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C'è un angolo di paradiso terrestre in Sicilia: la Kolymbetra, un'esperienza da non perdere

Il giardino greco nel cuore della Valle dei Templi è un luogo in cui la natura è regina incontrastata, un luogo dove sono racchiusi tutti i colori, i sapori e i profumi della Sicilia

  • 22 giugno 2020

Giardino della Kolymbetra (foto di Vince Cammarata)

Nel cuore della Valle dei Templi di Agrigento, tra il santuario dedicato a Castore e Polluce e quello di Vulcano, vi imbatterete in una macchia di verde intenso di circa cinque ettari coltivati a ulivi e agrumi. È il giardino della Kolymbetra, un luogo in cui tempo e spazio sembrano davvero non appartenere alla Terra.

Quale sia la reazione del viaggiatore – che viene avvolto in uno sciame di silenzi, profumi e fruscii di foglie – è presto detto dall'Abate di Saint Non che, dopo aver visitato questo giardino incantato nel 1778, scrisse: "Una piccola valle che, per la sua sorprendente fertilità, somiglia alla valle dell'Eden o a un angolo delle terra promessa".

Un luogo straordinario, un raro gioiello archeologico e agricolo che racconta, con i suoi reperti e i suoi ipogei, scavati 2500 anni fa, la storia dell'antica Akragas (500 a.C.), che sorgeva sulla piana dominata Rupe Atenea. Fu commissionata – e fu dunque antecedente alla costruzione dei templi – dal tiranno Terone all'architetto Feace. Questi ricevette l'incarico di ideare un sistema idrico di approvvigionamento della città.
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La valle fu trasformata in una grande vasca d'acqua detta Kolymbetra (che in greco antico significa piscina) - dove si allevavano pesci d'acqua dolce per i banchetti e vi stanziavano cigni ed altri uccelli acquatici - alimentata dai cosiddetti "acquedotti feaci" (ipogei), gallerie sotterranee nelle quali viene convogliata l'acqua raccolta dalle rocce.

Oggi sono visitabili in un percorso sotterraneo di 185 metri dove tuttora sgorgano limpide acque utilizzate per l'irrigazione dei terreni del giardino.

La "piscina degli dèi", oltre ad essere luogo di villeggiatura per i tiranni akragantini, era anche luogo d'incontro per tutti gli abitanti della città: qui si ritrovavano, infatti, le donne per lavare i panni e chiunque volesse rinfrescarsi. In seguito venne interrata e trasformata in orto, modificando l'utilizzo degli ipogei.

L'uso di queste acque a fini agricoli è documentato a partire dal Medioevo, epoca in cui in questo luogo dimorava l'orto del vicino convento della Badia Bassa - e che successivamente (tra il Settecento e l'Ottocento) sarebbe divenuto l'attuale agrumeto-frutteto che i siciliani chiamano jardinu (giardino) - a sottolineare il doppio carattere dell'utilità e della bellezza di questo lembo di antica campagna tuttora viva.

Intorno al XIX secolo divenne una delle mete del grand tour e dopodiché le notizie su di esso si interrompono e riprendono solo alla fine degli anni Ottanta dello scorso secolo, quando il giovane agronomo Giuseppe Lo Pilato viene a conoscenza dell'agrumeto, gestito allora da un anziano contadino di nome Antonino Vella.

Negli ultimi decenni del Novecento la Kolymbetra cadde in abbandono. Il paesaggio ai piedi della Valle dei Templi è desolante. Dopo aver "badato" al terreno per quarant'anni, il contadino Vella è andato in pensione.

Lo Pilato dunque si dedica alla causa dell'Eden sgangherato, e nel 1999 riesce a farlo affidare al FAI - Fondo Ambiente Italiano che, dopo un intervento di recupero in grande stile, nel 2001 l'ha riaperto al pubblico, restituendo un'importante testimonianza storico-artistica e naturalistica della nostra civiltà.

Tornato allo splendore dopo decenni di abbandono, il Giardino della Kolymbetra è un luogo straordinario per la magnificenza della natura e per la ricchezza dei reperti archeologici che ancora vengono alla luce.

Percorrerlo attraverso l'emozionante Valle dei Templi è un'esperienza altrettanto spettacolare. Oggi il giardino è un vero e proprio gioiello di biodiversità diviso in cinque differenti zone: l'agrumeto, la zona a macchia mediterranea, la vegetazione ripariale, le piante idrofile e la vegetazione rupestre.
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