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Il Capo ha avuto un Crollo

  • 9 febbraio 2006

Il Capo ha avuto un Crollo. Questo dice il testo di un pizzino? E chi è il Capo a cui si fa riferimento: il Boss dei boss di casa nostra, proprio Lui, il latitante numero 1, il camaleontone nostrano, il maggiore esperto di apparizioni e sparizioni della Sicilia occidentale e non? Lui, Provenzano Bernardo? Deve essere una noiosa affezione quella del malfunzionamento della prostata... eppoi che postaccio! Per uomo d’onore come Lei, che ha problemi, se lo lasci dire, con le donne! Il Maschio sempre Maschio deve essere, sennò femminella pare. Viene in mente qualche scena di Terapia e pallottole, la storia di un boss malandato con gravi problemi psicologici: i quali non reggono tutto..e neanche i Santi. E invece, no! Non lo è… anche se qualcuno di quei foglietti che sono sgusciati tra le mani dei suoi qualche tempo fa non dovette recitare qualcosa di proprio dissimile.

Il Capo è, invece, e anche un quartiere di Palermo:il Boss dei quartieri e il titolo che più si avvicina a questa storia è un altro film, “Le mani sulla città“. Perché sappiate che a Palermo ancora i quartieri ci sono, anche se non si sa ancora per quanto a lungo tengano. E già, perché da una settimana all’altra non c’è giorno che il gran vociare degli “abbannagliuoli” strilloni dell’informazione gastrica, non sia interrotto da un gran boato: se il Papireto zampilla di nuova vita, il Capo non smette di dare spettacolo e crolla. E manco deve essere un belvedere passare da là sotto in quel momento, vedersi impotente (e ridacci), cadere addosso tre nuclei familiari, e vai a sentirle le famiglie, poi, che non vogliono alloggiare momentaneamente per tre generazioni in albergo e in alberghi - che torto puoi dargli - non più alti di un semi-interrato. Infine, il solito polverone questa volta al Comune (alla Sala delle Lapidi… chi sa cosa si trova dietro quegli intonaci) che la cosa più intelligente che fa è promettere letti a castello per tutti e mentre già che c’è, si rifà la faccia restaurando il culo alla diocesi.

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Ma per fortuna che si è sfiorata la tragedia. Ormai, dopo gli ammaestramenti del nostro p.r. del consiglio, non lesiniamo più idee positive e ce ne facciamo venire in mente ogni qualvolta ce ne sia bisogno! Siamo ottimisti come Lui e chiediamoci: ma per un palazzo che muore, non ne nascono mille? Allora, inutile piangere sulla calce versata e diamoci sotto con le betoniere, i mescolatori e l’armato: avanti, magari, con il caporalato alle mattine per gli operai. Per non dire, infatti, che arriva il lavoro: l’equazione è ineccepibile, sillogismo mefistofelico è! Questo è, in una parola, progresso! Si faccia strada il cemento, perché il cemento è vita e il calcestruzzo è il futuro. Il Ponte sullo stretto (che poi stretto è: perché parlano di un ponte difficile) ad esempio, può esistere per sempre? Anche quello, un giorno, crollare può e andrà rifatto daccapo. I senza tetto, ad esempio, i senza tetto, perché non li mandiamo alle terme del Papireto?

in collaborazione con Pizzino (www.scomunicazione.it)

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