STORIE
Custodisce i segreti del carretto siciliano: Giusi, la prima regina dei "Cavallari"
La sua acclamazione alla guida del Ceto dei Cavallari ha interrotto un’antica tradizione che declinava quasi esclusivamente al maschile la presenza delle donne
Giusi Tosto
Nella sua famiglia, prima di lei il nonno paterno, agli inizi del secolo scorso, era stato prima amministratore e subito dopo Cassiere del Ceto. Giusi Tosto è un medico nutrizionista, pianista per passione ed amante delle tradizioni siciliane, si spende per la divulgazione delle tipicità e lavora affinché le tradizioni vengano onorate e tramandate.
Prima dell’unità d’Italia il trasporto dei prodotti della terra, come il grano, fu assicurato esclusivamente dai burdunari, cioè coloro che utilizzavano uno o più muli generalmente per il trasporti del frumento.
Venivano utilizzati otto muli e il burdunaro cavalcava il primo. Perciò all’inizio i cavalieri erano chiamati burdunari per il mezzo che usavano, il mulo, dal latino burdo-onios. I soli che potessero affrontare le impervie mulattiere che collegavano il centro dell’isola con le città della costa.
Oggi come allora il Cassiere è affiancano da cinque amministratori, la maggior parte dei soci sono discendenti di famiglie con tradizioni lavorative legate al carretto.
In passato, lo scopo di questa organizzazione era quello di agevolare e tutelare il lavoro della categoria. Un vera e propria antica ed efficacia forma di associazionismo sindacale a difesa dei Cavallari!
Notizie certe del prestigioso Ceto di Calatafimi si cominciano ad avere dopo le manifestazioni miracolose del SS. Crocifisso e più precisamente nel 1670 quando litigano con i Borgesi con Bovi, gli odierni Massari, per una precedenza nella processione.
Si dovette ricorrere al Vescovo di Mazara, a quel tempo l’autorità ecclesiastica competente, per dipanare la disputa tra le due organizzazioni. Si ritrovano ulteriori notizie come offerenti al SS. Crocifisso nel 1687, nel 1691 nel 1702 con cadenza che ne riporta la devozione fino ai nostri giorni.
Dagli atti parrocchiali e dalle raccolte dello storico Pitrè è possibile dedurre che, non solo i Cavallari, ma anche altre categorie di calatafimesi si riunirono in gruppi per partecipare alla processione del Santissimo Crocifisso, Patrono della Città di Calatafimi-Segesta.
Tra questi Ceti ricordiamo quelli della Maestranza, i Borgesi di San Giuseppe, gli Ortolani, i Mugnai, i Pecorai e Caprai, i Macellai, i Borgesi del SS. Crocifisso, i Massari, i Commercianti, il Clero e la Sciabica che accoglieva ed accoglie anche oggi tutto il popolo. Da sempre, tutti i Ceti offrivano al Miracoloso Crocifisso oboli, cosa che al singolo cittadino sarebbero state impossibile fare.
Da qui l’origine dei prisenti, che rappresentano gli omaggi al SS. Crocifisso. Si trovano registrati dal 1670 ad oggi i prisenti offerti in segno di gioia e di vera gratitudine verso il Divin Protettore.
Nel 1702 una "ninfa con sei lampieri di rame e due angeli di legno incarnati"; nel 1713 "un leggio d’argento", nel 1760 fecero decorare una cappella della Chiesa del SS. Crocifisso e nel 1764 vi fecero collocare un quadro commissionato al pittore Gaetano Mercurio raffigurante la SS. Trinità, ove è ritratto il loro protettore: Sant’Eligio.
Dagli archivi della Curia, risulta che nel 1731 venne donato a Gesù Cristo, un altro importante prisenti definito da tutti come il "più bel parato", realizzato con seta rossa è ricamato in oro e argento, con pregiati motivi di decoro, tra i più significativi le cornucopie, simbolo di gratitudine per l’abbondanza del lavoro ricevuto.
I Cavallari sono particolari devoti e custodi della Madonna di Giubino una piccola chiesa rupestre sita tra le campagne di Calatafimi-Segesta. "Questa antica tradizione" afferma Giusi Tosto, Cassiere dei Cavallari “ha dato al Ceto, nel corso del tempo, il compito di custodire e di occuparsi della manutenzione della piccola chiesetta rupestre e di aver la possibilità di ottenere il posto d’onore nella processione e Lei dedicata.
A testimonianza della grande devozione nel 1936, i Cavallari emigrati a Brooklyn, confezionarono uno stendardo sul quale è ricamata l’effigie della Madonna di Giubino che venne inviato con un battello a vapore a Napoli.
Questo stendardo ancora oggi, viene utilizzato nelle processioni. Anche al Santuario di Giubino condividiamo ed esprimiamo riconoscenza per le grazie ricevute. Il primo sabato di settembre di tutti gli anni, dopo la celebrazione della Santa Messa offriamo patate e uova bollite con un rito che si perde nei ricordi di tutti”.
Il Ceto sostanzialmente arriva ai nostri giorni grazie ai festeggiamenti del Santissimo Crocifisso, il popolo diviso in ceti ringrazia festeggiando, durante la festa Solenne l’uno e il due maggio con il lancio in aria di dolciumi confetti e noccioline questo come atto di ringraziamento condividendo con il popolo la propria opulenza.
Tutti gli anni il tre maggio I Cavallari, insieme agli altri ceti sfilano durante la processione, accompagnando il fercolo d’argento. Dietro lo stendardo sfilano i soci, al centro tre Cavallari recano i Cavallucci dorati chiude il corteo il Cassiere che porta tra le sua mani l’alzatina di argento contenente le monete d’orate.
Né le leggi Borboniche, nella terza decade del 1800 né il ventennio fascista sono riusciti a sciogliere il Ceto che con abilità si è trasformato prima in Confraternita e poi in Società per ritornare ad avere il suo assetto naturale fino ad oggi.
Dal 2023, grazie alla disponibilità dell’Amministrazione comunale, del Sindaco Francesco Gruppuso e dell’Amministrazione Comunale che ha concesso i locali, è visitabile il "Museo del Carretto del Ceto dei Cavallari" a Calatafimi-Segesta dove sono esposti carretti siciliani e finimenti, foto e testimonianze tangibili di una storia lunga tre secoli.
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