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Come Palermo "anticipò" i fratelli Lumière: il Kitefotografo e i primi film in via Maqueda

"Fino a qualche anno fa si pensava che il cinema fosse arrivato in Sicilia in seguito al terremoto di Messina del 28 dicembre 1908". In realtà la storia è un po' diversa

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 9 febbraio 2023

Un'immagine del film "Hugo Cabret"

Era il mese di aprile del 1897 quando da Napoli giunse a Palermo il Cinematografo dei fratelli Lumière.

La sua comparsa in città fu un grande evento, tanto che la stampa lo accolse con grande entusiasmo.

La prima proiezione avvenne al Teatro Garibaldi e fu un grande successo, perché gli spettacoli vennero prolungati fino a maggio per poi proseguire al Salone Ragona, in via Maqueda, fino ai primi giorni del mese di luglio.

Ma il critico e storico del cinema Nino Genovese, sulle basi delle fonti d’epoca, rileva che tale Cinematografo Lumière è stato preceduto dal cosiddetto Kinefotografo (da identificare quasi sicuramente con l'animathograph o theatrograph dell’inglese William Robert Paul), attestato a Palermo, in via Maqueda, a partire dal 19 settembre 1896 (e questa dovrebbe costituire la prima proiezione cinematografica palermitana ed anche siciliana).

Al "Kinefotografo" fa poi seguito un "Cinematografo" non meglio identificato, che, però, non è ancora il Lumière (Porta Maqueda, 1° gennaio 1897).
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Gli artefici della nascita della macchina dei sogni, che diede vita alla cosiddetta "settima arte", furono i fratelli Lumière, che effettuarono le prime proiezioni, il 28 dicembre del 1895, a Parigi, presso il “Salon Indien du Grand Café sul Boulevard des Capucines”.

Su questa data molti cinefili concordano nell’attribuire l’inizio del “cinema moderno”, inteso con un pubblico pagante comodamente seduto in una sala.

A Palermo per ammirare le proiezioni della casa Lumière occorreva acquistare il biglietto: 50 centesimi per la platea e 1 lira la poltrona.

In realtà, prima dell’invenzione dei due fratelli francesi esistevano diversi marchingegni che permettevano la proiezione di fotografie realizzate in rapida successione; in questo modo l’osservatore aveva l’illusione che i soggetti ripresi fossero in movimento.

Qualcosa del genere lo aveva inventato anche Thomas A. Edison, nel 1888, il “Kinescopio” il precursore del proiettore cinematografico, anche se per ottenere il movimento occorreva osservare la successione fotografica attraverso un oculare e pertanto la visione non era collettiva ma individuale.

A Palermo apparecchiatura di questo genere iniziano a circolare intorno al 1895. Il rivoluzionario cinematografo, dei fratelli Lumière, attraverso una cremagliera, trascinava la pellicola automaticamente con scatti uno ogni 1/16 di secondo e il risultato ottenuto era straordinario, tanto da ottenere un successo internazionale in breve tempo.

Nella primavera palermitana del 1897 tra i brevi filmati che vennero proiettati citiamo: “Una gondola a Venezia” (la versione originale s’intitolava “Panorama du Grand Canal pris d’un bateau”), realizzata da un operatore dei fratelli Lumière, Alexandre Promio, che riprende con la sua macchina su una gondola Piazza San Marco e “La partita di Tric e Trac”.

In quest’ultimo breve filmato, il numero 74 del Catalogo Lumière, si nota Rose Lumière sfidare a tric-trac Lazare Sellier; intorno a loro altri membri e amici della famiglia Lumière. Fu Louis Lumière a filmare questa scena nel giardino della villa Clos des Plages a La Ciotat, era il 1896.

Il “Giornale di Sicilia” di quei giorni, a proposito delle proiezioni palermitane, così scrisse: «felicissima la scelta dei films, che riproducono a grandezza naturale vari soggetti in modo da destare la viva illusione di assistere a fatti e svolgimenti reali della vita».

Ed era proprio così.

A Palermo l’entusiasmo per il cinema in quegli anni era in forte crescita. Ai “cinematografisti” che portavano in giro e proiettavano i loro filmati e poi se ne andavano, si sostituiscono, pian piano, le prime sale cinematografiche fisse, in pianta stabile, in particolare tra il 1905 e il 1906; e sono moltissime.

Tra di esse, meritano una citazione l'Edison Saal Cinematografo (che, successivamente, prenderà il nome di “Cinema Lumière-Edison”), che, nato nel 1905 in Piazza G. Verdi, dovrebbe essere il primo locale della città adibito unicamente a proiezioni cinematografiche, e il “Cinema Teatro Lucarelli”, bellissima sala ubicata in via Cavour, risalente al 1911: si tratta di due bei cinematografi, entrambi costruiti per iniziativa di Raffaello Lucarelli.

Ed è per merito sempre di Lucarelli che, nel 1910, nasce la prima Casa di produzione cinematografica, denominata “Industrie Cinematografiche Lucarelli” (meglio conosciuta come “Lucarelli film”), successivamente consorziata con la francese “Pathè”. Il successo di quelle proiezioni è davvero enorme e il numeroso pubblico inizia a comprendere quanto sia importante questo nuovo linguaggio di comunicazione.

