scoperto l’arcano: Giorgia vola da una produzione all’altra pianificando molto prima tutto quello che permette ad una troupe di spostarsi, di alloggiare, di vivere insomma per tutti i mesi di lavorazione.
E non è proprio una passeggiata, giorni senza fine, senza orario, senza rete diremmo in gergo acrobatico, nei quali si districa tra soluzioni estemporanee e cambiamenti dell’ultima ora. il suo sorriso maschera questo retroscena per il quale ci vuole una gran testa e soprattutto, la pazienza dei santi mista ad un briciolo di creatività per cercare soluzioni anche all’ultimo minuto.
Tornando a lei, ci chiediamo se questa fosse una passione, un sogno... oppure una scelta che è arrivata strada facendo. «All’età di 13 anni vidi un film in tv che mi aveva consigliato mia madre: "M il Mostro di Dusseldorf" di Fritz Lang e questa proiezione fu la conferma - per me - che il cinema era (è) il mio mondo di riferimento e che conoscerlo a fondo sarebbe stato il mio obiettivo».
In effetti la sua è una famiglia un po’ speciale alla cui tavola si mangia pane e cultura, mamma Annamaria Balistreri nel panorama culturale palermitano è una delle personalità più attive che spazia dalla letteratura all’insegnamento, all’impegno civile, donna brillante e colonna portante della famiglia, ricca di amici storici per i quali Giorgia è quasi una nipote.
Papà Francesco segue a ruota, dal mondo dell’imprenditoria e quello del vino, uno spirito gioviale sempre con la battuta pronta. Sono stati i primi sostenitori della sua scelta, nonostante qualche perplessità normale per chi vede i propri figli affrontare il futuro via da casa.
E che futuro… a proposito di casa: dove vivi adesso e cosa fai esattamente? «La domanda più difficile del mondo! Al momento "vivo" dove lavoro, cioè mi sposto a seconda di dove si trova la produzione che mi chiama per il progetto». Ultimamente sono stata 6 mesi a Modena per il film di Michael Mann su Enzo Ferrari e a breve mi sposterò nuovamente per lavorare ad una serie della Disney.
Mi descrivi il tuo mondo al di là del lavoro: passione, hobby… «La mia passione principale è il cinema: adoro la Commedia all’Italiana degli anni ’50 e ’60. Ne sono ossessionata a tal punto che segno in un’agenda tutti i film che vedo. Le mie letture sono spesso manuali sulla storia del cinema oppure biografie dei miei divi preferiti. Un’altra mia passione è fare immersioni subacquee e il mio legame con il mare è molto forte».
A proposito delle persone che ha incontrato, quelle che le hanno lasciato un segno (professionalmente) le hanno insegnato qualcosa - volenti o nolenti - chi con quella durezza che tempra lo spirito (e ti insegna a modellare il carattere), e chi invece con dolcezza.
«Però quello che ho imparato è che nessuno si siederà mai accanto a te per ad insegnarti qualcosa: la capacità deve essere quella di rubare con gli occhi tutto ciò che ci si presenta. Sicuramente l’esperienza durante il film di Michael Mann l’ha segnata profondamente, camminare per i corridoi degli uffici incontrando personalità vincitrici di premi Oscar è stato un vero e proprio impatto.
Conoscerli e sentire da loro racconti sui film che hanno realizzato è stato impagabile, come per esempio i racconti dell’Art Director Supervisor su come il suo volto abbia ispirato la creazione della maschera di V for Vendetta di James McTeigue».
Croce e delizia del suo amato lavoro è lo spostamento continuo, Ogni progetto è una nuova avventura, che porta con sè nuove conoscenze e nuove sfide…e nuove città dove adattarsi. Domanda di rito quindi: La tua terra ti manca e cosa più di tutte le altre?
«Gli affetti soprattutto. Mi manca la routine di stare a casa e frequentare sempre gli stessi posti, la quotidianità - insomma - i rituali che si porta dietro. Palermo è tante cose insieme: amore per la mia terra ma anche rammarico perché - ahimè - è molto difficile viverci».
E poi per chiudere altra domanda cruciale: come ti vedi tra 10 anni, il sogno nel cassetto è? «I miei progetti futuri più che un sogno…un obiettivo da realizzare! diventare produttore e poter scegliere io stessa i film da realizzare.
Vorrei dare più spazio ad un cinema italiano un po' dimenticato. Vorrei prendere spunto dai miei film preferiti che con un sorriso riuscivano a trasmettere sempre amare lezioni di vita».
E sul tornare a casa? I siciliani non se ne vanno mai davvero. «Torno ogni volta che posso e ho imparato che bisogna trovare un po' di casa in ogni posto in cui ci si trova a vivere - anche se temporaneamente».
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