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Con il "cutilisci" meglio non sapere cosa si faceva: che significa questa parola in Sicilia

Si tratta di un oggetto vero e proprio e il suo utilizzo è stato "messo a punto" secoli addietro, quando per questa pratica non c'erano altre alternative "soffici"

Gianluca Tantillo
Appassionato di etnografia e storia
  • 5 febbraio 2024

La scrittrice statunitense Cynthia Ozick, in “The Riddle of the Ordinary”, nel 1975 scriveva: “Spesso diamo per scontato le cose che più meritano la nostra gratitudine”.

Beh, mia cara Cinzia, forse nei tuoi bellissimi anni '70 era così. Oggi quattro rotoli di carta igienica alla camomilla costano 4,30 euro, e la parola "scontato" è un lusso che non possiamo permetterci più.

Poche certezze avevamo nella vita: l’inutilità del goniometro al tempo delle scuole medie, Mimì che fa la cacca sotto il ponte di Baracca e la carta igienica. Come viveva il mondo prima di lei? Perdonami Cinzia, non intendevo prima di te, ma della carta igienica.

È esistito davvero un mondo prima della carta igienica? E se a.C-d.C. significassero prima e dopo la carta igienica? Beh, su una cosa devo darti ragione, Cinzia: siamo degli ingrati.

E il primo ad aver pagato il prezzo di questa ingratitudine risponde al nome di John Gayetti, alias San Deretano, protettore di tutti quelli che si fanno lunghe pensate in posizione di decubito semiortopnoico.
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È proprio lui nel 1850 ad inventare e presentare al mondo sua maestà il rotolo di carta igienica, rendendo più confortevole la vita di ognuno di noi. Sissignore, un’invenzione di pari importanza a quella della Penicillina.

Il mondo impazzisce al suo cospetto, tant’è che la nota rivista "Scientific American" si esprime con doppia piroetta in questi termini: “scoperta grandiosa e ineguagliabile!”.

Medicated Paper è il marchio in questione, e promette di guarire le emorroidi che secondo Gayetti sono provocate proprio dall’inchiostro dei giornali utilizzati per pulirsi (Eh, la stampa di una volta ci andava giù pesante!).

Lo slogan che viene selezionato per lanciare la carta magica vale quasi quanto l’invenzione stessa: “delicata come una banconota, resistente come un foglio per appunti”. Corpo di mille balene, Cinzia! A ripensarci devo ammettere che hai proprio ragione.

E che, boh… c’è qualcosa che non mi quadra totalmente. È come se mancasse ancora un tassello… Sarà che come diceva Confucio “la vita è molto semplice ma noi insistiamo a renderla complicata”, o meglio ancora, come diceva il filosofo Kierkegaard "la vita può essere capita solo all’indietro, ma va vissuta in avanti".

Eppure c’è una domanda che mi attanaglia e che vorrei porti.

Ma prima di lui, prima che Gutenberg inventasse la stampa, e quindi i giornali, come ci si puliva? Senza considerare che in Sicilia le cose arrivano sempre dopo… come facevamo noi a pulirci?

Ebbene, Cinzia, già che stiamo parlando di cessi, forse ci conviene sederci e compiere un bel salto nel passato (sempre da seduti, eh) e fare qualche piccola considerazione di carattere storico/antropologico.

Lo so benissimo che noi due non siamo qualificati per questo, ma chi vuoi che si arrabbi se seduti dove siamo ci facciamo una chiacchierata?

Dunque, nel Neolitico era prassi cercare il primo ruscello a portata di mano e intingere bene la "sac à poche", nonché lo culo nell’acqua.

Gli egizi per la felicità di Cleopatra invece usavano una mistura solida fatta di sabbia aromatizzata con olii profumati, mentre presso i popoli arabi e indiani si usava la mano sinistra. Anche in questo gli orientali erano più avanti di tutti: la prima apparizione di carta usata per pulirsi risale infatti al XIV secolo, nella Cina dell’imperatore Zhu Yuanzhang.

Pensa che oggi da quelle parti hanno una pompetta a spruzzo che esce dal water e… splash! Immagina, Cinzia, che se adesso noi fossimo seduti in una latrina pubblica dell’antica Roma, molto probabilmente staremmo utilizzando un tersorium.

No, non è un telefono! Eh lo so che lo smartphone aiuta a stimolare, ma si trattava di un bastone con una spugna bagnata all’estremità e che veniva intinta nell’aceto o nell’acqua salata.

Pensa che Seneca una volta inviò una lettera all’ufficiale romano Luccillo, raccontandogli di aver assistito al suicidio di un gladiatore, che preferì soffocarsi infilandosi il tersorium in gola ma non farsi sbranare dalle bestie feroci.

Non so tu che origini abbia, Cinzia, ma noi siciliani fummo romani e prima ancora greci… la Magna Grecia ci chiamavano!

Eh sì, già ai tempi ci piaceva magnà. E dopo l’amaro e la digestione ci stava pure Kakà, ai tempi che ancora giocava nel Milan… Devi sapere, mia cara Cinzia, che noi siciliani ai tempi dei greci non avevamo ancora il tersorium, e quindi in qualche modo doveva pur fare: poveri si, lordi picchì?

E come facevate, mi chiedi giustamente tu? E come facevamo!? D’estate, nella bella stagione, si cercava in un cespuglio e in mancanza di salviette si usavano le foglie.

D’inverno che foglie ce ne stavano di meno, invece era buona abitudine che ognuno camminasse con il proprio sacchettino di ostraka. No, Cinzia, le ostriche le mangiamo un’altra volta.

Gli "ostraka" altro non erano che "pessoi", ovvero dei piccoli pezzetti di anfore rotte, che invece di essere buttati venivano riutilizzati per pulirsi. Proprio così, siamo green da più di 2000 anni e non lo sapevamo.

A dimostrazione di questo, sono state ritrovate numerose raffigurazioni, anche nella civiltà etrusca, di persone immortalate nell’atto si usare il pessoi. Embè, tu sei di origine ebraica dici? Allora ti farà piacere sapere che si fa menzione del pessoi anche nel Talmud, uno dei tuoi testi sacri.

Come? E chi era povero da non avere a disposizione nemmeno i frammenti di anfora, dici? Sappi che anche in questo caso c’era una soluzione, specie per quelli che vivevano a mare.

Ci sono infatti diverse testimonianze che parlano dell’uso di "cuti lisci" o "cutilisci" a mo’ di ostraka.

In siciliano significa gli scogli lisci, le pietre lisce, cioè levigate, e in mancanza di altro si usavano quelli. Ne hai qualcuno messo in libreria come sopramobile? Non ti preoccupare, Cinzia, pensa che da noi molto secoli più avanti li useremo per farci la pasta con le pietre a mare. Ma quella è un’altra storia…
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