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Da cineteatro a posteggio: "L'Arena Trianon" e altre opere in un libro della Palermo che fu

L'architetto Fabio Alfano fa un omaggio al nonno Giovanni Pernice raccontando, attraverso la sua opera più conosciuta, il talento (anche) architettonico dell'ingegnere

Danilo Maniscalco
Architetto, artista e attivista, storico dell'arte
  • 27 dicembre 2019

L'ex Arena Trianon a Palermo

«Un libro per fare un omaggio a mio nonno, ingegnere Giovanni Pernice, al suo talento anche architettonico, nel senso che nelle sue opere emerge sempre un "decoro" progettuale. Un libro per accendere i fari sul cineteatro all'aperto Arena Trianon, sua opera più conosciuta, e per denunciare lo stato di degrado e l'uso improprio che oggi la caratterizza: un posteggio per auto. Un libro sui cambiamenti della città in un periodo contrassegnato dalle due guerre, dalle ricostruzioni, dal boom edilizio e dalla speculazione edilizia. Una riflessione sulla necessità di qualità architettonica urbanistica e ambientale della città di Palermo».

Queste le parole che l'architetto Fabio Alfano, autore del libro "Giovanni Pernice. L’Arena Trianon e le altre opere", regala ai lettori di Balarm, parole in cui è già pienamente condensato il valore luminoso di questo libro, un libro che non c'era. Un libro che ci impone delle riflessioni intorno a vituperati concetti come qualità estetica, ragioni etiche, consapevolezza e soprattutto empatia creativa.
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Si, perché l'architettura che lo si voglia o meno, ricordava Bruno Zevi, resta il teatro delle nostre vite, lo scenario su cui si sviluppano le nostre aspirazioni, la quinta a cui volgiamo veloci sguardi più o meno consapevoli e che agisce direttamente sulla nostra percezione sensoriale, ancora una volta che lo si voglia o meno.

Ed ecco che un centinaio di pagine, sapientemente corredate da immagini fotografiche e preziosi disegni d’archivio, ci accompagnano alla scoperta di questi luoghi urbani già incisi nelle nostre retine e che possiamo finalmente riscoprire condensati in questo racconto chiaro, piacevole e tematico che l'autore ha prodotto per le edizioni Kalós che non smette di dare conferma di qualità e professionalità.

È così che dall'edilizia residenziale palaziale, si passa ai progetti di ville e villini e ancora ai progetti di concorso. Ma è il progetto d'apertura del libro che ci coinvolge credo tutti, come se si parlasse di un nostro caro. Mi riferisco all'Arena Trianon (1944-45) in cui si invera il concetto di “monumento” capace di salvare il luogo stesso da impropri usi e che dal degrado imposto nell'ultimo ventennio lascia che la speranza di un pieno recupero in direzione di continue aperture ai sempre maggiori flussi turistici, trovi spazio e nuove possibilità.

Qui l’ingegnere Pernice lavorò a stretto contatto con l'architetto Paolo Caruso (straordinario aquarellista, progettista del primo impianto della Fiera del Mediterraneo e docente di disegno dal vero) e con un giovanissimo professore dell'Istituto Statale D'arte, scampato agli orrori della guerra e della prigionia.

Quell’Alessandro Manzo la cui riscoperta e rilancio dobbiamo a Maria Antonietta Spadaro e che vede oggi la sua scultura nel nicchione centrale sulla già Scarlatti, vilipesa dalla lebbra dell'abbandono e dell’incuria.

Ecco che libri come questi, contributi alla consapevolezza di quel “noi” capace di elevarsi a spirito di comunità, nel concorrere al progressivo colmare di lacunose mancanze della ricerca storico-artistica locale, finiscono per diventare preziosi momenti di crescita per la curiosità di quel pubblico che vuole riappropriarsi della nostra grande bellezza urbana!

L’Arena di Pernice è salva dalla distruzione come è salvo l'ex Cotonificio Siciliano di Ajroldi-Gioè, resta adesso la domanda principe: le istituzioni saranno l'altezza del rilancio culturale di questi preziosi pezzi di città che i cittadini si attendono?
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