Da Palermo a Roma per l'ultima benedizione del Papa: il toccante ricordo di Ottavio Zacco
Il racconto del consigliere comunale a San Pietro per assistere alla Santa Messa di Pasqua: "La sua uscita in piazza tra i fedeli è stato il suo ultimo regalo"

L'ultima uscita di Papa Francesco in Papamobile, domenica 20 aprile 2025 (foto di Ottavio Zacco)
«Un'emozione fortissima, indescrivibile. La sua uscita in piazza San Pietro, tra la gente è stato un vero e proprio atto di forza, per dare il suo ultimo saluto ai fedeli». È il ricordo di Ottavio Zacco, consigliere comunale e presidente della Commissione Attività Produttive in Consiglio a Palermo, che nel weekend di Pasqua appena trascorso si trovava a Roma con la sua famiglia per assistere alla Santa Messa e ricevere la Benedizione dal Papa.
Nessuno poteva immaginare che quella sarebbe stata l'ultima celebrata in presenza di Bergoglio.
La Domenica di Pasqua (20 aprile) Zacco ha avuto anche il "privilegio" - è proprio il caso di dirlo - di assistere all'ultima uscita del pontefice, che in Papamobile ha voluto salutare i fedeli in piazza, proprio il giorno prima che morisse, lunedì 21 aprile a causa di un ictus cerebrale.
«Abbiamo assistito alla Santa Messa e ci siamo emozionati quando, con un filo di voce, ha dato la sua benedizione. Nessuno poteva immaginare che fosse l'ultima. Ma siamo rimasti davvero increduli quando lo abbiamo visto arrivare tra noi. Nonostate fosse visibilmente sofferente, ha comunque scelto di scendere tra la gente e salutare i fedeli presenti in piazza. C'erano milioni di persone ma al suo arrivo, un silenzio assordante che non dimenticherò mai più».
«Un Grande Papa, umile e sempre presente tra gli ultimi che ha riformato la Chiesa. Un Grande Uomo che ha consacrato la sua vita al servizio degli ultimi, alla difesa della dignità umana e al dialogo tra culture e religioni.La sua voce profetica per la pace, l’ecologia integrale e la misericordia è una eredità indelebile per l’umanità» aggiunge Zacco.
Ed è stato dalla parte degli ultimi, dei poveri, fino alla fine. Dall'ultimo discorso, letto da monsignor Diego Ravelli, in cui ha ricordato l'orrore di tutte le guerre e in particolare di Gaza. Fino alla sera della Domenica di Pasqua quando il porticato di San Pietro ha fatto da tetto, come ogni sera, a centinaia di clochard (così come Papa Francesco aveva voluto).
«La notizia della sua morte ci ha colti di sorpresa Lunedì mattina (21 aprile) proprio mentre stavamo visitando la Basilica di San Pietro - racconta -. Le campane hanno suonato annunciando la sua morte. Sono stati momenti terribili. Con altre migliaia di persone ci siamo radunati a pregare e lì siamo rimasti fino a poco prima di ripartire».
In questi giorni Palermo è stretta nel ricordo di Papa Francesco. La città si prepara a rendergli omaggio attraverso una serie di iniziative religiose che riflettono il suo messaggio di misericordia e giustizia.
Dopo la notizia della sua scomparsa, sui social si sono susseguiti immagini e ricordi della sua visita in città, quel 15 settembre 2018, in memoria del Beato Padre Pino Puglisi Padre Puglisi ucciso dalla mafia il 15 settembre di 25 anni prima.
Una visita che ha lasciato il segno nel cuore di tanti fedeli e non solo. In perfetto stile Papa Francesco, nel segno della semplicità, della carità, tra gli ultimi. Come dimenticare il pranzo consumato non in un ristorante d'alto rango ma alla mensa della "Missione, speranza e carità" insieme con Biagio Conte e tra i poveri da lui accolti. Le foto di quel sabato palermitano sono state condivise sui profili social dei tanti fedeli palermitani.
Un'immagine, vedere Papa Francesco seduto accanto a fratel Biagio Conte, due uomini di Pace che tanto ci mancano.
In un Foro Italico gremito di fedeli, Bergoglio aveva ribadito con forza la scomunica dei mafiosi dalla Chiesa, pronunciando quelle parole passate poi alla storia: «Abbiamo bisogno di uomini e di donne di amore, non di uomini di onore; di servizio, non di sopraffazione; di camminare insieme, non di rincorrere il potere. Ai mafiosi dico: cambiate, fratelli e sorelle! Smettete di pensare a voi stessi e ai vostri soldi, il sudario non ha le tasche: convertitevi! Se non fate questo, la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte».
Poi il suo intervento dedicato ai giovani in piazza Ruggero Settimo, al Politeama. «Papa Francesco era come una persona di famiglia, per la Chiesa e per l’umanità». Lo ha ricordato l'arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice. «Le sue prime parole sono state per i poveri. Le sue ultime per gli ultimi. La sua passione è stata annunciare agli uomini la Passione del Cristo, che asciuga ogni lacrima e apre ogni cuore alla speranza.
