Da aule abbandonate a officine: allo Zen di Palermo si crea lavoro per gli abitanti del quartiere
Si tratta di un progetto finanziato dal MIBACT Ministero per i beni e le attività culturali Direzione generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane

L'officina tessile all'interno della scuola Leonardo Sciascia del quartiere Zen di Palermo (foto di Simona Scaduto)
Ma non è tutto, presto sarà anche definita la riqualificazione del cortile e del giardino che diventeranno uno spazio per attività ludiche e sportive per gli studenti ma anche per gli abitanti del quartiere. Un cortile che diventerà anche un luogo di lavoro, dove rifinire i manufatti delle officine, ma anche un mercato.
L’Istituto comprensivo Leonardo Sciascia è tra i vincitori del bando Cultura futuro urbano - Scuola attiva la cultura, e che ha come partner le associazioni Handala, Send, Liscabianca, il Dipartimento di Scienze Psicologiche, Pedagogiche dell’Università di Palermo, il Comune di Palermo Assessorato Cittadinanza Solidale e il centro commerciale Conca d’oro.
Si tratta di un progetto finanziato dal MIBACT Ministero per i beni e le attività culturali Direzione generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane.
Parte integrante è il percorso formativo di orientamento professionale per supportare i partecipanti all’avvio d’impresa, nella prospettiva che questi spazi dell’istituto Sciascia restino uno spazio di relazione costruttiva tra scuola, famiglie ed associazioni del quartiere
Attualmente sono tredici gli abitanti del quartiere che apprenderanno nuove tecniche creative e lavorative e si occuperanno di progettare arredi fissi e mobili che saranno utilizzati per arredare alcuni spazi della scuola ma anche altri spazi del quartiere. Alla fine verrà realizzato un catalogo degli arredi progettati e sarà a disposizione di tutti.
«Trame sostanzia i rapporti di progettazione partecipata con le diverse professionalità presenti nel territorio - dice la preside dell'Istituto Stefania Cocuzza - per offrire alla nostra utenza adulta un'opportunità di impresa sociale attraverso tecniche creative e lavorative per la produzione di elementi di arredo e prodotti sartoriali; le officine di falegnameria e tappezzeria fino al mese di maggio resteranno attive per la creazione di allestimenti di uno spazio esterno della scuola e di prodotti che faranno parte di un evento finale presso il centro commerciale Conca D’Oro».
Trame, come quelle delle azioni che si intessono ogni giorno, degli incontri, delle trasformazioni e delle creazioni, insomma delle relazioni che si intrecciano con i luoghi per un processo di co-evoluzione: come in un ambiente naturale si svilupperanno strategie di apprendimento, di adattamento alle nuove condizioni messe in atto negli spazi trasformati e nelle relazioni.
«Abbiamo messo in piedi un laboratorio del legno - spiega Francesco Belvisi - che conduce il laboratorio sul legno - stiamo costruendo gli allestimenti degli spazi che stiamo utilizzando per le officine. I partecipanti al laboratorio sono molto presenti, curiosi e hanno voglia di impegnarsi, in questi giorni stiamo imparando ad usare correttamente e in sicurezza diversi attrezzi come seghe circolari, seghetto alternativo, il trapano, e abbiamo cominciato a costruire: lavagne, tavoli, porta oggetti appendi grembiuli con mensole per riporre gli attrezzi».
«Il progetto lo abbiamo pensato prima della pandemia - racconta Flora La Sita, l'architetto che ha progettato gli spazi -quando abbiamo immaginato una scuola vissuta non solo per le lezioni, ma come spazio aperto al quartiere e alla città, dove costruire relazione, dove gli studenti escono fuori e il quartiere entra dentro. E la pandemia ci ha confermato che la nostra intuizione era corretta, ci ha insegnato la grande importanza della scuola.
La dimensione della scuola con gli studenti chiusi dentro non funziona più - aggiunge - sono necessari spazi fluidi e permeabili dove fare le cose col quartiere e la città tutta. Con questo progetto vorremmo superare gli stereotipi rispetto al rapporto tra lo spazio scuola e il quartiere Zen, una scuola aperta dove si fa impresa, i ragazzi escono fuori e il quartiere entra dentro per autocostruire e progettare insieme in modo orizzontale e creare comunità».
«Vedere un'idea e un percorso che poi si concretizzano in un progetto come Trame è una grande soddisfazione - dice Vivian Celestino, operatrice dell'associazione Handala -. È il giusto risultato del lavoro che negli anni come abbiamo fatto nel territorio creando relazioni con gli abitanti, contribuendo a percorsi di inclusione e ascoltando i bisogni. Con Spazio Donna Zen siamo nel quartiere dal 2014 e facciamo un' importante attività territoriale; il fatto che all'interno di Trame ci siano tante di queste donne è un segno importante di cambiamento e conferma la fiducia che si è instaurata negli anni».
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