MOBILITÀ
Come attraversare lo Stretto: l'evergreen siciliano adesso ha un progetto sottomarino
Messa da parte l'ipotesi del ponte sullo Stretto di Messina, spunta un nuovo mega progetto che pensa di risolvere il problema passando sott'acqua: ecco l'idea progettuale
Un tunnel automobilistico
Un tema politico divisivo che viaggia da decenni di bocca in bocca, di generazione in generazione, dividendo partiti, comunità e famiglie. Fino a ora si è sempre parlato di un progetto sopraelevato che avrebbe dovuto collegare la Calabria alla Sicilia. Adesso si cambia punto di vista. Non più un ponte, ma un tunnel sotterraneo e sotto al mare, che permetterà così di superare tutti i problemi di impatto estetico e forse tutte le remore degli ambientalisti.
Così in questi giorni è in corso l’analisi tecnica di una proposta progettuale ricevuta dal ministero dei Trasporti sul tunnel fra la Calabria e la Sicilia. Un progetto di cui ha parlato nei giorni scorsi il premier Giuseppe Conte paragonando il tutto a «un miracolo di ingegneria, una struttura leggera ed ecosostenibile e nel caso anche sottomarina».
«È una zona poco profonda - sostiene Saccà - che indica una continuità montuosa tra l’Aspromonte in Calabria e i Peloritani in Sicilia". La Sella dello Stretto è "a una profondità di 170 metri ed è larga 2 km. Scendendo a 50 metri si può scavare un tunnel subalveo impiegando strutture offshore, piloni GBS (Gravity-Based Structure) inseriti su un terreno che qui si trova solo a circa 100 m sotto il livello del mare».
E la fa facile Saccà: «Si tratta di allungarla per 4 chilometri e farla risalire in Sicilia per altri 17, fino a farla collegare con i binari ferroviari per Catania e Palermo, con due stazioni sotterranee nel comune di Messina». E così è stata fatta la rete ferroviaria. E le auto? «Per quello – continua Saccà, ci vorrà un secondo tunnel più corto».
Ma veniamo ai tempi e ai costi. Il tunnel solo per i treni verrebbe realizzato in circa 5 anni, con un esborso di 1,5 miliardi di euro, a cui per Saccà «bisognerà aggiungere il costo di tutte le opere accessorie che dovranno essere realizzate sia in Calabria sia in Sicilia (nuove stazioni eccetera) e ovviamente le opere compensative che per queste verranno richieste».
Tutti contenti quindi? Non proprio. Per Bruno Finzi, presidente dell'ordine ingegneri di Milano, «non è il caso di buttare all'aria venti anni di studi di fattibilità sul Ponte sullo Stretto. Dal punto di vista ingegneristico non ci sono stati progressi esterni tali da cambiare la situazione».
Più possibilista Rino La Mendola, vicepresidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori: «Al momento una posizione ufficiale degli architetti non c'è perché l'idea è stata lanciata ieri e non c'è stato il tempo di un confronto. Posso dire che riteniamo assolutamente necessaria una infrastruttura di collegamento con la Sicilia, che sia un ponte o un tunnel sottomarino. Sarebbe di grandissima importanza per lo sviluppo del Sud, per far arrivare l'Alta velocità ferroviaria sull'isola».
Sul piede di guerra come sempre gli ambientalisti, con Stefano Ciafani, ingegnere ambientale e presidente nazionale di Legambiente: «Il governo Conte punta sul tunnel mentre i governi Berlusconi puntavano sul ponte ma” per quanto riguarda lo Stretto di Messina “nulla cambia: il problema è sempre uguale. Una volta che arrivi a Messina o a Reggio Calabria ti muovi nello stesso paese che c’era tra gli anni ’60 e ’70. Questo Paese, più che di parole e di annunci, ha bisogno di grande concretezza. È un Paese che non vuole più essere preso per i fondelli».
Ci sarebbe poi da risolvere la questione dell’impatto del tunnel in rapporto alla faglia sismica che attraversa quell’area. Insomma, come sempre da decenni, tante parole su un tema, il ponte o il tunnel sopra o sotto lo Stretto di Messina, che è un po’ un feticcio della politica italiana.
Il progetto tunnel sullo Stretto si somma al progetto tunnel sotterraneo che dovrebbe collegare il porto di Palermo con l’autostrada e l’aeroporto. Progetti possibili? Da fantascienza? Quel che è chiaro è che la linea governativa vuole che è finita l’idea novecentesca dello sviluppo verso l’alto. Adesso è tempo di sfruttare e bucare il sottosuolo. La natura sarà d’accordo?
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