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Chi sono i vampiri "siciliani" e dove trovarli: aristocratici, popolani e (anche) malandrini

Dai racconti di La Farina e Capuana fino alle saghe più recenti, dai fumetti horror al cinema: la Sicilia è piena di storie che parlano questi demoni, scopriamole insieme

Maria Oliveri
Storica, saggista e operatrice culturale
  • 11 novembre 2022

Quando si parla di vampiri, non si può che pensare a "Dracula", romanzo capolavoro di Bram Stoker del 1897. Ma già prima di questa inquietante narrazione esistevano diversi riferimenti letterari.

La fascinazione dell’angoscioso e del terrificante, soprattutto se ambientato di notte, è un vero e proprio fenomeno culturale molto diffuso nella letteratura europea e statunitense per tutta la metà dell’Ottocento e lʼinizio del Novecento.

Il messinese Giuseppe La Farina (1815-1863) letterato e storico, fondatore e redattore di numerosi giornali, per esempio, nel 1833, a soli 18 anni e quindi molto prima di Stoker, scrive una novella ambientata in Sicilia dal titolo "L'amante vampiro", una novella che racconta dell’amore tra Paolo, giovane popolano di bell’aspetto e Giulia, figlia di un duca.

Il perfido aristocratico causa la morte del ragazzo, in modo che la figlia possa sposare il principe Odorone. Giulia, affranta, non sospetta che l’assassino del suo amato sia proprio il duca suo padre e Paolo, a causa della morte violenta, si trasforma in "vampiro", ossia in un fantasma condannato a vagare per il giardino del castello.
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Alla festa nuziale di Giulia e del principe, avvenuta nel periodo di Carnevale, un personaggio in maschera si avvicina alla fanciulla e la trascina via con sé. I fuggitivi, inseguiti dal duca padre, dallo sposo e dagli invitati alle nozze si chiudono in una stanza, a chiave.

Sarà necessario sfondare la porta per entrare nella camera, dove i due innamorati verranno trovati morti, insieme, in un lago di sangue. Il racconto, solo apparentemente fantastico, risulta essere una versione realistica e impegnata del motivo dello “Spectre Bridegroom”: il vero ‘vampiro’ è il duca, che finirà col suo comportamento per uccidere gli amanti.

Ancora prima di Giuseppe La Farina il racconto del medico John W. Polidori, Il Vampiro (1819) è il primo della letteratura moderna dedicato a questo personaggio leggendario. Il padre di John, Gaetano Polidori era stato segretario di Vittorio Alfieri; John Polidori è segretario di un altro grande poeta, George Byron.

Curiosamente, il direttore del giornale sbaglia a riportare il nome dell’autore del racconto, indicando Byron e Goethe giudicherà "Il vampiro" il miglior lavoro dell’autore. Probabilmente però Polidori s’ispirò a Byron per descrivere il suo personaggio, Lord Ruthven, prototipo dei vampiri futuri: pallidissimo, affascinante ma di bellezza ambigua.

Aristocratico, di modi raffinati, ma ermetico e irraggiungibile. Un seduttore fatale che domina le sue vittime, quasi sempre fanciulle ingenue e innocenti. Il racconto di Polidori è piuttosto breve, ma molto suggestivo e costituisce un punto di partenza per un filone narrativo di sicuro successo.

Tornando in Sicilia, all'inizio del secolo scorso, nel 1906, anche Luigi Capuana, appassionato di occultismo e di spiritismo, scrive un racconto dal titolo "Un vampiro". Lo scrittore nel 1884 aveva già pubblicato il saggio “Spiritismo?”, in cui ammetteva che non sempre si riesce a spiegare razionalmente alcuni fenomeni.

Diverse manifestazioni paranormali rimangono dei veri e propri enigmi per la scienza, costituendo delle zone d’ombra. Su questa posizione si basa anche il volume "Il vampiro", che comprende, oltre al racconto che dà il nome alla raccolta stessa, un secondo racconto, "Fatale influsso".

Le due storie hanno al centro delle vicende casi di sonnambulismo, vampiri, sogni premonitori, strane presenze e forze sovrannaturali. Nel primo racconto “Un vampiro”, due amici si confrontano sulla persecuzione di uno "spirito vampiresco": la narrazione delle esperienze terrificanti, vissute da Lelio Giorgi, un povero poeta fallito, si scontra con lo scetticismo e l’incredulità dell’amico scienziato Mongieri.

Lelio racconta che lui e l’amata moglie Luisa sono perseguitati ogni notte dallo spirito del primo marito della donna. Il fantasma accusa i due sposi di aver cagionato la sua morte, per poter convolare a nozze. Cerca di vendicarsi, tormentandoli e accanendosi inoltre sul loro figlioletto ancora neonato, succhiandogli notte dopo notte ogni energia vitale dal corpo.

