TEATRO
"Caro Pino, io mi ricordo, io ti ricordo": gli anni in cui hai fatto rinascere Palermo
Ad un anno esatto dalla sua scomparsa il regista Alfio Scuderi ricorda uno degli attori più vividi della scena nazionale: un uomo amato da tutti per la sua bravura e semplicità
L'attore Pino Caruso sul palco del teatro Biondo
Caro Pino, ricordo il nostro primo incontro a Villa Giulia, era la primavera del 1995 e tu ti apprestavi faticosamente a varare una nuova straordinaria stagione culturale a Palermo, «non so cosa sarà» mi hai detto, «ma sono sicuro che sarà qualcosa di grande e insieme cambieremo Palermo», io avevo appena 22 anni, tanta voglia di fare e di crescere e ti ho creduto, ti ho seguito in quella straordinaria avventura culturale ed ho fatto bene! Palermo non so se l’abbiamo cambiata davvero, ma di certo ci abbiamo provato e “Palermo di Scena” rimane indelebile nella storia di questa città.
Sono stati davvero anni entusiasmanti quelli al tuo fianco ed io sono stato fortunato a condividere con te quella storia. Ricordo quello sguardo di complicità carico d’emozione, quando alto in cielo, dalla Cattedrale, il 14 luglio del 1995, apparve il grande veliero fatto di rami intrecciati di legno di Marcello Chiarenza, sospeso in aria da grandi palloni bianchi, dietro un incendio rosso, per il Festino di Santa Rosalia, il primo della nuova era che risvegliava i palermitani attraverso un senso d’appartenenza e complicità culturale.
Ricordo Nanni Loy che raccontava al pubblico che affollava la platea di Villa Filippina, come “si fa” il cinema, e le lunghe nottate con lui in giro per Palermo. Ricordo quando “Els Comediants” di Barcellona “incendiarono” Piazza Magione con i loro fuochi e la loro energia. Mi ricordo di quella notte in cui ci trovammo insieme, pennello in mano, prima del concerto di Ryuichi Sakamoto, a dipingere il palco di Villa Trabia (era a quadroni gialli e rossi, e tu: “a Sakomoto ci girano gli occhi domani sera se lo lasciamo così”).
Ricordo le lunghe, appassionate cene con Albertazzi, Dario Fo e Franca Rame, Luca De Filippo, Carlo Cecchi, a parlare di teatro e di politiche culturali per Palermo, una vera missione, la tua, per questa città. Ricordo Claudio Gioe’ debuttare giovanissimo alla Biblioteca comunale a fianco di tanti giovani promettenti artisti, da te incoraggiati grazie al “nostro” progetto. Ricordo Vincenzo Consolo che raccontava la “sua” Palermo allo Spasimo, da poco recuperato. Ricordo le interminabili riunioni all’hotel delle Palme, tra un aforisma e una battuta, mentre il barman Toti Librizzi ci raccontava le sue incredibili storie “da banco”.
Ricordo Il capo ripartizione della cultura che scappava dal Consiglio Comunale lasciandoti ad affrontare da solo l’opposizione, prima della delibera di approvazione del tuo ambizioso progetto per la nostra città. Ricordo le passeggiate per la Vucciria, tra aneddoti e strette di mano, ricordo quella sera in via Materassai, quando entrando nell’atrio sgarrupato della tua vecchia casa, commosso, mi hai detto: “me lo ricordavo più grande”.
Ricordo gli abbracci e i ringraziamenti dei palermitani per strada. Non posso dimenticare il saluto rassicurante con cui ogni sera, alla fine degli spettacoli, dicevi al pubblico di Palermo: “mi raccomando non perdiamoci di vista!”.
Ma ricordo anche quel mitico “Pierino e il Lupo” al Teatro Massimo, con quella nazionale comica palermitana raccolta intorno a Ficarra e Picone (Franco Scaldati, Paride Benassai, Gino Carista, Giacomo Civiletti e tanti altri), di cui, a pieno titolo, tu eri punto di riferimento. Ricordo la pasta con le vongole (ma senza le vongole) “lei la cucini con le vongole e le vongole se le mangia lei” dicevi da vegetariano, affettuosamente, al cameriere della piccola trattoria dove pranzavamo quasi tutti i giorni.
Non posso dimenticare quel sentito “Omaggio a Buttitta” con le musiche dei Sun, che a tutti i costi hai voluto tradurre in italiano. Ricordo come fosse ieri, quel Festino del 2007, da me diretto, in cui tu, in scena sul sagrato della Cattedrale, leggevi le bellissime parole di Michele Perriera, solo alla fine della lunga nottata mi hai detto: “ma sai che sei diventato davvero bravo”.
Quello è stato il mio più grande premio, dopo più di dieci anni dal nostro “primo” nuovo Festino a Palermo. Fino ad arrivare a quel difficile, enigmatico, Pirandello di cui abbiamo condiviso la regia al Teatro Biondo. Volevi, con la solita curiosità, affrontare il teatro drammatico, perché il comico ad un certo punto ti stava stretto, ma tu Pino, eri più di un comico, eri più di un attore, eri un maestro…quindi sai che ti dico: maestro non perdiamoci di vista!
Il Tuo allievo
Alfio
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