MISTERI E LEGGENDE
Ci passi e non sai che nascondono secoli di storia: il mistero delle linee nere di Ortigia
Quei passi che scivolano sul pavimento a basole bianche sono parte, anche se per un breve istante, dell'area sacra più importante della città aretusea
Le linee nere nella piazza di Ortigia
Ma quei passi che scivolano, corrono e vagabondano sul pavimento a basole bianche sono parte, anche se per un breve istante, dell'area sacra più importante della città aretusea, marcata da due linee nere.
Fili di piombo fuso che tracciano due rettangoli, uno dentro l’altro, paralleli al Palazzo Arcivescovile e messaggeri silenti datati agli anni '90. Periodo in cui viene deciso di rifare la pavimentazione della piazza, ancora coperta dall'asfalto e crocevia per macchine e autobus.
Prima dei lavori di copertura, la scoperta eccezionale: un recinto costituito da pietre e dalla forma rettangolare a circa 4/5 metri di profondità.
«Giuseppe Voza, l’archeologo che lo ha trovato - dice Carlo Castello, presidente dell’Associazione Guide Turistiche di Siracusa - lo ha definito "oikos" (casa in greco), ed era un recinto sacro datato alla fine dell’ VIII secolo a.C che i greci hanno eretto dopo aver fondato la città, consacrata alla dea Artemide».
Così, il recinto sacro diventa la cella, mentre il rettangolo più grande sono le colonne che lo circondano (la peristasi) e lo rendono un tempio. È il più antico tempio di Siracusa che si trova nel punto più alto della città».
Tutta l’area, in un certo senso infonde ai palazzi adiacenti sacralità, in quanto uno o due secoli dopo queste costruzioni sacre nasce l’Athenaion, il tempio di Atena, affiancato a un altro tempio ionico; tutti parte dell’acropoli della città greca.
«Ancora oggi - dice Castello - continua a essere una zona importante, infatti abbiamo la Cattedrale e gli edifici più importanti della città: l’Arcivescovado, il Municipio, il Palazzo Beneventano.
Il potere nobiliare, civile e religioso sono tutti concentrati in questa piazza e si potrebbe dire che questo è il Sancta Sanctorum della città di Siracusa».
Un’area di grande rilevanza sacrale, fulcro per la città anche di ritrovamenti storici come un vaso dedicato ad Artemide oggi al museo archeologico, una capanna dell’età di Castelluccio (antica età del bronzo siciliana) e il reperto più antico: un pezzo di selce del periodo neolitico (del V millennio a.C) ritrovato circa negli ‘60.
«Questo ci fa capire - conclude Castello - che Ortigia è stata abitata a partire dal V millennio a.C, sin dalla preistoria; infatti, ci sono sia capanne, che tombe come quelle sotto il Palazzo Vermexio e vicino la Fonte Aretusa risalenti all’età di Thapsos».
Basti pensare che quando i greci arrivarono a Siracusa, l’isola di Ortigia era già abitata rispetto agli altri posti della città, deserti.
Pertanto hanno dovuto lottare, per avere il dominio, contro i Cilliri (discendenti degli indigeni siculi) e i Gamoroi (classe privilegiata discendente dei greci).
Giungere così nella piazza aretusea e osservare quelle linee di piombo a contrasto con il bianco, vuol dire assistere non solo a una demarcazione, voluta probabilmente per non inficiare la piazza o il passaggio durante la festa della Santa Patrona, ma soprattutto inglobare e testimoniare attraverso una geometria perfetta, sacralità e secoli di storia.
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