Alla fine Mongieri, che ha voluto assistere a una manifestazione dello spirito, resta senza parole davanti allo spettacolo soprannaturale che avviene davanti ai suoi occhi, è costretto a rinnegare tutte le sue idee razionaliste e le sue teorie scientifiche.

La coppia riuscirà a liberarsi del vampiro distruggendo il corpo del defunto, ma alla fine del racconto Mogieri esclamerà con ironia: “Al suo posto non avrei mai sposato una vedova”. Lo stile di questi due racconti è semplice ma estremamente intrigante, in poche pagine lo scrittore riesce a creare un’atmosfera cupa e misteriosa.

La stessa atmosfera che ritroviamo nella colonna sonora, lugubre e solenne del celebre film Dracula il vampiro (1958), con Christopher Lee. Il compositore inglese James Bernard trovò ispirazione per scrivere le musiche del film proprio in Sicilia, durante un soggiorno a Palermo, nel 1955, giovandosi anche dei consigli dei suoi ospiti: lo scrittore George Oliver Onions, autore di numerose storie di fantasmi, che spesso hanno risvolti da horror psicologico, e l’aristocratico palermitano Fulco Santostefano della Cerda, duca di Verdura, cugino di Tomasi di Lampedusa, amico di Cocò Chanel e noto creatore di raffinati gioielli.

Ricordiamo poi una interessante storia "vampiresca", ambientata in Sicilia, pubblicata sulla rivista americana di fumetti Creepy nel 1964, poi tradotta e pubblicata nel 1969 in Italia nell' antologia "Le spiacevoli notti di zio Tibia", con il titolo “Al crepuscolo volano i vampiri”: si tratta di un godibilissimo racconto horror che ha per protagonista un nobile siciliano, il conte Orsini, sospettato d' essere un vampiro.

Dal giorno del suo arrivo, nella piccola cittadina siciliana, si sono verificati almeno cinque casi di persone morte e trovate con segni di morsi sul collo. La gente comincia a pensar male, perchè il conte ha strane abitudini, dorme di giorno e vive e lavora la notte, così un brutto giorno Elena, la moglie, cerca di far luce sul conto del marito. Nel finale a sorpresa il lettore scopre che è stato il conte ad uccidere, ma solo per saziare con “strani succhi di frutta” la moglie che inconsapevolmente è affetta dal “vampirismo”.

Di mostri, vampiri e mafia è piena le densa e avventurosa saga di Necroscope, (composta di 18 volumi), la serie di romanzi scritti dall’autore britannico Brian Lumley (1936). La saga ha valso allo scrittore horror il Premio Bram Stoker alla carriera nel 2009 e il Premio World Fantasy nel 2010.

Degna di nota è la nuova chiave di interpretazione che Lumley dà del vampiro: un essere umano che, in stretta simbiosi con un parassita alieno, acquisisce poteri sovraumani. Lumley, ambienta le sue storie, tra l'America e la Sicilia, tra le città di New York e Palermo, tra Chicago e la provincia ennese.

Nel territorio siciliano si scontrano le famiglie vampiresche-mafiose dei Castellano e del clan di don Pietro Alcamo. Anche al centro del romanzo di Flavio Santi, L’eterna notte dei Bosconero (2006), una storia cupa ambientata nella Sicilia del Settecento, vi è la figura del barone/vampiro.

Santi narra che verso la fine del 1700 in Sicilia si verificarono casi di vampirismo. In quegli stessi anni, ossia nella primavera del 1787, Goethe, nel suo viaggio in Italia, era giunto sull’isola, pronto ad esplorarla e ad apprezzarne le bellezze. Lo scrittore incontra a Palermo uno strano barone, che si rivelerà essere satanista e vampiro.

Questa esperienza segnerà l’esistenza del poeta tedesco che nel 1808 scriverà il “Faust”. Il Faust è la storia di un uomo che stringe un patto con Mefistofele, con il diavolo (motivo diffuso in letteratura già dal medioevo) ma non per avere ricchezze, piaceri o potere, piuttosto per soddisfare la sua sete di conoscenza.

In realtà sappiamo che Goethe lavorò al suo Faust per sessant'anni, dal 1772 al 1832 (costruendo un'opera monumentale) e che Faust è personaggio di una leggenda tedesca del XVI secolo, apparsa per la prima volta nel 1587, in un libro pubblicato dall’editore tedesco Johann Spiess.

Infine, per strappare una risata, concludiamo questo breve viaggio nella Sicilia dei vampiri, ricordando la celebre interpretazione di Aldo Baglio, divenuta ormai un cult, nel film "Tre uomini e una gamba”: l’attore palermitano, che interpretando uno sfortunato vampiro siciliano perseguitato, esclamava con marcato accento siculo (seguito da espressione colorita tipicamente isolana): “Sono il conte Dracula, minchia” è una battuta che ha fatto ridere più di una generazione.
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