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Conosci "Il Gattopardo" ma non sai che animale è: a cosa si ispira il celebre romanzo

Non sono state poche le persone che durante gli anni si sono domandate a quale specie naturale traesse la sua ispirazione il romanzo di Tomasi di Lampedusa

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 27 febbraio 2023

Dopo sessant’anni esatti dalla uscita del film diretto da Luchino Visconti, qualche giorno fa Ivan Ferrandes, presidente della Filming to west Sicily, ha dichiarato che a maggio partiranno le riprese della serie televisiva ispirata al romanzo di Tomasi di Lampedusa “Il Gattopardo”, che dovrebbe uscire nel corso dei prossimi anni sulla piattaforma di streaming Netflix.

Sia il libro che il film del 1963 come noto sono entrati nell’immaginario collettivo italiano ed europeo, mettendo in scena uno dei periodi più affascinanti e travagliati della storia della Sicilia, ovvero il Risorgimento, che de Lampedusa descrive come una stagione piena di paradossi e di tragiche stravolgimenti economici, politici e sociali.

Il simbolo dell’intera classe politica descritta dell’epoca viene personificata dal personaggio di Don Fabrizio Corbera – il Gattopardo del romanzo – interpretato nel film dal grande attore hollywoodiano Burt Lancaster, che nelle sue biografie definì questa pellicola come la sua più importante.
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Per quanto una storia di successo, bisogna però dire che sono state poche le persone che durante gli anni si sono domandati a quale specie naturale traesse la sua ispirazione la figura mitica del Gattopardo. Come la lonza della Divina Commedia, questo animale infatti risulta essere più un simbolo, una metafora, derivante dall’antica araldica rinascimentale, che un animale concreto.

Ed in effetti il Gattopardo fa parte dell'emblema che contrassegna lo stemma della famiglia Corbera, rappresentando nel romanzo la condizione psicofisica di una nobiltà al tramonto, che per quanto raffinata si sente incapace di resistere al cambiamento, se non abbandonandosi alla nostalgia.

Quale animale realmente esistente però potrebbe aver originato questo mito? Quale la specie che ha fatto da ispirazione sia a di Lampedusa che agli antichi nobili rinascimentali, che hanno usato questo stemma per i loro araldi?

Molti animali in uno. Sono principalmente quattro gli indiziati principali che hanno favorito la nascita all’interno della cultura nobiliare del simbolo del Gattopardo: il leone (Panthera leo), simbolo di potenza e di forza, il ghepardo (Acinonyx jubatus), simbolo di eleganza e raffinatezza, l’ocelot (Leopardus pardalis) e il leopardo (Panthera pardus), simbolo dell’esotico e della sensualità, che dopo l’arrivo degli spagnoli in Sud America vengono conosciuti in Europa e a cui viene attribuito comunemente il nome generico di gattopardo.

Questi quattro animali, per quanto molto differenti fra di loro, affascinarono le famiglie nobiliari in quanto animali pregiati e super predatori, ma ad assicurare il loro successo fu che tutte queste specie divennero simbolo di agiatezza e di controllo illuminato delle masse.

Nessuno di questi predatori infatti è accumunato dagli infidi atteggiamenti delle iene o degli sciacalli e sembrano tenere molto alla loro pulizia, caratteristica che li rendeva più simili ai nobili di un tempo, che erano gli unici che potevano permettersi di trascorrere parte della giornata a detergersi e a truccarsi. Il leone inoltre appariva un predatore magnanimo, che teneva in gran conto l’importanza data dalla famiglia, mentre l’ocelot e il ghepardo erano divenuti il simbolo di prontezza d’animo, della rapida capacità di affrontare i problemi e di risolverli con un’eleganza impareggiabile.

Tutti e quattro le specie inoltre sono solite sonnecchiare dopo aver abbattuto la preda, per via della lunga digestione che necessitano per assimilare il nutrimento, e questo comportamento per quanto banale e conosciuto da tutti era divenuto lo stesso un simbolo dello strapotere dei nobili.

Essi infatti erano gli unici in grado di potersi permettere di oziare dopo pranzo o dopo cena, assumendo comportamenti nostalgici come quelli descritti da de Lampedusa per il suo protagonista, abituato a sommergersi nei ricordi di gioventù mentre Palermo viene presa dai Garibaldini o l’esercito borbonico viene dichiarato sconfitto.

Simbolo di opulenza e di nobiltà, i quattro felini dunque racchiudevano tutto quello a cui aspiravano i nobili di un tempo e a cui si ispirò de Lampedusa per costruire la figura tragica di Fabrizio Corbera, che pur essendo il protagonista del romanzo non è al contempo né il classico eroe buono né l’antieroe moderno. Fabrizio, difatti, nel corso dell’opera risulta essere più un osservatore, che un vero e proprio uomo d’istinto, capace sì di influenzare la storia, ma da dietro le quinte, affinché «Se si vuole che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi».

Infine bisogna dire che secondo alcuni studiosi letterati, come Svetlana Kokoshkina, «Tomasi di Lampedusa ha usato il vocabolo gattopardo non con il significato moderno di ocelot o servalo, ma con quello antiquato e dialettale di ghepardo, contaminandola con la figura del leopardo.

La difficoltà nell’interpretare il significato del titolo del romanzo consiste dunque nel fatto che lo scrittore, usando la parola gattopardo con il significato antiquato, in sostanza ha presentato sotto quel nome l’immagine del leopardo. Ciò è successo a causa dell’identificazione popolare del ghepardo con il leopardo e della contaminazione dei nomi dei due felini e dei loro significati».
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