MISTERI E LEGGENDE
"Buccheri-La Ferla" non è solo il nome di un ospedale di Palermo: chi erano Anna e Luigi
In via Messina Marine c'è un posto, una parola composta che tutti abbiamo sempre pronunciato tutta d’un fiato e che manco sappiamo che significa: BuccherilaFerla
I busti di Luigi La Ferla, Rosario e Anna Bucchieri all'entrata dell'ospedale Bucchieri-La Ferla di Palermo
C’è pure una via a Palermo dove c’è sempre traffico, dove si sente il profumo del mare e dove, guarda caso, sono nato: via Messina Marine. Quante ore delle nostre vite imbottigliati lì nel traffico a pensare alla metafisica, al perché la materia ha tre stati (liquido, solido e gassoso), al perché la somma dell'area dei quadrati costruiti sui cateti è uguale all'area del quadrato costruito sull’ipotenusa.
C’è pure un’altra cosa in via Messina Marine, un posto, una parola composta, un unico suono che tutti abbiamo sempre pronunciato tutto d’un fiato e che manco sappiamo che significa: BuccherilaFerla.
Ebbene si, l’ospedale Buccheri La Ferla che dopo la villa Giulia, secondo me, è il più bel posto dove andarsi a fare una passeggiata (anche perché ha una fontana dei desideri piena di monete che da bambino mi ero ripromesso di svaligiare quando sarei stato grande).
Anna è una bambina che nasce nel il 22 ottobre 1893. E forse perché il 22 ottobre è un giorno in cui nascono persone speciali, infatti da i natali pure a un certo Boris Giuliano, lei cresce con la consapevolezza di essere più fortunata degli altri bambini, anche se sua mamma vola in cielo che ha solo due anni.
Lei però si ritiene fortunata lo stesso perché il padre, Rosario Buccheri, è chirurgo ortopedico e primario dell'Ospedale dei Bambini e ogni tanto la porta in quel posto che per papà è una seconda casa e per lei è sorta di "Isola che non c’è" dove Rosario Buccheri è Peter Pan che salva i bimbi sperduti dai pirati che sono le malattie.
Appena Anna compie 24 anni s’innamora di un giovane chirurgo ortopedico come papà che di nome fa Luigi La Ferla. I nonni lo dicevano spesso in famiglia: le figlie femmine s’innamorano sempre di quelli che gli ricordano il padre. Purtroppo come tutte cose belle anche il loro amore è destinato a finire perché dura "solo" vent’anni e dopo la magia lascia la bella Anna vedova.
Un brutto colpo per tutti, Luigi La Ferla non era certo arrivato ai livelli di suo padre Rosario, anche perché non ne aveva avuto il tempo, ma tutti gli volevano bene. E se Luigi era cresciuto a pane e libri, di contro quella dei La Ferla era sempre stata una famiglia di una certa caratura.
I La Ferla infatti sono un’antica famiglia di origine normanna (Ferlè o Ferlay) giunta nella nostra terra insieme agli Altavilla. Addirittura si dice di loro che nel periodo post Vespri, in cui quasi tutte le famiglie nobiliari avevano perso prestigio e considerazione, quella dei La Ferla continuava ad essere apprezzata e ben voluta.
Lo stemma dei La Ferla infatti è composto da due leoni contrapposti e al centro una foglia di ferula. Tanto per capirci, è una pianta tossica ma dalla quale si estrapola il miele più pregiato di Italia e, come se non bastasse, nonostante la sua tossicità, veniva usata dagli antichi romani per curare la tosse, il mal di gola e (non chiedetemi come) usata anche come contraccettivo.
Comunque, passano dodici anni dalla morte del marito e la mietitrice si viene a prendere pure suo padre. Resta sola Anna, orfana di padre e vedova di marito, ma non certo orfana di spirito combattivo tanto che sarà lei a prendere in mano tutto e nella fattispecie il Sanatorio marino “Solarium” che aveva fondato il padre nel 1910 e che sarà la cellula dalla quale nascerà l’odierno ospedale.
Siccome cosa è un sanatorio non lo sapevo manco io e me lo sono dovuto andare a cercare, vi risparmio la fatica e vi dico che si tratta di un istituto ospedaliero particolare che viene costruito in determinate zone climatiche (tipo mare o montagna) che garantiscono benefici naturali.
E secondo voi in via Messina Marine manca il sole, il mare e la brezza? Giunta a settant’anni, Anna comprende che non ha più la stessa forza di quando era ragazza e i primi acciacchi cominciano a farle sentire il peso dell’età. Decide di fare testamento e, tra tutti gli avvoltoi che girano quando c’è la parola testamento, inaspettatamente, lascia tutte cose ai “Fatebenefratelli” dell’ordine ospedaliero di San Giovanni di Dio.
L’ordine dei Fatebenefratelli nasce nella prima metà del XVI secolo per mano di questo Giovanni di Dio che era laico e aveva passato tutta la sua vita curare poveri, pazzi e prostitute. Nel 1965 anche Anna raggiunge suo marito Luigi e il padre Rosario, ma se ne va col sorriso in bocca e il cuore pieno di speranza.
L’ospedale fu successivamente intitolato Buccheri-La Ferla e, nel giardinetto antistante di cui vi parlavo, ci sono i busti di Anna, di Luigi e di Rosario che salutano tutti quelli che entrano per curarsi. Oggi, quando mi trovo di fronte quella fontana dei desideri li guardo e penso: “Però, ho fatto proprio bene a non rubare le monete...!”.
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