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Natura morta: i percorsi del collezionismo in Laguna

  • 19 settembre 2005

Se il termine “natura morta”, settecentesco, ebbe in origine significato spregiativo, contrapposto alla “natura vivente” delle opere a soggetto narrativo, uniche degne di rappresentare la “grande” pittura, in senso accademico, è tuttavia dato acquisito che questo genere portato al successo dai pittori della migliore tradizione del ‘600 fiammingo, ancora oggi affascini e colpisca per la cura dedicata al dettaglio ed alla miniatura. A Venezia, per la prima volta, una mostra (curata da Giovanna Nepi Scirè e Sandra Rossi, promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Veneziano e visitabile nelle Gallerie dell’Accademia Dorsoduro fino all’8 gennaio 2006, da martedì a domenica dalle ore 8.15/19.15, lunedì 8.15/14) ne illustra la fortuna e le vicende ricostruendo i percorsi del collezionismo in laguna. Nell’occasione vengono esposte 38 opere (tra disegni, dipinti e miniature), di proprietà delle Gallerie dell'Accademia: si tratta di opere in parte inedite, in parte non abitualmente accessibili, oggetto di recenti studi e interventi conservativi, che documentano la grande ricchezza del patrimonio artistico in deposito al Museo.

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Prendendo le mosse dai precedenti illustri rappresentati dallo Studio di fiori di Leonardo e dalle scene campestri di Jacopo da Bassano, il visitatore è accompagnato nella scoperta delle diverse tipologie di natura morta, dalla pittura di animali (filone molto diffuso a Venezia) alle vanitas (esemplificate da una tela di Nicolas van Vaerandael e da una sanguigna attribuita a Giovan Battista Pittoni), alle decorative composizioni di fiori e frutta. Nutrita la sezione dedicata alle opere dei pittori "foresti" attivi nel capoluogo veneto durante il corso del Seicento e del Settecento. Tra questi, Evaristo Baschenis (Bergamo 1607 circa – 1677) - noto in particolare per le raffigurazioni di frutta, pesci, erbaggi e selvaggina, fino a quelle di strumenti musicali in cui si specializzò nell’ultimo periodo della sua vita - che rappresenta al Nord la diretta tradizione caravaggesca caratterizzata dalla scomparsa di ogni secchezza simbolica e metafisica dell’”oggetto di natura”, e Jan Fyt (Anversa 1611 – 1661) del quale particolarmente famose sono le scene di caccia. Ideale conclusione dell'iter espositivo è poi un significativo nucleo di dipinti del Novecento (tra cui le opere di Giovanni Barbisan e Afro) che testimoniano il ritorno contemporaneo alla natura. Il catalogo è edito da Marsilio e presenta i saggi e le schede analitiche delle opere, tutte riprodotte, arricchite anche da un'appendice tecnica e da una iconografica.

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