Una straordinaria novità tecnologica dove il “racconto delle immagini” ha un ruolo determinante anche sotto il profilo dell’informazione; basti pensare al prezioso lavoro di Raffaello Lucarelli e Filoteo Albertini quando documentarono il terremoto di Messina del 1908. I primi anni del XX secolo rappresentano, per il capoluogo siciliano, l’inizio di un interessante fermento cinematografico.

Nasce, ad esempio, nel 1914, la “Scuola di recitazione per attori cinematografici”, considerata tra le più prestigiose Scuole italiane dei primi anni dieci del secolo scorso, fondata da Paolo Azzurri, che dà vita anche alla Casa di produzioni “Azzurri Film”, cui si aggiungono altre Case di produzione, come l’elvetica “Lumen Film” di Albert Roth-de-Markus, che mette piede in città con una sua succursale.

La torinese “Gloria Film” (che fece società con la “Lucarelli film”, dando vita alla “Gloria Sicula - Lucarelli Film”), ed altre. Ancora a Palermo, dopo l’esperienza dell’Azzurri, si istituiscono altre Scuole di recitazione, come la “Sicania”, la “Modello” e l'Accademia d’Arte Cinematografica.

«Sin dal nascere della cinematografia, la Sicilia diede un importante contributo alla “Settima Arte”, grazie ad importanti scrittori come Pirandello, Verga, Martoglio, che con i loro romanzi e le loro commedie ispirarono molti racconti per il cinema, e scrissero pure diversi soggetti per la macchina da presa - afferma il regista Gianni Virgadaula e direttore del Museo del Cinema a Gela, intitolato ad una grande diva siciliana del cinema muto “Pina Menichelli" - Martoglio nel 1914 fu addirittura il regista del film “Sperduti nel buio”, ritenuto un antesignano del Neorealismo.

Ma la Sicilia consegnò al Cinema anche attori di eccezionale talento, divi amatissimi del pubblico del tempo. Cito per tutti l'attore catanese Giovanni Grasso, e l'attrice messinese (di Castroreale) Pina Menichelli, che sul grande schermo incarnò come poche “il vizio e la lussuria” e fu la protagonista di pellicole come “Il fuoco” (1915) e “Tigre reale” (1916), entrambe dirette da Giovanni Pastrone, lo stesso che nel 1914 aveva girato “Cabiria”, con le didascalie di D'Annunzio.

Partner della Menichelli nei 2 titoli citati fu il nobile Febo Mari, altro attore siciliano (di Messina), cui va pure il merito storico di essere stato il regista di “Cenere” (1916), l'unico film interpretato dalla divina Eleonora Duse».

«Fino a qualche anno fa - afferma il critico e storico del cinema Nino Genovese - si riteneva che il cinema fosse arrivato in Sicilia soltanto in seguito al terremoto di Messina del 28 dicembre 1908, sulle cui rovine giunsero diversi “cine-operatori” provenienti da tutta Italia ed Europa e, perfino, dagli Stati Uniti d’America, che realizzarono diversi réportages, molti dei quali, fortunatamente, sono giunti fino a noi.

Tuttavia, mi sembrava impossibile che in tutte le grandi città siciliane del nuovo Regno (Palermo, Catania, Messina e altre) non vi fosse traccia del periodo che va dal 28 dicembre 1895 (data “convenzionale” della nascita del cinema) a un altro 28 dicembre, quello del 1908. Eppure, in tutte le altre città, il cinema aveva già avuto un suo preciso svolgimento.

Lunghe e capillari ricerche, condotte in varie biblioteche, consultando tutti i periodici dell’epoca (uniche fonti documentarie possibili per quegli anni) mi hanno consentito di ricostruire questa storia, che si svolge sulla falsariga di quella delle altre città.

Prima i “pionieri”, che, con una macchinetta a tracolla (“quel ragno nero sul treppiedi”, la definisce Luigi Pirandello), capace di “riprendere” e, nel contempo, anche di proiettare, se ne andavano in giro a documentare la realtà circostante, facendola poi vedere nelle piazze o in locali appositamente affittati per qualche breve periodo.

Poi pian piano arrivarono le prime sale cinematografiche fisse, in pianta stabile, che – con le loro luci e il loro manifesti colorati – cominciano a modificare il volto urbano delle località in cui sorgono, attirando un pubblico sempre più numeroso.

Un pubblico affascinato da uno spettacolo che costituiva un’assoluta novità e che - lungi dall’essere "senza futuro", come avevano profetizzato (per fortuna sbagliando) gli stessi inventori del cinema, i fratelli Lumierè - continua ancora oggi a perpetuare quel magico, quasi onirico momento, che si verifica in una sala, quando le luci si spengono e sul bianco lenzuolo cominciano ad apparire quelle “immagini in movimento” che tanta impressione e meraviglia hanno destato sui primi spettatori».
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