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Operatore per l’editoria: un master, una garanzia

  • 13 marzo 2006

Tanti auguri a coloro che si iscriveranno alla seconda edizione del Master post-laurea di I livello in “Operatore per l’editoria”, attivato presso il Dipartimento di Arti e Comunicazioni dell’Ateneo di Palermo. Esattamente due anni fa questo master vedeva la luce per la prima volta, meraviglioso nelle intenzioni e a suo modo perfetto negli ingranaggi didattici. Un vero piacere che riservare a soli 25 iscritti sarebbe stata una privazione. Tutti paganti, naturalmente: 1500 euro a cranio e la cultura è servita. E così diventammo poco meno di 40 e la bella sorpresa ci fu comunicata mentre aspettavamo di sederci per fare il colloquio di selezione. In compenso ci fu dato molto di più, e il master annuale, iniziato a marzo 2004, diventò un master “poco-più-che-annuale”, dato che i primi esami di fine master si tennero a luglio 2005. Gli altri a settembre. Le emozioni non mancarono. Il calendario offriva sempre un certo brivido dell’imprevisto e il sito internet di riferimento era aggiornato con piglio geologico e passione editoriale fantasma-gorica. Il coordinamento fra docenti, coordinatore e tutor era qualcosa di tanto perfetto, che sembrava non esserci mai stato. Navigando a vista scoprimmo panorami editoriali inesplorati, aule che avevano un appeal da scantinati o rifugi antiatomici, laboratori che si tenevano in luoghi tanto familiari da sembrare domestici, computer tanto evoluti e miniaturizzati che per buona parte del corso di informatica abbiamo dovuto faticare per vederli.

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Altra chicca erano gli esami a grappolo, cioè a distanza di mesi dalla fine dei moduli e a distanza di ore l’uno dall’altro. Partecipare a un quiz-show sarebbe stato meno emozionante. E poi, la certificazione delle presenze era ineccepibile, i seminari frequentemente non frequentati e intanto si avvicinava il momento topico: quello dello stage. Alcuni dei “partners” che dovevano ospitarci, come la Feltrinelli di Palermo, “fortunatamente” non confermarono la loro disponibilità e così molti studenti hanno potuto scoprire il piacere che si prova a sentirsi un “self-made-man”, uno che lo stage se lo cerca e se lo trova. Sarà un piacere riconfermare questi partners in altri master, organizzati magari dallo stesso Dipartimento. Stage della durata di 40 ore in cui abbiamo aperto gli occhi sul lavoro editoriale, come certificano le lettere firmate da coloro che seguivano i masterizzandi nel loro percorso di stage. Lettere che restano agli atti del Dipartimento. La mia, ad esempio, firmata dall’editore della rivista “Cyberzone” diceva che il sottoscritto “ha inoltre fornito valide dimostrazioni di propositività attraverso un lavoro di progettazione editoriale che sviluppa alcuni temi relativi alla costruzione immaginifico-virtual-dialogica di una nuova rivista satirica, cioè:

• Tra copyright e copyleft: il copydown come soluzione al ribasso, ovvero: come non fare a gara per avere una garanzia.
• Stampa clandestina e digital-wc. Come non avere il permesso in soggiorno e rivalutare gli in-cessanti luoghi di produzione culturale.
• “Il miracolo delle fibre reincartate: macerandi te salutant!”
• Come vaccinarsi nella shocking-room del M.N.U. (Multimedial New University): dal Pong alla Lettera 32 e ritorno.
• “Editoria autoritaria e strade maestre”, ovvero il mondo come una grande cyberfattoria, dove cambiando l’ordine dei cyberfattori i cyberporci non cambiano.
• “Il ruolo dei cybertutor nei processi di decomposizione editoriale.”
• “Applicazioni della teoria della relatività ai cyberflussi mestruali e alla durata dei corsi d’acqua, ovvero la classe non è acqua.”
• “Il concetto di proprietà domestica nell’era cyber”, ovvero questa è casa tua e qui comando io.”

La rivista satirica è nata e si chiama Pizzino, il resto lo avete capito da soli. Ma questa “trasgressione” gerarchica-editoriale è poca cosa rispetto a quanto riportato nelle lettere firmate da un responsabile della Garzanti Libri, su tanto di carta intestata. Le lettere, infatti si concludono con una nota che dice che “La dr.ssa XXXXXX ha svolto queste attività con grande partecipazione, curiosità e competenza, nonostante la durata dello stage sia stata troppo breve. Per poter meglio entrare nell’organizzazione aziendale, di una casa editrice soprattutto, pensiamo che la durata di uno stage dovrebbe essere prevista per almeno un mese: è il minimo periodo durante il quale lo stagista può meglio capire se si trova davvero a svolgere un lavoro che è di suo interesse e per l’azienda di valutare le sue competenze e attitudini”. Sui dettagli, inoltre, come quelli relativi ai criteri di assegnazione degli stage, ai tempi di preavviso, all’assicurazione da stipulare in tempi record (a carico di chi lo immaginerete), è meglio non parlare. Quando si torna da Milano con un tale biglietto da visita, il resto sono quisquiglie, come direbbe il grande Totò.

Comunque, tutto è bene quel che finisce bene e leggo nel bando (scaricato da internet l’11 marzo 2006) che questo secondo master, costa poco più di duemila euro a cranio e dura 1500 ore, circa il triplo di quanto era previsto per l’edizione 2004. Le ore destinate alla formazione di base sono 280, mentre quelle destinate alla formazione specifica sono 180, quindi, facendo i conti, poiché la durata del tirocinio non è precisata, risulta che le restanti 1040 ore sono destinate a “un’attività di stage presso le Case editrici che collaborano con il Master o scelte dagli stessi allievi”. Con questo super-stage, non v’è dubbio che tutto andrà per il meglio. Un dubbio però, rimane: l’ errore umano è sempre in agguato e qualcuno, “l’anonimo compilatore” del bando potrebbe aver digitato, non certo in malafede, un tasto in più (1500 anziché 500). Del resto, se così fosse, non sarebbe mica la fine del mondo. O pretendete che “l’anonimo compilatore” abbia adottato un criterio editoriale da masterizzati? Ancora auguri allora…
In collaborazione con Pizzino (www.scomunicazione.it)

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