Papa Francesco è stato per tutti, per i credenti di ogni fede, per ogni persona di buona volontà, per tutto il creato che attende gemendo il Regno di Dio, un dono grande, in tempi così difficili a livello ecclesiale e mondiale. Oggi possiamo dire che il Signore della storia ci ha donato Papa Francesco per custodire la Chiesa.
Custodire: verbo a lui così caro, sin dalla sua prima omelia, perché lui è stato per noi un novello Giuseppe, presenza vivente e immagine vibrante di Colui che è il Custode di tutti, nella vita e nella morte».
Nessuno poteva immaginare che quella sarebbe stata l'ultima celebrata in presenza di Bergoglio.
La Domenica di Pasqua (20 aprile) Zacco ha avuto anche il "privilegio" - è proprio il caso di dirlo - di assistere all'ultima uscita del pontefice, che in Papamobile ha voluto salutare i fedeli in piazza, proprio il giorno prima che morisse, lunedì 21 aprile a causa di un ictus cerebrale.
«Abbiamo assistito alla Santa Messa e ci siamo emozionati quando, con un filo di voce, ha dato la sua benedizione. Nessuno poteva immaginare che fosse l'ultima. Ma siamo rimasti davvero increduli quando lo abbiamo visto arrivare tra noi. Nonostate fosse visibilmente sofferente, ha comunque scelto di scendere tra la gente e salutare i fedeli presenti in piazza. C'erano milioni di persone ma al suo arrivo, un silenzio assordante che non dimenticherò mai più».
«Un Grande Papa, umile e sempre presente tra gli ultimi che ha riformato la Chiesa. Un Grande Uomo che ha consacrato la sua vita al servizio degli ultimi, alla difesa della dignità umana e al dialogo tra culture e religioni.La sua voce profetica per la pace, l’ecologia integrale e la misericordia è una eredità indelebile per l’umanità» aggiunge Zacco.
Ed è stato dalla parte degli ultimi, dei poveri, fino alla fine. Dall'ultimo discorso, letto da monsignor Diego Ravelli, in cui ha ricordato l'orrore di tutte le guerre e in particolare di Gaza. Fino alla sera della Domenica di Pasqua quando il porticato di San Pietro ha fatto da tetto, come ogni sera, a centinaia di clochard (così come Papa Francesco aveva voluto).
«La notizia della sua morte ci ha colti di sorpresa Lunedì mattina (21 aprile) proprio mentre stavamo visitando la Basilica di San Pietro - racconta -. Le campane hanno suonato annunciando la sua morte. Sono stati momenti terribili. Con altre migliaia di persone ci siamo radunati a pregare e lì siamo rimasti fino a poco prima di ripartire».
In questi giorni Palermo è stretta nel ricordo di Papa Francesco. La città si prepara a rendergli omaggio attraverso una serie di iniziative religiose che riflettono il suo messaggio di misericordia e giustizia.
Dopo la notizia della sua scomparsa, sui social si sono susseguiti immagini e ricordi della sua visita in città, quel 15 settembre 2018, in memoria del Beato Padre Pino Puglisi Padre Puglisi ucciso dalla mafia il 15 settembre di 25 anni prima.
Una visita che ha lasciato il segno nel cuore di tanti fedeli e non solo. In perfetto stile Papa Francesco, nel segno della semplicità, della carità, tra gli ultimi. Come dimenticare il pranzo consumato non in un ristorante d'alto rango ma alla mensa della "Missione, speranza e carità" insieme con Biagio Conte e tra i poveri da lui accolti. Le foto di quel sabato palermitano sono state condivise sui profili social dei tanti fedeli palermitani.
Un'immagine, vedere Papa Francesco seduto accanto a fratel Biagio Conte, due uomini di Pace che tanto ci mancano.
In un Foro Italico gremito di fedeli, Bergoglio aveva ribadito con forza la scomunica dei mafiosi dalla Chiesa, pronunciando quelle parole passate poi alla storia: «Abbiamo bisogno di uomini e di donne di amore, non di uomini di onore; di servizio, non di sopraffazione; di camminare insieme, non di rincorrere il potere. Ai mafiosi dico: cambiate, fratelli e sorelle! Smettete di pensare a voi stessi e ai vostri soldi, il sudario non ha le tasche: convertitevi! Se non fate questo, la vostra stessa vita andrà persa e sarà la peggiore delle sconfitte».
Poi il suo intervento dedicato ai giovani in piazza Ruggero Settimo, al Politeama. «Papa Francesco era come una persona di famiglia, per la Chiesa e per l’umanità». Lo ha ricordato l'arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice. «Le sue prime parole sono state per i poveri. Le sue ultime per gli ultimi. La sua passione è stata annunciare agli uomini la Passione del Cristo, che asciuga ogni lacrima e apre ogni cuore alla speranza.
Papa Francesco è stato per tutti, per i credenti di ogni fede, per ogni persona di buona volontà, per tutto il creato che attende gemendo il Regno di Dio, un dono grande, in tempi così difficili a livello ecclesiale e mondiale. Oggi possiamo dire che il Signore della storia ci ha donato Papa Francesco per custodire la Chiesa.
Custodire: verbo a lui così caro, sin dalla sua prima omelia, perché lui è stato per noi un novello Giuseppe, presenza vivente e immagine vibrante di Colui che è il Custode di tutti, nella vita e nella morte».
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