STORIE
Da bimbo suona Mozart, poi scopre il sax: chi è Claudio, palermitano che gira l'Europa
Dalle prime note suonate da piccolo, ha scelto il suo strumento per la vita. Una passione che lo ha portato a girare anche in altri paesi europei ed è al terzo disco
Claudio Giambruno
Del resto, già alle scuole elementari suona il "flauto dolce" riuscendo a suonare la "K440" di Mozart quando a quest'età di solito si intona "Fra Martino". Erano gli anni in cui la stessa maestra si accorse del suo "orecchio assoluto" e della sua capacità innata di saper mettere le dita sui fori del flauto e produrre un suono.
Sul finire delle scuole medie, un giorno per caso, in auto con suo padre, Claudio scopre una cassetta di Fausto Papetti, il primo musicista che ha reso in Italia il sassofono accessibile a tutti riproducendo tutte le Hit del momento.
In quel suono così rivoluzionario Claudio Giambruno riconosce il suo modo di fare musica scegliendo quello strumento per la vita. «Il sassofono mi colpì per la sua sensualità».
«La banda dal punto di vista folkloristico e culturale è una realtà che non dovremmo mai abbandonare, un patrimonio troppo importante» afferma Giambruno. All'epoca gli strumenti si compravano per "corrispondenza".
«Comprai il mio primo sassofono all'emporio sensese - ricorda - e venne a casa il maestro per fare la prima dimostrazione. Ricordo che lo guardai con grande ammirazione».
«Un giorno, marinando la scuola, gli altri andavano a Mondello a giocare a stecche, io regolarmente andavo da "Ricordi" in via Cavour ad ascoltare dischi, inforcando le cuffie, per scoprire sempre nuova musica» spiega il sassofonista palermitano.
«Tra quei dischi c'è quello di Sonny Rollins che insieme a John Coltrane è stato uno dei capiscuola del sax tenore» racconta Giambruno parlando degli anni '50 e '60.
«Mi sono invaghito dei sassofonisti moderni ma poi sono andato indietro come un gambero per scoprire tutto quello che c'era dietro» spiega Claudio Giambruno che aggiunge «Sonny Rollins, per esempio, non sarebbe esistito se non ci fosse stato prima Charlie Parker. Il mio mito assoluto, il mio faro irrangiugngibile è Joe Henderson».
Pur avendo dato 21 materie all'Università, la testa era sempre alla musica. «Avevo più di 20 anni quando decisi di iscrivermi in Conservatorio lasciando alle spalle tutti gli studi intrapresi per fare altro» ricorda Claudio.
Studierà con Daniele Antinoro e Orazio Maugeri. In venti anni di carriera tante sono le emozioni provate e le esperienze gratificanti di un'attività sempre in crescita.
«Insieme all'Orchestra Jazz Siciliana non dimenticherò mai i quattro concerti con Ron Carter, contrabbassista statunitense di musica jazz. Di lui mi ha colpito il suo senso di appartenenza alla musica, il rispetto per la musica, la passione e la professionalità nonostante il tempo trascorso. Lui ha davvero suonato in mezzo pianeta. E quella volta abbiamo suonato la sua musica con grande passione» cosi ricorda Claudio Giambruno.
Un concerto con parecchia energia risale all'estate 2023 quando Giambruno ha suonato in quartetto in Belgio in un Tributo a Dexter Gordon, sassofonista jazz statunitense.
«Durante questo Festival, all'interno del mio quartetto, ho avuto l'onore di ospitare Nicolas Folmer, tra i trombettisti piu' forti che abbiamo in Europa».
«Ricordo di avere seguito con molto interesse una masterclass di musica d'insieme con Steve Swallow, uno dei bassisti piu' importanti della storia del jazz. Mentre noi ragazzi suonavamo le sue composizioni lui entrò nella classe in punta di piedi per chiederci il permesso di suonare i suoi brani insieme a noi. Questo gesto mi ha fatto capire che piu' è grande un musicista tanto più è umile».
Nel 2023 esce il suo terzo disco dell'artista chiamato "Overseas" prodotto dall'etichetta "Via Veneto Jazz" con un quartetto italiano: Claudio Giambruno sax tenore, Andrea Rea pianoforte, Dario Rosciglione contrabbasso, Amedeo Ariano batteria.
«Sea Muse, il brano che credo mi rappresenti di più nel nuovo Disco, se lo leggi letteralmente significa "musa del mare" ma se lo pronunci foneticamente è il nome di "Seamus Blake" uno dei più grandi sassofonisti al mondo con cui ho avuto la fortuna di studiare due volte e che ha scritto anche le note di copertina di questo disco» spiega Giambruno.
Ogni disco è come se fosse un figlio. È la sublimazione di un processo che vuole i suoi tempi. Mi piace pensare che il Disco sia una foto dello stato attuale della nostra musica. Parole di Claudio Giambruno.
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