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Cento anni, 7 figli e "vicina" del bandito Giuliano: l'incredibile nonnina di Montelepre

Il lavoro nei campi, la paura del banditismo e tanti sacrifici: la vita di Crocifissa Iacona è simbolo delle storie vissute dalle nonne siciliane del dopoguerra

Balarm
La redazione
  • 7 settembre 2022

Il lavoro nei campi, la paura del banditismo (era l'epoca della caccia a Salvatore Giuliano), gli anni trascorsi ad attendere il marito partito al fronte per la seconda guerra mondiale. Poi, la famiglia e gli sforzi per garantire una vita serena ai figli.

Quante storie simili a quelle di Crocifissa Iacona potremmo trovare e raccontare in Sicilia. Nonna Crocifissa ha appena compiuto 100 anni (nata il 5 settembre 1922 a Montelepre) e nel racconto della sua vita si intravedono le storie di quelle nonne siciliane, testimoni di un conflitto mondiale che nessuno si augura più di rivivere e donne che, dalle difficoltà con amore e dedizione verso i figli, hanno ricostruito, passo dopo passo, la società di oggi.

A raccontarci la storia di Crocifissa è il nipote Carmelo Cardillo, orgoglioso del "traguardo" (sono 100 anni!) raggiunto dalla sua nonnina, nata in una famiglia di contadini (papà Salvatore Iacona e mamma Anna Mannino).

La più piccola di quattro figli, «ha vissuto un'infanzia tranquilla - racconta il nipote -, tra giochi in strada con gli altri bambini, vicini di casa, e il dovere di aiutare la famiglia. In campagna con il papà, ma anche a casa con la mamma, dando una mano a pulire e cucinare, o imparando il ricamo».
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La sveglia suonava presto, prestissimo, a quei tempi. «La nonna ricorda che si alzava alle 5.00 del mattino per andare in campagna con papà e fratelli, soprattutto durante il periodo della raccolta delle olive. Faceva molto freddo e la prima cosa da fare era raccogliere la legna per accendere un focolaio e così riscaldarsi per poi lavorare».

Come molte bambine dell'epoca, Crocifissa è andata a scuola fino alla terza elementare. Giusto il tempo per imparare a leggere e scrivere, qualche formula di matematica e un po' di Galateo.

«Da ragazzina ricorda con sorriso il periodo di Carnevale - racconta sempre Carmelo Cardillo -, durante il quale si respirava aria di allegria e spensieratezza, soprattutto quando nella sua casa si improvvisavano serate danzanti con il fratello Vincenzo che suonava il mandolino».

La serenità di quegli anni è presto interrotta da un fenomeno che inizia a dilagare nelle campagne, il banditismo. E Montelepre è uno dei luoghi protagonisti per la presenza di Salvatore Giuliano. Crocifissa lo conosce sin da piccolo ("ma solo di vista"), perchè la zia del bandito più famoso della storia siciliana abita proprio vicino casa sua. «Quello che ricorda con più paura sono i soldati che giravano per il paese e facevano irruzione nelle case per trovare Giuliano».

A 18 anni conosce un giovane falegname, Salvatore Plano, che poco dopo diventerà suo marito. Si conoscono perchè i genitori di Crocifissa sono clienti di Salvatore: vanno da lui per riparare sedie e mobili.

All'epoca non c'erano lunghi fidanzamenti nè passeggiate mano nella mano e così dopo un anno di fidanzamento, quando Crocifissa ha 19 anni, sposa il suo Salvatore nella Chiesa Madre di Montelepre: è l'11 Settembre 1941. Dopo la cermonia si recano a festeggiare a casa di sua suocera con pochi parenti, gustando dolci fatti in casa e brindando alla nuova vita insieme (non c'erano ancora i banchetti nuziali di oggi).

Ancora, la serenità della vita di Crocifissa viene sconvolta da un evento storico: la seconda guerra mondiale. Qualche anno dopo il matrimonio, Salvatore è costretto a partire per combattere in Germania. «La nonna rimase qui ad aspettarlo con il cuore in gola e con l'unico mezzo di comunicazione di quei tempi, la lettera».

Salvatore per fortuna torna sano e salvo. Nel 1946 nasce il primo dei loro sette figli, Giovanni, seguiranno poi a distanza di due anni l'uno dall'altro: Arianna, Giovanna, Giusy, Enza, Antonina, e infine Francesco (che in realtà arrivò dopo sette anni dalla sorella).

«Non era una famiglia benestante quella di mia nonna - prosegue il nipote -. Si faticava ad andare avanti con quello che guadagnava il nonno falegname e lei aveva iniziato anche a fare qualche lavoretto da sarta.

Perciò ci si aiutava facendo pane e pasta in casa, coltivando frutta e verdura nelle campagne e cucendo i vestiti per i figli. Mentre per le scarpe si facevano fare su misura dal calzolaio. Quando la frutta era abbondante si vendeva al fruttivendolo che girava in paese, così da racimolare qualche lira in più».

Poi c'è anche «l'aiuto del Municipio», una tessera per acquistare generi alimentari e altri beni di prima necessità. «Man mano che i figli crescevano e cominciavano a frequentare la scuola, venivano educati con disciplina. Il rispetto, soprattutto per le persone più grandi, era il valore più importante. Non erano ammessi capricci né pretese. La vita era impernata sulla famiglia. C'era collaborazione e ci si aiutava l'un l'altro. Vietato alzarsi da tavola senza finire tutto quello che c'era nel piatto».

«L'unica merenda che ci si poteva permettere nel pomeriggio era il muffulettu fritto passato nello zucchero o pane e olio - ricorda nonna Crocifissa -. L'amore ai figli si dimostrava così, cercando di non fargli mancare niente, neanche la merenda».

Con i primi due figli Giovanni e Giusy adolescenti, Salvatore tenta la fortuna in Germania, avvalendosi dell'appoggio di un parente. Trovano lavoro tutti e tre in una fabbrica. Ma la nostalgia della famiglia e della propria terra è troppa e così decidono di fare ritorno a Montelepre.

«I figli crescono e con sacrifici, i nonni riescono a farli sposare uno dopo l'altro. Certe tradizioni però si continuano a mantenere: come quella di raccogliere le olive tutti insieme e riunirsi attorno ad un focolare improvvisato per cucinare e riprendrsi dalle fatiche».

«Ho chiesto a mia nonna qual è il segreto per arrivare a 100 anni. Lei mi ha risposto: “Ringraziare Dio ogni giorno". Sì perchè nonostante abbia perso due figli e il marito nel 1999, lei non si è mai arresa.È andata avanti con forza e coraggio, rimboccandosi le maniche. Oggi, nel 2022, le figlie che abitano a Montelepre, come lei, fanno i turni per assisterla. Anche se nonna Crocifissa, forte come una roccia, saprebbe certamente cavarsela da sola», conclude Carmelo Cardillo.
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