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Che siano reali o leggendari: quali (e dove) sono i "libri maledetti" custoditi in Sicilia

Sarebbero stati individuati nel messinese due antichi libri magici, adoperati per evocare spiriti e demoni, augurarsi benessere e ricchezza o allontanare sfortuna e malocchio

  • 16 febbraio 2021

Talismano dal "Libro dei Salmi di David", XVIII sec., Biblioteca dell'Università degli Studi di Messina

Anche qui da noi in Sicilia si parla di leggendari libri di magia che hanno attraversato lo spazio e il tempo, libri arcaici o legati alla moderna cultura dell’occulto cinque-settecentesca.

A Ficarra, in provincia di Messina, sarebbe custodito da qualche parte un presunto, misterioso e antichissimo testo attribuito addirittura al Re Salomone, u Libru du Cincucentu (‘il Libro del Cinquecento’), ricco di incantesimi, formule e rituali per porre rimedio a eventi nefasti ed evocare gli spiriti e il diavolo.

È in effetti attestata ovunque nel mondo la presenza di questi “libri maledetti”, reali o leggendari che siano: quelli riscontrati sono spesso copie di altri precedenti di simil genere, con qualche variante ma di contenuto sostanzialmente analogo.

Dal mitico Libro di Toth, che sarebbe stato scritto, nientedimeno, dall’omonimo dio egizio e usato da faraoni e sacerdoti per svelare i misteri del cielo e il futuro dei diversi mondi, al Necronomicon d’invenzione letteraria, immaginato come un antico testo arabo dell’VIII sec. dallo scrittore americano Lovecraft, con la copertina in pelle umana e capace di far resuscitare i morti.
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Oltre questi libri fantastici e magari inesistenti, ve ne sono altri, i grimori, attribuiti ad autori straordinari (come i re ebraici) e che si tramandano nei secoli. Si tratta di repertori di incantesimi e rituali apotropaici (contro il malocchio), di magia bianca (per evocare creature celestiali e angeliche che apportano benefici) e di magia nera (per evocare divinità demoniache e infere con cui scagliare invece malefici).

Ne sia esempio la Piccola Chiave di Re Salomone, un vero e proprio trattato di demonologia con meticolose istruzioni per evocare i demoni o preparare pozioni d’amore e incantesimi che rendono invisibili e che consentono il ritrovamento di oggetti perduti. Celebre anche il Tesoro del mago di Cipriano d’Antiochia, con sortilegi, amuleti e filtri, nonché suggerimenti per diventare veri e propri maghi.

Si narra che Cipriano, una volta convertito al Cristianesimo, gettò il libro tra le fiamme: fu Lucifero a recuperarlo e ad affidarlo a un monaco, Giona Sufurino, affinché potesse trovare ancora largo seguito.

In questi libri occulti magia, cabala, astrologia e alchimia si combinano tra loro col medesimo fine, ovvero risolvere un qualunque problema destabilizzante, nel bene come nel male, sostituendosi alla scienza, qualora non si mostri in grado di proporre valide soluzioni, o alla religione, che spesso s’incastra nel dogma imperscrutabile della Provvidenza divina.

La magia, invece, riesce a sovvertire le leggi della natura, inscenando pure i suoi miracoli nel senso etimologico di ‘fenomeni che destano meraviglia’. Alla Biblioteca dell’Università degli Studi di Messina si trova un altro e questa volta reale libro maledetto, il Grimorio di David, datato 1700.

Il Settecento è un secolo particolarissimo, in cui si crea un forte legame tra la ragione e la mistica, tra gli illuministi alla Voltaire e Diderot e gli illuminati alla Swedenborg e il nostro Conte di Cagliostro, in cui macchine a vapore ed elettricità convivono con lo spiritismo dilagante o il vampirismo di Padre Calmet, il più noto esegeta della Bibbia!

Il Grimorio di David è sì figlio dell’inquietudine settecentesca, ma è anche un libro fuori dal tempo perché rispecchia le eterne insicurezze dell’uomo, in relazione alla natura ma anche alla vita, con le sue componenti sovrannaturali (dai terremoti alle guerre, ai morti che ovunque tornano dall’aldilà per molestare i vivi).

Il misterioso libro messinese è composto dai 150 Salmi del Re David, presenti nell’Antico Testamento e nella Bibbia ebraica, rivisitati ciascuno a mo’ di talismano per operare ogni genere di magia. Nella Sacre Scritture non mancano del resto episodi esplicitamente magici: nell’ultima parte del libro della Genesi, il Patriarca Giuseppe, figlio di Giacobbe, è in grado di interpretare i sogni al faraone che lo investe dell’incarico di Viceré d’Egitto o di praticare con la sua coppa d’argento l’idromanzia, ossia profezie attraverso l’acqua. Anche il Corano descrive Giuseppe come un profeta in grado di conoscere il futuro attraverso visioni oniriche.

Tornando al nostro libro maledetto, esso si divide sostanzialmente in tre parti. Nella prima compaiono anzitutto preziosi consigli affinché le pratiche magiche abbiano l’esito sperato, come un periodo preliminare di astinenza sessuale da osservare per nove giorni. Nella seconda parte sono elencati i vari Salmi, ciascuno con il proprio potere, la propria orazione in una sorta di latino maccheronico e alla fine il proprio talismano.

L’amuleto è di norma un oggetto di difesa (per esempio il corno rosso protegge dal malocchio), mentre il talismano (o sigillo) ha uno specifico potere magico, conferitogli dalle sue caratteristiche (dal materiale con cui è fatto ai segni impressi o incisi), come il famoso Sigillo di Salomone (detto anche Stella o Scudo di David), attribuito allo stesso re israelita, indicato per il controllo e l’evocazione di spiriti e demoni e composto da due triangoli equilateri incrociati, spesso iscritti in un cerchio e che formano la stella a sei punte.

I talismani del Grimorio di Messina sono disegnati nel libro con elementi ricorrenti: due cerchi concentrici (tra i quali spesso appaiono versetti biblici o cabalistici e simboli come il pentagono), il Nodo di Salomone (un quadrato ansato agli angoli), i nomi di Dio (Adonay e Jehova), vari segni magici e astrologici.

I Salmi di questa parte servono sia per ottenere benefici (salute, ricchezza, amore, soluzione di controversie, serenità post mortem, ritrovamento di oggetti scomparsi, interpretazione dei sogni etc.), sia per fare malefici (evocazione di spiriti e demoni, malessere, malattia o morte nelle persone da colpire), sia per allontanare vizi, tentazioni e sfortuna.

Nella terza e ultima parte, infine, ci sono ulteriori strumenti magici, dal pentacolo, che offre risposte ai quesiti che gli vengono posti, alle figure geometriche esagonali che, se disegnate sulle braccia, donano memoria e saggezza, fino a “secreti” per scoprire tesori nascosti e istruzioni per costruire bacchette di rabdomanzia, utili a svelare giacimenti sotterranei di oro e acqua.

Il nostro libro maledetto si chiude con l’abracadabra, arcaica parola magica che, diffusa pure in amuleti dalle proprietà guaritrici e spesso inscritta nel triangolo, compare in diverse lingue (aramaico, greco, ebraico, arabo etc.) nella sua misteriosa indecifrabilità.
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