LE STORIE DI IERI
La Madonna delle peccatrici e le donne impudiche del Vicerè
“Madre dei peccatori e delle... peccatrici prega per noi”. Testualmente sta inciso così su una modesta lapide apposta in tempi recenti alla facciata della chiesa di Santa Caterina, in via Garibaldi a Palermo. Sotto la piccola statua della Madre di Dio che nel quartiere conoscono come la madonnina delle peccatrici. In qualche modo celeste patrona delle ragazze di colore ora costrette ad esercitare il più antico mestiere del mondo e a dare pubblico scandalo – come scrive qualcuno - tra la vicina via Fiume e le adiacenze della scomparsa Porta di Termini. Un segno dei tempi che cambiano ma che testimonia del perdurare del problema che da sempre ha costituito in città la massiccia presenza di prostitute. Malcapitate che oltre a gestire tristissimi casi personali dovettero fare i conti con le autorità che nei tempi e nei modi più diversi hanno finora cercato se non di risolvere quanto meno di arginare il fenomeno. Non solo a partire dal tragico 1575, anno in cui, come scrisse il diarista Filippo Paruta, la peste bubbonica che portò alla tomba diverse migliaia di palermitani cominciò a diffondersi proprio nel cosiddetto Burdellu di Sant’Andria. La Storyville locale che si estendeva nelle viuzze circostanti la chiesa di San Domenico e che dava fastidio ai frati dell’annesso convento. Problema serio anche per la pubblica incolumità come annotò il cronista: “A 9 giugno fu scandalo della peste in questa città per aver morto quella donna che a San Domenico ebbe pratica col capitano del bergantino (nave proveniente da Sciacca già covo della pestilenza e attraccata per qualche giorno a Palermo, ndr). Ed ancora morse l’innamorato di detta donna e tutti di casa di una febbre con certi vozzi all’incinagli, l’uno imbiscandola all’altra”.
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