ITINERARI E LUOGHI
Come Borgo Parrini ma non è dove pensi: in Sicilia c'è un posto insolito e senza tempo
Esiste un luogo in Sicilia dove vecchio e nuovo si incontrano per dar vita ad uno spazio mozzafiato colmo di mosaici dall'atmosfera quasi irreale
Cortile Carini di Sciacca
Partendo dalla centralissima Piazza Scandaliato, una volta percorso parte del centro storico, il Palazzo Tagliavia segna lo spartiacque per la visita di un “posto insolito”.
Nell’immaginario collettivo (i gradini d’ingresso valorizzano il pensiero) sembra di entrare in uno spazio fiabesco, colorato e invece, il passato incide prepotentemente.
Ancora una volta “antico e modernità” mescolano le proprie carte e viaggiano in simbiosi. Rispetto ai tanti cortili che la città offre, “Carini” o Cortile Cocciuto emerge con spiccata vivacità.
Correva l’anno 2012, quando l’artista lucano Giulio Lorubbio - in arte “Lulo” - decise di “abbellire” uno spazio di 100 metri quadri con opere di arricchimento. Il tempo diventa protagonista intenso di una visita “senza tempo".
Ogni singolo pezzo rappresenta uno spunto di riflessione. Frasi brevi che danno la sensazione di valorizzare o ammettere, in alcuni casi, la sconfitta dell’essere umano di fronte alla manifestazione artistica. Il cortile concentra a sé una serie di opere di “abbellimento” che vanno assolutamente osservate.
A partire dal pavimento interamente ricoperto da cocci variopinti. Le pareti sono decorate con pannelli raffiguranti scene di vita quotidiana, paesaggi siciliani e motivi floreali. Una serie di eventi che rispecchiano le caratteristiche predominanti della nostra terra.
Al primo impatto sembra che domini l’ambiente chiuso. È l’esatto contrario, comprovato dalla presenza di uliveti e fiori che emanano un profumo denso. Una scelta azzeccata!
Le abitazioni - piccole e confortevoli - sono costruite in un ambiente roccioso, sotto imponenti palazzoni dell'era moderna. Una discontinuità diremo (magari l'artista ha scelto volontariamente il contrasto tra vecchio e nuovo).
Quest’ultimo ha saputo rivalutare pezzi di ceramica in disuso per creare un “mondo a parte”. E pensare che fino al 1529 - dopo il “Caso di Sciacca” - il cortile era parte integrante di un edificio importante: il Castello Vecchio. Le vicende ci riportano indietro di tanti secoli, quando nel 1087 venne eretta la struttura da parte dei Normanni.
Passò alla famiglia Perollo dopo il matrimonio di Giulietta Normanna con un appartenente della suddetta. L’intera struttura era abbastanza ampia.
Oltre al Cortile Carini ne facevano parte anche quelli di Chiodi e Rizza, per raggiungere (in estensione) la Porta Bagni, il Monastero di Santa Caterina e Porta San Pietro. Il castello era di forma irregolare e disposto a “corti”, mentre le cinta murarie erano separate e attigue a quelle della città.
Gli ingressi erano tre: quello principale con la torre del “Cotogno” (un punto di riferimento che l’artista Lulo non ha dimenticato), Porta San Pietro e un ultimo fuori dalle città. Era munito di artiglieria e strumenti di difesa e offesa.
Dopo la distruzione avvenuta per mano di Sigismondo Luna, la fortezza rimase disabitata. Nel 1727, e specialmente nel 1740 - dopo i terremoti che investirono la città - si verificarono ulteriori cedimenti.
Oggi è possibile organizzare dei mini-tour volti alla conoscenza del cortile. Visite guidate per scoprire i segreti e gli aspetti che hanno indotto l’artista a scegliere Sciacca come luogo dove diffondere il “suo credo espressivo". Inoltre, non mancano gli eventi culturali che hanno dato lustro “a questo pezzo saccense”.
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